Marco Folino: “Lo sport è salute, andrebbe praticato ad ogni età”

Marco Folino: “Lo sport è salute, andrebbe praticato ad ogni età”

8 Febbraio 2022 0 Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

Il campo di gioco si compone di 3 parti al suo interno: il terreno di gioco, ovvero la superficie rettangolare, delimitata dalle linee laterali e di porta, sulla quale si svolge effettivamente il gioco. Dopodiché vi è il campo per destinazione, ovvero una fascia di terreno, dello stesso materiale del terreno di gioco, che si estende per almeno un metro e mezzo oltre le linee perimetrali. Infine, si ha il recinto di gioco, che si estende fino alle recinzioni che delimitano la zona per il pubblico; nel recinto di gioco sono incluse anche le eventuali piste atletiche.

Oggi parliamo di Covid, sport e salute con un calciatore di lungo corso: Marco Folino.

Un curriculum di tutto rispetta con alle spalle le esperienze con il Montepaone (promosso dalla Prima Categoria e successivamente due anni in Promozione), il Guardavalle (Eccellenza), Pro Catanzaro (1° categoria), Nausicaa (Eccellenza) poi la MKE (Promozione), Botricello (Promozione), Cutro (Eccellenza), Vigor Lamezia (Promozione), Sersale(Eccellenza). 
Nelle ultime 3 stagioni ha guidato con autorità la retroguardia dello Sporting Catanzaro Lido e da ormai molti anni giganteggia sui campi della Calabria tra Eccellenza, Promozione e Prima Categoria.

Nel corso del suo percorso calcistico, ha conseguito due lauree, in particolar modo la laurea magistrale con il massimo dei voti, 110 e lode.

Come hai vissuto e come vivi, come hai affrontato e come affronti la paura della pandemia, del contagio ed il notevole disagio legato alle indispensabili e severe misure restrittive?

L’emergenza sanitaria che ci troviamo ad affrontare a causa della pandemia da Covid-19 in corso, ha cambiato inevitabilmente le abitudini quotidiane di tutti noi. Nulla è più come prima. Smart working, DPCM, distanza di sicurezza, dispositivi di protezione, sono termini che rimbalzano quotidianamente nella nostra testa.
L’Italia, come tutto il mondo, ha iniziato a bloccare ogni attività, comprese quelle sportive, per cercare di arginare il più possibile la trasmissione del coronavirus. Tutto questo ha creato una sensazione di smarrimento: ci siamo trovati chiusi in casa, impossibilitati a poter praticare molte delle attività che facevano parte delle nostre abitudini.
Per quanto mi riguarda, nella vita bisogna sempre cercare di adattarsi alle diverse situazioni che la vita ci pone davanti. “Trasformare le difficoltà in opportunità”: è stato questo il mio motto durante il primo lockdown. Ho sfruttato il tanto tempo a disposizione per studiare, aggiornarmi su vari aspetti di mio interesse, riscoprire la quotidianità in famiglia, insomma cercare di ottimizzare il tanto tempo libero a disposizione.
Certo, non è stato assolutamente facile, la speranza è quella di non rivivere mai più una situazione del genere, augurandoci che il 2022 sia l’anno per poter riprendere a pieno ritmo le nostre vite.

Quanti danni, secondo te, hanno causato allo sport in generale ed al calcio in particolare le chiusure indiscriminate e la confusa se non cattiva gestione politica?

La sospensione degli eventi e delle competizioni sportive di ogni ordine e disciplina, con la conseguente chiusura degli impianti sportivi, ha causato, nel corso della pandemia, danni notevoli a chi fa sport ma in particolar modo a chi fa sport per vivere. Palestre, piscine, centri sportivi, hanno dovuto subire nel corso di questi due anni chiusure, aperture, applicazioni di protocolli rigidi per poter essere operativi, ma le cose che sono maggiormente mancate sono state, senza dubbio:

  • Assenza di sussidi e ristori,
  • Linee guida chiare per poter proseguire.

Se invece si analizza lo sport dilettantistico, con un occhio di riguardo al calcio, basta poco per capire situazione è drammatica. La maggior parte delle società hanno alzato bandiera bianca, quelle che invece riescono a continuare lo fanno ma con milioni di difficoltà sul loro percorso.

Cosa ti ha dato la pratica calcistica in termini di crescita personale sociale e professionale?

Lo sport insegna. Senza ombra di dubbio. Questa è una verità che chiunque abbia praticato almeno una disciplina sportiva è pronto a confermare. Educazione e sport formano un connubio indissolubile e mediante le diverse attività è possibile apprendere una serie di valori indispensabili per la propria crescita. Il calcio è probabilmente lo sport di squadra per eccellenza. Una delle prime cose che impari è quello di condividere il tuo spazio insieme ad altri. Questo significa accettare l’altro per quello che è, con i suoi pregi e i suoi difetti imparando così che non esiste un solo modo di pensare e di agire, ma ne esistono tanti e non sono tutti giusti o tutti sbagliati. Stare insieme agli altri significa collaborare, condividere un obiettivo comune, abbandonando qualunque atteggiamento di egoismo ed esultare ad ogni goal di un compagno.
Sono moltissime le lezioni di vita che il calcio mi ha dato, sin dai primi anni, dalle prime volte che si prendeva a calci un pallone sotto casa.
Lo sport, soprattutto se praticato a buoni livelli, insegna a controllare il proprio corpo in relazione a varie situazioni di stress (per esempio. prima di una partita si ha a che fare con la classica ansia da prestazione), questo mi ha permesso di affrontare al meglio situazioni particolarmente pesanti, al di fuori dell’ambito sportivo, come per esempio gli esami in università. Lo sport ti insegna a saper perdere, ma nello stesso tempo a sapere come fare per rialzarti e voltare pagina. Impari ad essere umile, a riconoscere chi è più bravo di te, ma allo stesso tempo sviluppare la sana competizione, capisci che se vuoi vincere, devi sudare e fare sacrifici e imparare a lottare per le cose in cui credi.

Quanto valore attribuisci al binomio sport-salute, ovvero quanto è fondamentale l’attività sportiva per il conseguimento ed il mantenimento del benessere psicofisico?

Che si tratti di fare una lunga passeggiata, fare una gita in bicicletta, una corsetta al parco, una partita di calcio con i colleghi dell’ufficio, o andare in palestra, l’attività fisica ci aiuta a sfogare lo stress accumulato e a incanalare le energie in qualcosa di diverso dallo stare tutto il giorno davanti al computer o alla tv.

In una società come la nostra, soprattutto in questo periodo particolarmente delicato, molte tipologie di lavoro richiedono sempre meno movimento (basti pensare a tutti coloro che passano gran parte della loro giornata davanti ad un computer e seduti alla loro scrivania), di conseguenza l’attività fisica diventa ancora più importante.
Fare sport è la miglior medicina. Fa bene al corpo, alla mente e allo spirito. Questo ormai è consolidato anche a livello scientifico.

Ritengo dunque che questo binomio sia fondamentale ad ogni età, per vari motivi, ma in particolar modo in età avanzata, perché permette di migliorare lo stile di vita della persona ed evitare problematiche a livello di salute.