Un nuovo San Paolo o una nuova chimera?
3 Ottobre 2018Fra le mille e una novità organizzate dalla Regione e dalla Asl cittadina, quella di costruire un nuovo ospedale è molto interessante. Addio al <San Paolo> che opera con infinite difficoltà in via Terracina per costruire una nuova struttura sanitaria in via Campegna, a poca distanza dalla caserma dei carabinieri di Cavalleggeri.
<Vogliamo lasciare un’altra impronta importante nella Sanità? Dopo l’entrata in funzione dell’Ospedale del Mare, spostiamo e ricostruiamo il San Paolo>, hanno concordato il governatore De Luca, i suoi collaboratori ed i top manager dell’Asl Napoli 1 Centro. Idea accolta, se non con indifferenza, sicuramente con un po’ di disinteresse dai cittadini. Pagherebbe lo stato per quei circa 200 posti letto da realizzare a Cavalleggeri che – mettendo finalmente in circolazione 70,3 milioni di euro presi dai fondi per l’edilizia sanitaria nazionale avviata nel 1988) e tre milioni e settecentomila euro a carico della Regione. In aggiunta si prevede il ricorso al project financing.
Non è il caso di ricordare che l’aiuto economico dei privati rappresentava una cavallo di battaglia per l’Ospedale del Mare. E che proprio per una serie di <piccole divergenze> tra Regione e i responsabili del project financing i lavori dell’ospedale di Ponticelli sono stati bloccati per anni con un unico risultato: la struttura da mettere in attività nel 2008 ha viaggiato con un ritardo di circa dieci anni. Con piccole-grandi inaugurazioni alla vigilia della tornata elettorale: l’ex governatore Caldoro, con il cardinale Sepe, i vertici dell’Asl e alla presenza di Bassolino decise di inaugurare gli ambulatori.
Decisione inopportuna perché si dava ai futuri utenti una visione sbagliata dall’ospedale che invece di lavorare come Dea di secondo livello apriva una serie di ambulatori che dovrebbero essere presenti e attivi nella rete territoriale… La giustificazione fu immediata: Ponticelli è servita male dai mezzi pubblici, diamo al Comune e all’Anm la possibilità di risolvere questo problema. A distanza di anni, dopo una serie di gare per l’assunzione di nuovi dipendenti e i trasferimenti di medici e infermieri dal resto d’Italia e da altre strutture della Campania, ecco il pronto soccorso dell’Ospedale del Mare. Sarebbe servito personale di lungo corso, medici e infermieri rodati da anni di lavoro, che non sempre è stato facile trovare su piazza. <Deve fare una radiografia? Lo mandiamo a casa o lo ricoveriamo?>Domande alle quali provano a dare risposta i <tutor> provenienti dal Cardarelli.
E qui nasce un nuovo problema. La consigliera Scala di Forza Italia con un’interrogazione urgente a risposta scritta chiede come mai l’Asl Napoli 1 Centro pagherà 60 euro l’ora ai <maestri> del Cardarelli che con la delibera 1873 del 25 settembre sono incaricati di <un’attività di supporto e formazione del personale medico e infermieristico per triage e pronto soccorso nell’Ospedale del Mare>.
Beh, nel San Paolo c’è una fuga dal pronto soccorso con lo specialista Enrico Ruggiero, direttore facente funzioni dell’unità di medicina d’urgenza e di pronto soccorso dell’ospedale di via Terracina. Ruggiero chiede di lasciare perché in quella struttura la carenza di personale medico e infermieristico da troppo tempo rende sempre più difficile l’assistenza a chi chiede di essere curato. Difficoltà che accomuna tutte le strutture sanitarie cittadine. Ma Regione e Asl progettano un futuro in rosa: entro il 2024 ci sarà un nuovo <San Paolo> a Cavalleggeri su lotti di 87 mila metri quadrati di cui 22 mila per il nuovo plesso. Sette anni in tutto, compreso espropri e collaudi di cui un anno per la progettazione, 180 giorni per l’affidamento dei lavori e 1645 giorni per la loro esecuzione: per la messa in esercizio altri sei mesi. Fra Stato e Regione, il governo farebbe la parte del leone finanziando la struttura con 70,3 milioni di euro mentre il governatore De Luca ne inserirebbe 3,7. L’Ospedale del Mare aveva il project financing, soluzione che potremmo ritrovare per il San Paolo. O no?
Un’ultima cosa, pare che l’area individuata sarebbe satura di rifiuti speciali e tossici e se “lo spiffero” dovesse essere vero agli altri problemi si aggiungerebbe anche questo.