I “tormenti” degli adolescenti mettono in crisi gli adulti (II parte)

I “tormenti” degli adolescenti mettono in crisi gli adulti (II parte)

14 Luglio 2020 0 Di Teresina Moschese*

Le paure adolescenziali si ripercuotono pari pari sul mondo degli adulti che non riescono più controllarle e a gestire al meglio il rapporto con le nuove generazioni.

 

Teresina Moschese

Dal punto di vista della struttura familiare, secondo Minuchin (1974), è necessaria una modificazione della struttura familiare, all’interno della quale ridefinire “i confini”. Se fin ad ora una famiglia, considerata sana, ha avuto un assetto strutturale con chiari confini tra il sottosistema dei genitori e quello dei figli e la piena partecipazione dei figli al mondo familiare ed extra-familiare, seguendo gli orientamenti dettati dai genitori, d’ora in poi dovrà accettare che la partecipazione del figlio adolescente alla vita familiare e la sua posizione all’interno di essa si modifica via via e, contemporaneamente, vanno ridefiniti, all’interno della famiglia, i confini dei sottosistemi (genitori, figli, fratelli, nonni), consentendo all’adolescente un allontanamento dal sottosistema genitori, così come da quello dei fratelli, soprattutto se più piccoli, in modo da favorirgli l’acquisizione di una sempre crescente autonomia e responsabilità. La famiglia è un sistema con un’organizzazione gerarchica; proprio l’esistenza di queste gerarchie ne garantisce il funzionamento. Nonni, genitori e figli fanno parte di piani gerarchici differenti, ciascuno con i propri ruoli e i propri compiti di sviluppo. L’importante elemento che determina il funzionamento del sistema familiare sono i confini tra i sottosistemi. La loro funzione è quella di proteggere la differenziazione e riguarda il passaggio di informazioni tra un sottosistema e l’altro. Un errore frequente in cui cadono alcuni genitori di adolescenti è, infatti, quello di scambiare con i figli informazioni riguardanti la sfera coniugale, nella convinzione che ormai siano grandi ed in grado di comprendere. Con tale condivisione si crea una confusione gerarchica nella quale il figlio compie un salto nel sottosistema genitoriale o il genitore sconfina nel sottosistema filiale, in entrambi i casi, i soggetti ricoprono ruoli che non gli competono ed entrano in contatto con informazioni non pertinenti. Dunque, è chiaro che con la crescita del ragazzo il rapporto genitori-figli non si interrompe, ma piuttosto si modifica ed evolve verso forme più mature, cioè caratterizzate da maggiore flessibilità e rispetto per le differenze, da capacità di cambiamento, anche se all’interno di una rassicurante continuità, rappresentata dal poter sempre contare sui legami familiari.

Tra gli strumenti che hanno i genitori, ad esempio, è rispettare la segretezza dei suoi pensieri e dei suoi vissuti nelle sue esperienze, specialmente sessuali; essere disposti a dargli progressivamente sempre più fiducia, ritenendolo competente ma anche in via di formazione; accettare le sue opinioni in modo criticamente costruttivo e interessarsi al suo punto di vista. Questa flessibilità tra autonomia e dipendenza dalla famiglia è ciò che permette all’adolescente di sperimentarsi “all’esterno”, nell’ambiente sociale, in modo adeguato, e di costruire relazioni significative al di fuori della famiglia che lo aiuteranno nell’affrontare al meglio le sfide della vita, sapendo di avere radici salde e legami sicuri.

*Psicologa-Psicodiagnosta, Psicoterapeuta sistemico-relazionale