Pediatri: “Linee guida univoche per affrontare l’emergenza”

Pediatri: “Linee guida univoche per affrontare l’emergenza”

22 Marzo 2020 0 Di La Redazione

Fimp: “In questa emergenza, insieme ai medici di medicina generale, siamo la porta principale del servizio sanitario nazionale, che filtra gli arrivi nei pronto soccorso”.

 

“Triage telefonico codificato, criteri e modalità di ricovero, indicazioni per l’esecuzione di tamponi, visite da effettuare nella massima sicurezza. Sul percorso assistenziale pediatrico chiediamo linee ministeriali chiare, che non vengano sovvertite da iniziative regionali o aziendali”. Questo il primo punto del documento approvato ieri sull’emergenza nuovo Coronavirus dal Consiglio nazionale straordinario della Federazione italiana medici pediatri, tenutosi in videoconferenza.
Quasi 200 persone, tra segretari provinciali, regionali e iscritti Fimp, si sono trovate all’unanimità sulla relazione del presidente Paolo Biasci e sul documento finale in cui si torna a chiedere con forza un’adeguata fornitura di dispositivi di protezione individuale e un monitoraggio dei pediatri di famiglia venuti in contatto con persone contagiate dal Covid-19.

“C’è ancora tanta, troppa disattenzione sull’importanza di una fornitura capillare di dispositivi di protezione individuale negli oltre settemila studi pediatrici degli iscritti Fimp. Siamo drammaticamente a macchia di leopardo – denuncia Biasci -mascherine, guanti e camici monouso sono misure necessarie per proteggere, con noi, anche i bambini e i loro genitori, oltre che per salvaguardare l’assistenza territoriale pediatrica. Occorre ricordare che in questa emergenza, insieme ai medici di medicina generale, siamo la porta principale del servizio sanitario nazionale, che filtra gli arrivi nei pronto soccorso degli ospedali e nei nostri studi. Per questo è necessario un provvedimento legislativo urgente che sollevi i medici nell’intero periodo dell’emergenza da ogni responsabilità, sia in ambito civile che penale. Fin dalle fasi iniziali della diffusione dell’infezione siamo stati determinanti nel dare corrette informazioni di comportamento, ridurre i contagi e rispondere alle preoccupazioni delle famiglie.

Abbiamo resistito industriandoci, ma ora tanti si trovano in quarantena o, peggio, in rianimazione: la fornitura capillare di dispositivi di protezione individuale adeguati è una misura ormai ineludibile. Manca inoltre un’attività di monitoraggio e sorveglianza sanitaria su quelli che tra noi sono venuti in contatto con casi sospetti o accertati. Manca un percorso assistenziale pediatrico che dovrebbe essere differenziato, in particolare per criteri di sospetto diagnostico, accertamento e ricovero, da quello pur più urgente e grave dell’adulto, ma che deve considerare il ruolo del bambino come potenziale e silente diffusore dell’infezione nei confronti di genitori, nonni e familiari”.

“Chiediamo un maggior coinvolgimento della pediatria di famiglia nella programmazione delle attività territoriali, regionali e locali – l’appello del presidente Fimp – con l’inserimento di un rappresentante all’interno delle unità di crisi regionali, che svolga un ruolo proattivo nella soluzione delle problematiche, tenendo conto delle peculiari particolarità dell’età pediatrica e dell’ansia che crea nelle famiglie anche il solo sospetto di un contagio. Occorre inoltre una rapida attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale, previste dal decreto legge 14 del 9 marzo articolo 8, con modalità modulate dalla realtà epidemiologica locale”.

L’organismo che raccoglie tutti i quadri sindacali ha dato voce alle istanze territoriali, ha consentito di evidenziarne le criticità e condividere strategie operative. “C’è bisogno di una proroga delle scadenze per i bambini che hanno un’assistenza a termine: in questi casi, non potremo altrimenti procedere con l’invio di ricette dematerializzate. Nelle realtà in cui la situazione da drammatica è diventata tragica, è necessario programmare più tamponi per monitorare i cluster familiari. Segnaliamo che in alcune realtà sono in dimissione neonati positivi oppure non positivi, ma con madri sintomatiche. Urgono dei protocolli nella gestione di questi casi, per curare al meglio i bambini ed evitare ulteriori contagi”.