Giovanni Pannozzo, il Covid “ha fatto a pezzi il teatro”

Giovanni Pannozzo, il Covid “ha fatto a pezzi il teatro”

30 Dicembre 2020 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

In questa epoca di Covid-19 il Teatro, una bella pièce teatrale, oltre ad essere una piacevole catarsi è, soprattutto, un momento di alta cultura alla quale i giovani, in particolare, dovrebbero essere ben educati. Ma dietro ogni rappresentazione c’è una complessa organizzazione, che è un’impresa ardua per il team di lavoratori durante la Pandemia! Di questo e di altro parliamo con Giovanni Pannozzo, Attore – Digital Networker – Fondatore della casa della di produzione teatrale/cinematografica On Broadway. Esperto e dedito alla recitazione, alla regia teatrale/cinematografica, al doppiaggio e all’insegnamento delle materie teatrali e cinematografiche.

In che modo Giovanni Pannozzo ha affrontato ed affronta il disagio per la Pandemia e le indispensabili restrizioni?

Affrontare la pandemia non è stato facile, così come lo è stato per tutta la popolazione, ma, soprattutto, essere costretti a sospendere per un periodo non definito il proprio lavoro, è stato veramente difficile, inaccettabile. Ad oggi continuo ad affrontare questa situazione rispettando le regole e sperando che tutto si sistemi al più presto. Riguardo le restrizioni, non sono d’accordo con alcune scelte prese.

Molti lavoratori del Teatro e del Cinema subiscono gravi ripercussioni in termini professionali, morali ed economiche a causa della Pandemia e delle restrizioni. Cosa sta facendo lo Stato per sostenerli in maniera efficace?

Per il cinema, la posticipazione dell’uscita di nuovi film ricade sulle sale cinematografiche che si stanno svuotando in tutto il Paese e che già cominciano a chiudere. Inoltre, la realizzazione di nuovi prodotti teatrali e cinematografici continuano ad interrompersi e, questo determinerà una coda lunga della crisi. Tutto ciò comporta una complessa riprogrammazione per il futuro. Le linee guida emanate dal Governo, per noi lavoratori dello Spettacolo, sono impossibili da attuare. Non si possono distanziare gli attori, tanto sul palco, quanto sul set per rispettare i parametri di sicurezza. Non si può modificare la composizione di un’orchestra o la messa in scena di un’opera lirica. Stanti così i fatti, la decisione più condivisibile risulta quella di posticipare. Purtroppo l’Italia è il primo Paese Europeo a non garantire ai suoi cittadini che l’industria della Cultura e dello Spettacolo continui a produrre e per gli operatori di questi fondamentali settori non esistono piani organici di tutele e ristori. I teatri potrebbero restare aperti con capienza al 75%, con distanziamento sociale, con orari anticipati a prima del coprifuoco, ma soprattutto, bisognerebbe programmare seriamente fondi di ristoro governativi per i mancati guadagni. Nessun ragionamento è stato fatto in tal senso, ma si è preferito procedere con la chiusura in blocco del settore.

Quale sarà il futuro del Teatro che è la forma d’arte più sacra ed antica? Come si ripensa a questi luoghi di cultura e meditazione civile?

Sicuramente diverso. Per tornare alla normalità ci vorrà del tempo, ma resto fiducioso. Le persone hanno necessità di frequentare il Teatro, hanno estremo bisogno di fermarsi a riflettere sull’umanità, di tornare ad emozionarsi. Ma la sfida che il mondo del Teatro si trova ad affrontare in questa seconda parte dell’anno è di vitale importanza perché è una sfida per la sua stessa sopravvivenza, grazie anche allo spirito positivo che, nonostante tutto, si sta mantenendo. Purtroppo siamo costretti, come ogni altro comparto produttivo, a navigare a vita. Niente riparte e tutto riparte, le nuove direttive mettono in forse la riattivazione dello spettacolo dal vivo, ma sono fermamente convinto che, come tutto il resto, una volta riattivato, le regole verranno “superate”.

Con lo spettro del lockdown quali strategie innovative si valutano per far sopravvivere questo settore, destinato a ricevere solo finanziamenti pubblici che non potranno andare a colmare le perdite subite?

Tra le poche strategie innovative messe in atto c’è stata quella di portare in streaming i nostri eventi, perché oggi, questa, al momento risulta l’unica strada percorribile, ma il Teatro come i Concerti e qualsiasi altra forma d’Arte dello Spettacolo, non può funzionare attraverso una connessione internet. Proporre il Teatro in streaming coincide con l’appiattire quasi tutte le sensazioni e le emozioni che gli attori alimentano nell’animo degli spettatori. Ho provato più volte a visionare spettacoli trasmessi in streaming e, se pure li trovavo piacevoli, mi lasciavano l’amaro in bocca e la netta sensazione che sarebbe stato molto meglio guardarli dal vivo. Indubbiamente quando gli attori sono capaci anche il Teatro in streaming riesce bene, ma immaginate di vedere quegli stessi attori a qualche decina di metri di distanza fisica da voi: Le sensazioni e le emozioni si rinforzano in maniera esponenziale e tutto diventa molto più coinvolgente. Bisogna sperare di tornare al più presto a sognare con lo spettacolo dal vivo, in presenza. Purtroppo non basteranno i finanziamenti pubblici a colmare perdite economiche e spirituali, ma resto pienamente convinto che tutti i lavoratori dello Spettacolo riusciranno a superare alla grande questa difficile congiuntura.