Gianni Trani: “Sogna in grande ma resta con i piedi per terra”

Gianni Trani: “Sogna in grande ma resta con i piedi per terra”

11 Settembre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Inizialmente ho vissuto la fase pandemica con un po’ d’ansia. Ansia giustificata dalla non conoscenza di ciò che stesse accadendo e apprensione verso i miei cari. Dal punto di vista sportivo, è stato noioso perdere continuità con allenamenti e partite. Nello sport perdere continuità, significa tanto; si perde la condizione fisica, dunque vanifica gli sforzi fatti durante le preparazione atletica di inizio anno, e si perde la raffinatezza del gesto tecnico. La paura del contagio è stata molta, principalmente per timore di poter infettare le persone a me vicine, per questo motivo rispettare le misure restrittive non è stato un peso, bensì una necessità.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Nel mio sport, la pallavolo, ad ogni caso covid era necessario sospendere le attività, effettuare i tamponi per tutta la squadra, staff compreso e rinviare le partite a data da destinarsi. Diverse sono state le settimane in cui attendevamo con ansia il weekend per giocare, fino a scoprire casi di positività al covid qualche giorno prima del match, quindi rinviare la partita e sottoporci nuovamente ai test.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho iniziato a giocare all’età di 12 anni per seguire le orme di un mio caro amico. Ricordo come fosse ieri che al secondo allenamento mi fratturai un dito, nulla di grave fortunatamente, grazie agli allenatori e all’amore a prima vista per questo sport, dopo l’infortunio ripresi immediatamente l’attività. Ad oggi sono veramente grato a questo sport, per avermi fatto conoscere persone magnifiche, per avermi regalato tantissime emozioni, e soprattutto per avermi educato al sacrifico, al duro lavoro e al credere in se stessi.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è importante, essere disciplinati dentro e fuori dal campo è importante, lavorare sodo ogni giorno facendo sempre qualcosa in più del giorno precedente è importante. Nello sport la cosa più importante tuttavia, per riuscire a migliorarsi, come sportivo ma soprattutto come Uomo, è vincere la battaglia contro se stessi, contro le proprie insicurezze, timori, fragilità e debolezze (fisiche e/o mentali).
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Gli unici consigli che posso permettermi di dare, nel mio piccolo a chi si avvicina a questo sport sono: sognare in grande ma restare con i piedi per terra, “rubare” professionalmente parlando il mestiere dai veterani, essere persone serie e disciplinate, ascoltare tanto ed utilizzare lo sport come mezzo per forgiare il proprio carattere o per rivelarlo. Lo sport è anche comunicazione e infine come direbbe, un mio caro: “non lasciate mai la scuola”.