Il timore di non poter distinguere il Covid dall’influenza stagionale

Il timore di non poter distinguere il Covid dall’influenza stagionale

18 Settembre 2020 0 Di La Redazione

Cricelli: “Rispetto alle passate stagioni influenzali, l’indicazione quest’anno è di non aspettare di vedere se i sintomi influenzali passano in 3 giorni prima di sentire il proprio medico”.

 

Influenza stagionale o Coronavirus, questo è il problema. È questo uno dei temi più discussi in vista dell’autunno. Secondo una ricerca condotta da Assosalute, presentata durante una conferenza online, “il timore più diffuso tra gli italiani è proprio quello di non essere in grado di saperle distinguere prontamente (33% degli intervistati). Seguono il timore di non poter ricevere cure adeguate (14,7%), soprattutto tra gli over 65, e la paura di un nuovo isolamento (14%), soprattutto tra i più giovani”.

“Distinguere la normale influenza da Covid-19 non è così semplice – ha spiegato Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Istituto ortopedico Galeazzi del capoluogo lombardo – nonostante i due virus siano diversi, i sintomi che caratterizzano l’influenza stagionale e Covid-19 sono molto simili. L’unico modo certo per fare una diagnosi differenziale è quindi quello di eseguire il tampone. È bene ricordare che l’influenza con cui abbiamo a che fare tutti gli anni presenta sempre le medesime caratteristiche: insorgenza brusca di febbre oltre i 38 gradi, presenza di almeno un sintomo sistemico (dolori muscolari/articolari) e di un sintomo respiratorio (tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale, mal di gola). La momentanea perdita (anosmia) o diminuzione dell’olfatto (iposmia), la perdita (ageusia) o alterazione del gusto (disgeusia), sono invece tipici e non legati all’influenza stagionale. Attenzione anche ai bambini: se assistiamo al verificarsi di un unico sintomo respiratorio, è verosimile che siamo di fronte a malanni di stagione; se invece se ne verifica più di uno contemporaneamente, è bene fare ulteriori accertamenti”.

Inoltre, ha evidenziato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale e delle cure primarie (Simg), “sarà il medico di medicina generale, qualora ravvisi un sospetto Covid-19, a far intervenire l’unità diagnostica per gli accertamenti”.

L’atteggiamento degli italiani in caso di sintomi influenzali è cambiato rispetto allo scorso anno. Come rivelato dalla ricerca Assosalute, infatti, “se nel 2019 il 55% degli intervistati dichiarava che il primo comportamento, in caso di febbre, sarebbe stato rimanere a casa, riposare e assumere farmaci da banco, oggi lo conferma soltanto il 37,1%. Aumentano coloro che si rivolgeranno subito al parere del medico di base: il 34,5% rispetto al 12,3% del 2019”.

In caso di febbre, quindi, che fare? “Al principio sempre valido di automedicazione responsabile – ha raccomandato Pregliasco – si aggiunge quest’anno il comportamento responsabile. Rimanere in casa se si manifestano i sintomi e isolarsi dagli altri, non andare al Pronto soccorso né presso gli studi medici, ma chiamare al telefono il medico di famiglia, la guardia medica o i numeri verdi regionali o di pubblica utilità 1500. Rimangono validi i classici consigli come evitare gli sbalzi di temperatura, prediligere un’alimentazione corretta e cercare di non affaticare troppo il sistema immunitario, mantenendo ad esempio una sana flora intestinale con l’aiuto dei probiotici”.

Così come confermato anche da Cricelli, che avverte come, “rispetto alle passate stagioni influenzali, l’indicazione quest’anno è di non aspettare di vedere se i sintomi influenzali passano in 3 giorni prima di sentire il proprio medico, ma di contattarlo telefonicamente quando insorgono per monitorare la situazione e concordare insieme un’automedicazione responsabile. È importante infatti evitare di azzerare i sintomi dell’influenza e rischiare di nascondere il vero quadro della situazione”.