Termovalorizzatore sì, termovalorizzatore no

Termovalorizzatore sì, termovalorizzatore no

19 Novembre 2018 0 Di Gianluca Balletta

Intanto, mentre ferve la discussione non sembra che all’orizzonte si riesca ad intravedere una soluzione, quella che sia, in grado di scongiurare l’ennesima crisi rifiuti in Campania.

Nei paesi più progrediti non li costruiscono più. Gli Inceneritori sono stati sostituiti negli USA dalla raccolta differenziata ed in Germania con impianti di Trattamento Bio-Meccanico dei rifiuti. In Italia sono stati previsti circa cento termovalorizzatori. La Germania, invece, si è fermata a 73 impianti e negli Stati Uniti è stata interdetta la costruzione di nuovi impianti di incenerimento.

Le strutture che bruciano spazzatura sono pericolose non solo per i fumi inquinanti – questa, in buona sostanza, la tesi degli ambientalisti e dei 5 Stelle – ma anche per le ceneri e i fanghi residui, che contengono metalli pesanti tossici il cui smaltimento comporta costi molto elevati.

“Gli inceneritori sono proposti ai paesi in via di sviluppo e anche all’Italia” ha affermato il professor Federico Valerio (Direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell’istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro-Genova), in una recente intervista.

Sul fronte opposto a questo la tesi di quanti, invece, sostengono che proprio le moderne tecnologie consentono l’istallazione di termovalorizzatori ad impatto ambientale minimo o addirittura nullo.

Al di là del fatto che pensare ad un impatto nullo rispetto a cose che si bruciano diventa quantomeno difficile da credere, resta però un quesito aperto dalla questione: quanto tempo è necessario per organizzare la raccolta secondo i vecchi schemi (inceneritori) o i nuovi (raccolta differenziata e trattamento bio-meccanico).

E qui il discorso diventa difficile perché sia l’uno che l’altro sistema richiedono anni per concretizzarsi. Lo sbandierato obiettivo di realizzare a Napoli il 70% di raccolta differenziata, dopo sette anni, si è tradotto in un fin troppo contenuto 38%. Ed è a tutti noto che senza una raccolta differenziata ogni ipotesi di eco-raccolta finisce per cadere miseramente.

Avendo esperito, frattanto, tutte le soluzione ponte che, in parte, sono ancora in essere (trasferimento di rifiuti all’estero, combustione nei bruciatori del Nord del Paese, riapertura di vecchie discariche) oggi esiste una possibile strada che consenta alla Campania di evitare un’altra emergenza rifiuti?