Le omissioni e i rifiuti dei certificati telematici di malattia configurano un reato

Le omissioni e i rifiuti dei certificati telematici di malattia configurano un reato

23 Novembre 2023 Off Di Salvatore Caiazza*

 Il certificato medico di malattia deve essere richiesto al proprio Medico curante (non necessariamente individuabile, dall’art. 2 della Legge n. 33/1980, nella figura del Medico di Medicina Generale, ma estensibile a medici diversi da quelli di “libera scelta”) solo quando l’Assistito sia da lui visitato, e non può essere da quest’ultimo rilasciato per giustificare assenze per malattie constatate da altri Medici o dipendenti da prestazioni eseguite da altri Sanitari (Art. 45, comma 2, lettera h ed Art. 52, comma 2 e 3 dell’Accordo Collettivo Nazionale per la regolamentazione dei rapporti con i Medici di Medicina Generale, reso esecutivo tramite intesa Conferenza Stato Regioni del 23 marzo 2005); poiché il Medico di Medicina Generale non è tenuto alla loro trascrizione, in tali circostanze, il certificato dovrà essere rilasciato dai seguenti operatori sanitari (Circolare INPS n. 99/96 del 13 maggio 1996): Medico specialista ambulatoriale sia dei poliambulatori delle USL sia degli ambulatori ospedalieri, quando l’Assistito si sia recato direttamente da questi medici o vi sia stato inviato da altri operatori sanitari; Medico del pronto soccorso in caso di ricorso da parte dell’Assistito a questa prestazione; Medico dell’accettazione degli ospedali o delle case di cura private o accreditate, quando l’Assistito si sia recato in tali strutture per essere ricoverato, sia in caso d’urgenza che in caso di ricovero ordinario; Medico specialista convenzionato esterno, nel caso in cui l’Assistito vi sia stato inviato da altri operatori sanitari. Premesso ciò, i Medici di Medicina Generale sono quotidianamente in conflitto con un’utenza, che sempre più spesso richiede che il certificato telematico di malattia sia trasmesso a mezzo telefonico, mail o what’s app, nonostante sia REATO, ai sensi del D.Lgs. 165/2001 (Decreto Brunetta) Art. 55- quinquies – (False attestazioni o certificazioni). In Campania, quasi sempre, i dipendenti ospedalieri, i medici di Pronto Soccorso, specialisti di strutture sanitarie convenzionate e private, dopo una visita o una dimissione ad un paziente omettono la certificazione telematica di malattia, riferendo al paziente di recarsi dal proprio medico di famiglia. Qualcuno pensa di evitare la commissione del reato, omettendo la prognosi sul referto, non rendendosi conto che fa una doppia omissione, in quanto rilasciare una prognosi, anche di zero giorni, è un obbligo su ogni referto di una visita medica. È opportuno che tali medici cambino repentinamente la loro condotta, in quanto si espongono ad un reato di omissione/rifiuto d’atto d’ufficio, ai sensi del Codice Penale art. 328. I Medici di Medicina Generale, quindi, si trovano ogni giorno in un sandwich: o compiacere l’assistito e rischiare di effettuare un falso in atto pubblico, oppure esigere che il paziente ritorni nella struttura sanitaria dove gli è stato omesso/rifiutato il certificato, scatenando una conflittualità che può portare alla perdita del rapporto di fiducia con il proprio paziente e, nel peggiore dei casi, subire atti di violenza, come si evince dagli ultimi fatti di cronaca. Alla luce delle numerosissime segnalazioni e denunce all’Ordine dei Medici-Chirurghi della Provincia di Napoli, senza che nessun medico, reo di aver compiuto il delitto, sia stato sanzionato, oramai per prevenire ancora contenziosi con i Cittadini, si rischia che i medici di famiglia siano costretti a rivolgersi alla Magistratura attraverso l’esposizione di querele nei confronti dei colleghi omissivi, in quanto la mancata emissione di certificazione di malattia è letteralmente un rifiuto/omissione d’atto d’ufficio. E lo stesso Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei Medici-Chirurghi, organo sussidiario del Ministero della Salute, rischia di configurare un reato, per non aver ottemperato ad un proprio dovere. A Napoli e in tutta la Campania c’è la necessità di mettere ordine nell’esercizio della Professione medica, affinché sia la legalità a governare i ruoli e non la convenienza a sopraffare mansioni, altrimenti il cittadino napoletano e campano avrà sempre meno diritti in Sanità e sarà un ammalato svantaggiato rispetto ai Cittadini delle altre regioni d’Italia.

 

 

*Medico di Medicina Generale ASL Napoli 2 Nord