Riccardo Arienti, lo sport insegna a non mollare mai

Riccardo Arienti, lo sport insegna a non mollare mai

20 Aprile 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

La pallacanestro è stata inventata dall’insegnante di educazione fisica canadese James Naismith negli Stati Uniti d’America a Springfield nel 1891. Le sue regole sono state in seguito rimaneggiate e ampliate: la prima a farlo fu Senda Berenson Abbott nel 1893, che adattò lo sport alle donne.

Alle Olimpiadi di Saint Louis 1904 i Buffalo Germans, una tra le squadre più antiche, vinse il torneo dimostrativo. Nel 1932 a Ginevra, è stata fondata la Federazione Internazionale Pallacanestro, che da allora ha organizzato la pratica di questo sport a livello internazionale. Appena quattro anni dopo, il basket è diventato sport olimpico.

È nel 1946, invece, la nascita della National Basketball Association(NBA), la più importante lega professionistica del mondo. Nel 1957 nasce la Coppa dei Campioni europea e nel 1966 viene istituita la Coppa Intercontinentale. Nel giro di un decennio, anche la pallacanestro femminile diventa uno sport olimpico, a Montréal 1976. Infine, nel 1989 i professionisti sono ammessi ai giochi olimpici, segnando una svolta positiva per il torneo cestistico. Anche questa disciplina sportiva è stata messa a dura prova dalla pandemia e dai lockdown. Ne parliamo con un giovane cestista emergente.

 Riccardo Arienti, ha iniziato a giocare a basket 14 anni fa, da piccolo ha giocato a Desio mentre le giovanili le ha giocate a Cantù. Nel 2018 con l’under 16 a Cantù ha vinto lo scudetto, diventando campione d’Italia. 

La scorsa stagione è stata la sua prima esperienza nel mondo senior ed ha giocato in C gold sempre con Cantù, mentre questa stagione sta militando in serie B con il Corona Platina Piadena.

Come ha vissuto e vive Riccardo Arienti la paura della pandemia ed il notevole disagio per le inevitabili indispensabili misure restrittive?

Io in prima persona sono stato colpito dal Covid-19, è stato un periodo difficile ma mi ritengo fortunato di essere stato comunque bene e non aver subito danni fisici.

Per quanto riguarda le misure restrittive, è complicato non poter essere liberi e vivere la propria quotidianità, soprattutto per noi ragazzi.

Anche per me sono dure queste restrizioni ma per fortuna Basket e studio mi tengono abbastanza impegnato.  

Quanti danni hanno arrecato pandemia, lockdown e confusa gestione politica al Basket?

Il Basket come molti altri sport è stato fortemente colpito dalla pandemia, sicuramente dal punto di vista economico moltissime società si sono trovate in difficoltà e alcune hanno dovuto addirittura rinunciare all’iscrizione alla loro categoria, retrocedendo. Un altro fattore che ha danneggiato il basket è il giocare le partite a porte chiuse, senza i propri tifosi. Infine a risentirne molto sono anche i bambini del minibasket e delle giovanili che sono stati lontani dai campi per un anno, senza poter vivere la loro più grande passione.

Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te. Kobe Bryant. Cosa rappresenta per Lei lo Sport?

Per me lo Sport è tutto, è vita. Io non potrei vivere senza perché rappresenta per me qualcosa di più del semplice sfogo. Lo Sport mi ha aiutato e mi aiuterà a continuare a crescere, mi aiuta a tirare fuori il carattere e soprattutto mi aiuta ad avere la giusta mentalità davanti ai problemi, perché ti insegna a non mollare mai e ciò lo rapporto nella vita di tutti i giorni.

Soprattutto ti insegna una cosa fondamentale, credere in te stesso perché come ha detto Kobe, nessuno lo fa al posto tuo.