Morbo di Parkinson, la Dbs non è una panacea

Morbo di Parkinson, la Dbs non è una panacea

8 Giugno 2019 0 Di Andrea Di Lauro *

La stimolazione cerebrale profonda, realizzata attraverso una sorta di pacemaker del cervello, è un intervento chirurgico che non è utilizzabile per tutti i pazienti.

Come abbiamo già illustrato in un precedente articolo, la stimolazione cerebrale profonda (Dbs) è una procedura neurochirurgica introdotta nel 1987, che consiste nell’impiantare un dispositivo medico chiamato neurostimolatore (talvolta indicato come ‘pacemaker cerebrale‘) posizionato o vicino alla clavicola o nella regione addominale, che invia impulsi elettrici all’encefalo, attraverso elettrodi impiantati in specifiche aree del cervello.

La stimolazione di determinate regioni del cervello ha dato benefici per alcuni disturbi che non rispondono bene ad altre terapie: nel morbo di Parkinson, come anche nel tremore essenziale, nelle distonie, nel dolore cronico.

Anche se la Dbs si è dimostrata efficace per alcuni pazienti, è un intervento rischioso che comporta la possibilità di gravi complicanze (emorragia, infezioni) ed effetti collaterali.

La Dbs, essendo un trattamento invasivo, non è mai indicata come prima cura; l’indicazione all’intervento viene posta quando la terapia con farmaci, di solito dopo molti anni, diventa inefficace o gravata da molti effetti collaterali.

L’intervento viene indicato solo al 10% dei pazienti affetti dal Morbo di Parkinson, quando le fluttuazioni motorie e discinesie non vengono più mantenute sotto controllo dai farmaci; i pazienti non devono avere più di 70 anni e non devono presentare altri importanti problemi di salute. I pazienti sottoponibili all’intervento devono in ogni caso rispondere positivamente alla cura farmacologica del Morbo di Parkinson (levodopa). Prima di effettuare il trattamento il paziente verrà sottoposto a valutazioni congiunte da parte del neurochirurgo e del neurologo quali lo stato mentale, le attività che si svolgono quotidianamente, le funzioni motorie, le possibili complicazioni che possono insorgere con la terapia, lo stadio e la progressione della malattia.

È importante sottolineare, per concludere, che la Dbs non cura il morbo di Parkinson, ma può aiutare nella gestione di alcuni dei suoi sintomi e, di conseguenza, migliorare la qualità della vita di pazienti accuratamente selezionati.

 

*neurologo, già direttore Divisione neurologia Azienda ospedaliera Caserta