Medusa, una bellezza ingannevole

Medusa, una bellezza ingannevole

8 Luglio 2023 Off Di Corrado Caso

La medusa è un acquerello di mille colori. Il suo fascino riflette la grande bellezza e la varietà del creato.  Una bellezza ingannevole  perché, come nel mito della Medusa dai capelli di serpente, i  tentacoli sono  fili evanescenti, apparentemente senza forza o consistenza ma lunghi e velenosi . Raggiungono una lunghezza di 10 metri e sono disseminati di cnidocisti piccoli organuli cellulari saturi di cattiveria.
In caso di avvistamento è prudente uscire dal mare perché non esistono sicurezze. Il loro movimento è imprevedibile e la presenza è un velo trasparente perché sono acqua di acqua. La grande proliferazione delle meduse è la conseguenza del riscaldamento dei mari e di una pesca eccessiva che ha alterato l’equilibrio e il numero di specie di pesci loro antagonisti. Numerose in superficie si inabissano sui fondali da dove alcune specie, al termine del ciclo della vita, dopo aver osservato un rituale sconosciuto scritto sul rotolo di una legge inversa, capace di modificare la linearità del tempo, risalgono ringiovanite e, alcuni credono, con il dono dell’immortalità. Si adagiano sulle correnti e viaggiano verso la conoscenza di oceani lontani. Il veleno è una pozione urticante che produce sulla parte del corpo colpita linee e segni di arrossamento che farebbero felici i cultori del tatuaggio. È una miscela di tre proteine che ha un effetto paralizzante, infiammatorio e per le quali non esistono ancora oggi antidoti, realmente, efficaci. Dolore violento, improvviso, intenso che brucia e dal quale il malcapitato tende di riflesso a difendersi cercando di allontanare la causa dell’aggressione, strofinando la parte colpita con le mani per lenirne il dolore e, inconsapevole, producendo un ulteriore danno con la rottura di altre cnidocisti presenti sulla pelle.
Come comportarsi in caso di contatto:
nervi saldi e azioni concrete. È necessario interrompere il bagno, lavare la parte colpita con abbondante acqua di mare per diluire il veleno ed evitare l’uso di   acqua dolce e fredda che favorirebbe la rottura delle cisti. Non toccare eventuale salvagente o tavole da surf adoperate e sulle quali potrebbero annidarsi tentacoli dormienti…. Evitare l’uso di pinzette, fazzoletti, pietre o sabbia calda e, soprattutto, di portare inavvertitamente le mani contaminate agli occhi e sulle mucose. Il veleno delle meduse è termolabile ma, purtroppo, occorrono per disattivarlo temperature molto alte.
È importante allontanare delicatamente dalla pelle i filamenti residui usando a piatto una tessera di plastica rigida o strumento similare o un coltello non dal lato della lama e mettendo a riposo i muscoli della parte colpita perché il loro movimento favorisce la diffusione in circolo del veleno.
È, a questo punto, necessario sfatare alcuni luoghi comuni. Non serve l’ammoniaca o in mancanza l’urina, non l’alcol o aceto ed è inutile l’uso del cortisone topico o di antistaminici perché la loro efficacia è lenta, tardiva e inizia quando l’azione del veleno si è naturalmente esaurita. In farmacia è reperibile, in caso di contatto, un gel astringente al cloruro di alluminio, che può essere applicato più volte al giorno. Oltre gli effetti locali è prudente valutare gli effetti generali che possono insorgere nel contatto con il veleno. Una sorveglianza attenta perché, in rari casi, possono insorgere reazioni cutanee diffuse, difficoltà respiratorie, sudorazione pallore, mal di testa, nausea, vomito, vertigini, confusione e all’estremo uno shock anafilattico con pericolo per la vita.