Vigilanza armata negli ospedali

Vigilanza armata negli ospedali

1 Giugno 2019 0 Di Gaetano Milone

Soresa mette a bando la guardiania armata nelle strutture sanitarie
campane. Una risposta necessaria all’escalation di violenza che si
è abbattuta anche sui luoghi di cura.

La Regione Campania scende in campo a tutela del personale impegnato nelle Aziende Sanitarie e degli stessi pazienti ricoverati negli ospedali cittadini e della provincia, prevedendo un bando per vigilanza armata ed aggiuntiva.  Lo fa servendosi della sua società in hause, la Soresa e pubblicando il relativo bando sulla Gazzetta ufficiale, serie speciale. Un deterrente, si spera, per gli ultimi eclatanti episodi di violenza, come quello di alcuni mesi fa, verificatosi all’ospedale di Boscotrecase, dove un commando di un’ottantina di “agguerriti” familiari di una donna, deceduta improvvisamente per cause ancora in via di accertamento, misero a “ferro e fuoco” la struttura ospedaliera con notevoli danni e spavento per il personale medico e paramedico e, ovviamente, i pazienti ricoverati.

Poi è stata la volta del San Leonardo di Castellammare di Stabia e quello, terrificante, all’ospedale Pellegrini dove un ricoverato per ferite d’armi da fuoco è stato raggiunto dai sicari nel pronto soccorso per tentare, per fortuna senza successo, di privarlo della vita. Quindi le successive aggressioni a medici ed infermieri da parte di familiari di pazienti. Oramai un vero e proprio bollettino di guerra.

L’appalto di Soresa segue quello del precedente bando pubblicato il 27 maggio per l’affidamento dei servizi di “reception e portierato” nelle sedi delle Aziende sanitarie ed Ospedaliere della Regione Campania per assicurare migliore informazione agli utenti (servizio di reception) e maggiore sicurezza ai lavoratori e pazienti (portierato con personale in divisa a difesa dei luoghi di lavoro) ed ha durata di 48 mesi. Uno sforzo economico notevole per assicurare tranquillità nei luoghi di cura dove dovrebbe vigere un regolamento “d’onore” calpestato più volte da nuove generazioni di delinquenti contro i quali, troppo spesso, lo Stato nulla può, perché  mentalità camorristiche e comportamenti collusivi sono radicati in una cultura, diffusa in alcuni strati sociali, non facile da eradicare.