La Plasmaterapia per combattere il Coronavirus

La Plasmaterapia per combattere il Coronavirus

5 Maggio 2020 0 Di Giulio Tarro*

Un vaccino specifico che prevenga la diffusione di questa epidemia da Covid-19 deve essere preparato con tempi minimi che tengano presente la sicurezza del suo uso.

 

La documentazione più esaustiva sulla plasma-terapia in pazienti affetti da Covid la si può trovare in questo articolo, (Kai Duan et al. Pnas.org/2004168117) qui solo poche parole. La trasfusione di plasma (ovvero la parte più ‘liquida’ del nostro sangue, dove sono presenti anticorpi formatisi dopo la battaglia vinta contro il virus) è stata utilizzata con successo nelle altre due epidemie da coronavirus, la Sars del 2002 e la Mers del 2012, immettendo il plasma in uno stadio preciso della malattia; e cioè quando già si evidenzia una scarsa ossigenazione e il paziente è sottoposto a ventilazione assistita con casco C-pap, ma non è ancora intubato.
È una terapia che, come molte, presenta rischi ma, francamente, non si capisce proprio perché l’Organizzazione mondiale della sanità – che ne aveva confinato l’utilizzo “solo nel caso di malattie gravi per cui non ci sia un trattamento farmacologico efficace” – non ne abbia suggerito, almeno, la sperimentazione durante questa emergenza Covid19.
Nonostante ciò, dopo i positivi risultati attestati nell’articolo di cui sopra, timidamente, sfidando burocratiche disposizioni, non pochi medici, anche in Italia, hanno cominciato le sperimentazioni; in alcuni casi – come all’Ospedale Poma di Mantova – elaborando in una settimana protocolli sanitari che avrebbero richiesto mesi. Ma qual è l’aspetto più incredibile dell’impiego di questa terapia, che sta ottenendo ottimi risultati?
Che se non fosse stato per un messaggio audio veicolato su Whatsapp e diventato subito (mi si perdoni il gioco di parole) “virale”, quasi nessun medico in Italia avrebbe saputo qualcosa di questa terapia. Del resto, se il collega Didier Raoult – dopo aver constatato il boicottaggio e il linciaggio mediatico al quale veniva sottoposta la terapia anti Covid19 basata sulla clorochina (un farmaco che non avendo più brevetti è visto come fumo negli occhi da Big Pharma) – non si fosse “sporcato le mani” mettendo su Youtube un suo video che denunciava questo scandalo, per il trattamento farmacologico del Covid19 staremo ancora a brancolare nel buio.

In conclusione la cura più efficace è l’immunoterapia, vale a dire l’utilizzo delle gammaglobuline che si ricavano dal sangue dei pazienti guariti dal SARS COVID-19. È stato scientificamente dimostrato che bastano 200ml di plasma trasfuso nei pazienti per vedere risolvere le situazioni più gravi nel giro di 48 ore.
Mentre dovunque, ad esempio, in Germania, si vanno allentando le pur blande misure profilattiche lì attivate per fronteggiare il Covid19, in Italia, per prepararci alla Fase 2, impazza la litania “convivere con il virus”. Che, in attesa del messianico arrivo del vaccino, prospetta “soluzioni” quali spiagge costellate da ombrelloni schermati da pannelli di plexiglass o cordoni sanitari per isolare la Lombardia.
Un vaccino specifico che prevenga la diffusione di questa epidemia da Covid-19 deve essere preparato con tempi minimi che tengano presente la sicurezza del suo uso e quindi un’etica di somministrazione con tempi indicati dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) fino a 18 mesi, mentre un vaccino influenzale stagionale può richiedere soltanto alcuni mesi che permettono la protezione di un nuovo continente rispetto a quello dove è originata l’influenza epidemica.

*Virologo, primario emerito dell’ Azienda Ospedaliera “D. Cotugno”, Napoli