Tatuaggi, effetti collaterali

Tatuaggi, effetti collaterali

4 Febbraio 2019 0 Di Tiziana Urciuoli

Per gli amanti dei “corpi disegnati” il suggerimento di rivolgersi a centri autorizzati. In Campania una delibera fissa precisi requisiti per esercita l’attività di tatuatore.

Da sempre fra amanti dei tatoo e scienza medica il rapporto è stato, per così dire, problematico, con fasi di stanca ed improvvise fiammate con “recrudescenza del conflitto”.

Ad accendere la miccia, questa volta la notizia – riportata da molti quotidiani, anche a tiratura nazionale e su tantissimi siti web a carattere medico-scientifico – delle possibili problematiche (anche se le probabilità restano basse) nelle quali possono incorrere le persone tatuate che hanno necessità ad esami diagnostici, in particolare radiografie e risonanze.

Va in questa direzione uno studio del “Max Planck Institute delle scienze cognitive e cerebrali umane” di Lipsia che, in un documento pubblicato sul New England Journal of Medicine, sostiene che sarebbe stata dimostrata la possibilità che il macchinario utilizzato per la RMI potrebbe surriscaldare e persino provocare ustioni alla pelle se il tatuaggio è stato fatto con inchiostri che conducono elettricità.

Normalmente, il campo ad alta frequenza della risonanza magnetica si estende uniformemente sulla superficie della pelle, ma un tatuaggio conduttivo (in particolare se i pigmenti utilizzati contengono tracce di metalli) assorbirà gran parte dell’energia. In altre parole, “può succedere che il tatuaggio si riscaldi”. Va comunque tenuto presente che i “rischi sono molto bassi”, anche perché nella produzione delle nuove pigmentazioni, nella stragrande maggioranza dei casi, si è avuta cura ad eliminare la presenza dei metalli. Più esposti al rischio, pertanto, risultano i tatuati di vecchia generazione (oltre vent’anni fa) quando non esistevano norme più stringenti, a maggior salvaguardia della salute, nella realizzazione dei pigmenti impiegati.

La maggior parte delle 330 persone testate per l’interazione “tatuaggi – MRI” – si evidenzia nello studio – non ha avuto effetti collaterali, e il peggiore notato è stato un “formicolio spiacevole”. Purtuttavia i medici hanno posto dei limiti. Nessun tatuaggio singolo potrebbe superare i 20 centimetri nell’area; e non più del 5% del corpo potrebbe essere coperto da tatuaggi. Se una persona ha molti tatuaggi, un’area coperta come una “manica” o un’ampia parte del busto, e così via – potrebbe essere tutta un’altra storia.

“Insomma, anche se lo studio è parziale, per Giovanni D’Agata, fondatore e presidente dello “Sportello dei Diritti” è ancora una volta oltremodo evidente che chiunque si sottoponga alla tatuazione della pelle deve sapere che le conseguenze non sono sempre piacevoli e quelle positive si fermano, purtroppo, soprattutto e soltanto al lato estetico”.

Sulla delicata tematica dei tatuaggi – a dimostrazione che il fenomeno, oramai di massa, è diventato oggetto di interesse per la sanità pubblica – anche l’atto deliberativo della Giunta regionale della Campania (numero 157 del 25 febbraio 2010) che ha mirato a regolamentare il settore, segnatamente sotto l’aspetto igienico-sanitario. Vi si legge, tra l’altro che” La struttura in cui si svolgono le attività di tatuaggio o percing, deve essere dotata di autorizzazione comunale rilasciata previo parere igienico-sanitario del Dipartimento di Prevenzione della Azienda sanitaria locale territorialmente competente”. A seguire, una serie di regole destinate a chi realizza tatuaggi, in particolare il requisito indispensabile per poter esercitare l’attività. Vale a dire, “essere in possesso di attestato di specifico corso formativo, rilasciato dalle Asl finalizzato all’acquisizione di adeguate e specifiche conoscenze nel campo della prevenzione dei rischi per la salute, con particolare riferimento alle infezioni ed ai danni all’apparato cutaneo, che possono derivare dalla esecuzione delle pratiche in questione”.

E ancora sui colori: utilizzare pigmenti atossici, sterili e certificati come tali dalle aziende produttrici. Il circuito utilizzato (passaggio del pigmento dal contenitore commerciale al contenitore monouso) va sostituito ad ogni operazione”.