La pericolosità delle discoteche ai tempi del Coronavirus

La pericolosità delle discoteche ai tempi del Coronavirus

16 Agosto 2020 0 Di La Redazione

Walter Ricciardi: “Sono un ambiente in cui si riduce la distanza di sicurezza e, al contempo, si emettono particelle virali attraverso la respirazione, il ballo, il canto”.

 

Walter Ricciardi

Le discoteche rappresentano un mix perfetto per aiutare il Coronavirus a diffondersi: “Sono ambienti ottimali per la circolazione del virus. All’interno di queste strutture abbiamo tutti gli elementi favorevoli al contagio”. Lo sostiene Walter Ricciardi, docente di Igiene alla Cattolica di Roma e consigliere del ministro della salute, da sempre contrario alla riapertura delle discoteche: “Chiunque ragioni in termini di evidenza scientifica – spiega Ricciardi in un’intervista rilasciata all’Adnkronos – sostiene che le attività che comportano l’impossibilità di mantenere la distanza di sicurezza e di indossare la mascherina, nel caso venga abbassata la distanza, portano ad un aumento dei contagi. È inevitabile”.

Per Ricciardi, “bisogna essere molto fermi nel cercare di evitare quelle attività che consentono l’abbassamento delle misure di sicurezza: se si favoriscono questo tipo di attività, che sono fatalmente predisponenti alla circolazione del virus, i casi aumentano”.

“Le discoteche – precisa – sono un ambiente in cui si riduce la distanza di sicurezza e, al contempo, si emettono particelle virali attraverso la respirazione, il ballo, il canto. In un momento in cui, per altro, le evidenze scientifiche ci dicono che il virus non soltanto si trasmette attraverso i droplets (goccioline emesse nella respirazione) ma anche attraverso l’aerosol, quindi a maggior distanza di due metri. E’ chiaro che le conseguenze sono quelle di una maggiore diffusione”.

La colpa, dunque, “non è dei ragazzi, ma dobbiamo spiegare loro che in questo momento la circolazione del virus dipende soprattutto da loro. E li tocca in prima persona: solo negli Usa la scorsa settimana sono morte 100 persone tra i 25 e i 40 anni”, conclude Ricciardi ricordando che “dobbiamo abituarci a una nuova normalità che durerà a lungo, fino a quando non avremo il vaccino”.