Pierpaolo Di Senso: “La vita è una sola, non bisogna avere rimpianti”

Pierpaolo Di Senso: “La vita è una sola, non bisogna avere rimpianti”

1 Novembre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Sembra che la fase più preoccupante sia alle spalle ma comunque bisogna stare attenti e usare sempre le giuste precauzioni soprattutto a livello igienico,anche se nella maggior parte dei casi non sempre,soprattutto nelle strutture da noi utilizzate,vengono rispettate.
Personalmente venivo da un momento della mia vita molto complicato per un problema di salute e dover affrontare un altro stop dall’attività agonistica per me è stato molto difficile perché avevo lavorato tanto per poter tornare sui campo di calcio che per un attimo ho pensato che potessero essere segnali importanti.
Nonostante tutto, questo momento l’ho vissuto con molta serenità, cogliendo l’opportunità di trascorrere tanto tempo in famiglia cercando di non far pesare la situazione a mio figlio piccolo.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Come dicevo prima,nelle nostre categorie, rispettare determinate regole è stato molto complicato,sia per una questione organizzativa a livello di strutture sia per un dispendio economico delle società necessario per ovviare a determinate condizioni igienico-sanitarie, quindi naturalmente è stato inevitabile nn fermare tutto.

Considerando che molti ragazzi fanno del calcio anche un lavoro, ha creato nn pochi problemi. C’è stato tanta incertezza, su un eventuale ripartenza e soprattutto sulle condizioni, tant’è che ho visto ragazzi dover cambiare vita e mestiere.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Nasco in una famiglia di sportivi,mio padre è stato ed è allenatore di calcio, mio fratello ha giocato a calcio fino all’anno scorso ,
perciò è stato facile per me innamorarmi di questo sport tanto da farlo diventare il mio lavoro per tanti anni.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?­
Penso che sia il punto principale in qualsiasi ambito, perché il talento va coltivato e senza la forza di volontà,la costanza nel lavoro e la determinazione è difficile raggiungere obiettivi.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?
Amare quello che si fa, credere in ciò che si fa, fare sacrifici,così nel calcio come in tutto ciò che si pensa di fare nella vita,lavorare tanto,farlo con passione perché raggiungere gli obiettivi sacrificandosi ti gratifica il doppio. Soprattutto lavorare tanto per nn avere rimpianti perché la vita è una sola.

Il calcio poi ti fa provare emozioni ,a volte contrastanti, che ti fanno sentire vivo.
La vittoria, la sconfitta, la corsa per il compagno, un gol, un rigore sbagliato, vivere lo spogliatoio sono cose che suscitano emozioni indescrivibili e irripetibili e se si ha la fortuna, vale la pena di viverle.