Nicola Carella: “Il Muay Thai non è uno sport ma è uno stile di vita”

Nicola Carella: “Il Muay Thai non è uno sport ma è uno stile di vita”

10 Gennaio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Muay Thai, che si traduce in “Thai Boxing”, è lo sport nazionale della Thailandia. È un’arte marziale con radici originari dell’uso militare risalente al 13 ° secolo durante il periodo del regno Sukhothai.

Muay Thai è noto come “arte di 8 arti” perché fa uso di 8 punti di contatto cioè, pugni, gomiti, ginocchia e calci. Questo lo differisce da altri sport da combattimento di stand-up come boxe e karate.

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un Nak Muay di alto livello: Nicola Carella.

Oltre ad essere maestro di questa arte marziale ed essere fondatore di diverse accademie di Muai Thay nel 2017 si abilita inoltre come personal trainer e preparatore atletico e vince un campionato di calcio di eccellenza con il Real Metapontino e un campionato di promozione con il Rotunda Maris sempre nell’anno 2017 rivestendo il ruolo di Preparatore Atletico.

Come hai vissuto e come vivi la paura della pandemia e del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili misure restrittive?

La pandemia l’ho vissuta e la vivo tutt’ora con molta incertezza, non è stato assolutamente facile capire e affrontare giorno per giorno il problema. Al di là della mia professione sportiva, sono un agente di Polizia e quindi dal primo momento sono stato ogni giorno su strada e ho visto direttamente l’evolversi della situazione pandemica tra mille paure e mille domande mie e della gente.

 

Quanti danni hanno causato allo sport e al Muay Thai in particolare le chiusure indiscriminate della prima e la confuso se non cattiva gestione politica?

Sicuramente per lo Sport è stata una mazzata tremenda, lo è stata per le grandi società/aziende degli sport primari dove comunque ci sono più tutele economiche e lo è stata in modo deleterio per i piccoli gestori di palestre, Team e altro. Come fondatore di una Muay Thai Academy non nascondo che mi sono sentito abbandonato e soprattutto in balia di decisioni politiche e direttive discordanti e per tanti versi troppo restrittive verso la nostra categoria. Non è stato facile chiudere la struttura per molti mesi e dover comunque corrispondere il canone mensile, adeguarci poi a tutti i protocolli di sicurezza per poi poter lavorare con pochissime persone in sala e per dipiù senza contatto. Per uno sport come il mio è stato difficile e lo è tutt’ora in quanto bisogna combattere con la paura che hanno i ragazzi nel tornare in palestra.

Quanto valore attribuisci al binomio sport-salute, ossia quanto è fondamentale l’attività sportiva per il mantenimento del benessere psicofisico?

Lo Sport è vita questo dico sempre ai miei ragazzi. Lo sport ti fa crescere non solo fisicamente, ma ti eleva mentalmente e nello spirito, se fatto in un certo modo. Viviamo in una società piena di adolescenti che preferiscono il divano, il cibo spazzatura, i social e la play station e questo purtroppo è lo specchio di quello che stiamo vivendo. Gente debole e comoda. Lo sport è scuola di vita e la palestra come la vivo io è fondamentale per affrontare il quotidiano.

Cosa ti ha dato lo sport in termini di crescita personale, sociale e professionale?

A me lo sport mi ha salvato, se penso a cosa sarei stato senza la muay thai non lo so immaginare. Il mio Maestro mi ha insegnato a guardare la vita da un altro lato, ad avere un obiettivo e a sentirmi vivo. Per me la Muay Thai non è uno sport ma è uno stile di vita, muay thai è quando lavoro, quando mangio, quando dormo..sempre. Questo è quello che lo sport ha dato a me e questo è il mio obiettivo con i miei ragazzi, inculcargli questi valori, dare un’alternativa al piattume che ci circonda, rompere gli schemi e provarci sempre. Avere delle regole, rispettare ogni avversario e qualsiasi persona ma essere estremamente forti e sicuri di se stessi. Questo è il BLACK CORNER.