Per fare l’esame deve pagare

Per fare l’esame deve pagare

25 Novembre 2019 0 Di Antonio Magliulo

Senza preavviso e dopo due giorni di preparazione alla signora 82enne che si è presentata al Centro convenzionato Igea di Sant’Antimo viene rifiutato l’accertamento diagnostico.

 

Colon Tac regolarmente prenotata ma se vuole fare l’esame deve mettere mano al portafogli. Si è sentita rispondere questo un’anziana “disassistita” del sistema sanitario regionale. Toni cortesi ma fermi quelli degli addetti del Centro diagnostico santantimese. Da oggi si passa all’assistenza indiretta e chi vuole fare esami diagnostici in molti centri convenzionati della regione Campania deve corrispondere in proprio. Ma non siamo stati avvisati, ha provato a controbattere l’interessata. Niente da fare. Ma a causa del mancato preavviso la signora si è dovuta sottoporre a due giorni di fastidiosa preparazione. Niente da fare. La patologia per cui viene prescritto l’esame è seria, visto che il sospetto diagnostico apre alla possibilità di rilevare un tumore. Niente da fare. Tutt’al più le facciamo un prezzo di favore di 82 euro. Questa la singolare risposta di chi, da qualsiasi punto di vista si voglia guardare la questione, per il mancato preavviso è in torto palese.

E qui diventa superfluo ripercorrere la questione, più volte denunciata, dei tetti di spesa, fissati su base trimestrale, che puntualmente portano all’interruzione dell’assistenza all’avvicinarsi della fine della trimestralità. Pure, qualche considerazione a carattere generale va fatta. Queste disfunzioni, sempre a danno dei più deboli, sono addebitabili – come sostengono le associazioni di categoria – ad errori programmatori della Regione o piuttosto ad un problema iperprescrittivo che fa “saltare il banco” e sul quale occorrerebbe indagare a fondo?

E ancora. Chi, in regime di accreditamento, gestisce pezzi di sanità pubblica, dovrebbe avere coscienza della differenza che passa dal fare impresa per produrre marmitte rispetto al fare impresa per assicurare il bene salute. Se questa coscienza manca allora non sarà il caso di rivedere i requisiti che attengono a queste forme particolari di concessioni e, in ogni caso, ad esercitare forme di controllo più stringenti su chi è chiamato ad assicurare l’assistenza con i soldi dei contribuenti?

Ed infine, ma il governatore De Luca che, legittimamente, gongola per aver superato i 170 punti nell’asticella della griglia Lea, di queste vicende che si moltiplicano a centinaia ad ogni fine trimestre, è a conoscenza? E se si, cosa conta di fare per porvi rimedio?