Gabriella Verrastro: “Godetevi ogni singola sfaccettatura che lo sport vi regala”

Gabriella Verrastro: “Godetevi ogni singola sfaccettatura che lo sport vi regala”

31 Agosto 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Penso che oggi possiamo tirare un sospiro di sollievo rispetto al periodo in cui scattavano i lockdown e accendere i televisori per conoscere lo sviluppo del contagio era una prassi quotidiana. Sicuramente l’emergenza covid ha modificato in maniera radicale la vita di ognuno, perciò anche quella routine che distingue un atleta ha subito cambiamenti non indifferenti, specialmente se si parla di sport di squadra come la pallavolo. Sono stata molto fortunata perché, dopo il primo lockdown (quello più lungo), la società per cui giocavo ha deciso di partecipare al campionato di serie C, scelta non condivisa da altre realtà, e le compagne di squadra hanno accolto la proposta con entusiasmo, nonostante eventuali rischi . La passione e la determinazione ci hanno permesso di frequentare la palestra e lo spogliatoio dopo aver affrontato, ogni singolo giorno, una serie di accertamenti sulle nostre condizioni fisiche e vari rituali (misura della temperatura, indossare mascherina fino alla linea di campo, disinfettarsi ogni qual volta si passava in prossimità di un disinfettante e innumerevoli tamponi che hanno messo alla prova le nostre narici).
Vivevo con serenità il nostro ambiente, sapendo che la società prendeva tutte le precauzioni necessarie. La paura affiorava quando bisognava disputare le partite, in quanto entravamo in contatto con persone delle quali non avevamo nessuna informazione riguardo le misure contro il covid. Le misure restrittive inizialmente erano parecchio antipatiche, senza considerare l’asia che generavano nel momento in cui si metteva il piede fuori di casa (ho una mascherina di riserva?, ho il foglio stampato del permesso di circolazione?); ma penso anche che molte di queste restrizioni (specialmente dal punto di vista igienico) che utilizziamo ancora oggi hanno migliorato il concetto del saper vivere in maniera sana e rispettosa la vita sociale, a contatto con la comunità.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Era difficile stare al passo con le decisioni e i cambiamenti del governo riguardo le regole da seguire durante l’emergenza. Ogni settimana avvenivano delle variazioni: quale mascherina indossare, l’orario del coprifuoco, doccia in palestra si/no. L’indecisione sul percorso da seguire ha influenzato anche il periodo in qui si cominciavano a riaprire un po’ tutte le attività . Se penso al settore giovanile della pallavolo, molti erano i genitori che mi chiedevano informazioni riguardanti le restrizioni e regole alle quali molto spesso non avevo una risposta definitiva. Credo perciò che tentennamenti del mondo politico abbiano influenzato in maniera negativa specialmente il settore giovanile, che reputo fondamentale per qualsiasi panorama sportivo e no.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Sinceramente non credo di aver scelto di svolgere un’attività agonistica, mi ci sono trovata coinvolta e basta. Ho cominciato a giocare a pallavolo verso i 10 anni attraverso l’invito di una compagna dell’elementari e l’anno successivo la società della quale facevo parte allora ha cominciato a coinvolgermi in svariati campionati giovanili. Per anni, nella mia testa, ho solo giocato a pallavolo, senza interessarmi se fossero partite amatoriali o agonistiche, se si trattasse di un campionato nazionale o di un torneo della parrocchia. Mi bastava sapere orario e luogo degli allenamenti, orario e luogo delle partite e stare in campo il più tempo possibile. Per quanto riguarda i modelli dei grandi campioni, anche questa è una realtà che ho cominciato ad apprezzare solo molto di recente . Fino a qualche anno fa non ero in grado di seguire le partite di pallavolo neanche in tv perché il mio unico pensiero era: voglio entrare a giocare io! adesso seguire i campionati con la C maiuscola è all’ordine del giorno, utili per una crescita personale come atleta e preziosi per alimentare la mia dipendenza per questo sport.
Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
Credo che la forza di volontà sia essenziale, non solo nello sport, ma in qualsiasi attività che si decide di svolgere. Mi piace fare il tifo per chi parte in svantaggio in apparenza, ma se lo guardi negli occhi puoi scorgere un braciere che viene alimentato costantemente. Con questa affermazione non metto in dubbio che ci sono altri fattori che hanno un peso enorme nel raggiungere un’obiettivo. Nella pallavolo l’altezza è forse l’aspetto più ricercato in un atleta, ma sono convinta che se mettessimo un robot alto 2 metri capace di compiere azioni perfette, non ci emozionerebbe come una ragazza di 1,6 metri che, dopo aver realizzato un punto attaccando contro un muro nettamente più alto di lei, urla a squarciagola trasmettendoci non solo la gioia per quel punto, ma anche tutte le difficoltà e gli ostacoli che ha dovuto superare per arrivare a quella singola azione.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Di vivere ogni singolo secondo, dal momento in cui sono ancora a casa a preparare il borsone fino all’instante in cui si tolgono le scarpe dai piedi doloranti; di assaporarlo, di godere di ogni piccola sfaccettatura che regala questo sport. E non dimenticare che è un gioco di squadra, per quanto può essere importante vincere o salire di categoria, quello che alla fine rimane non sono le partite vinte, ma le straordinarie persone con le quali insieme, durante le poche ore in campo, sei diventato un’entità più forte di una singola persona.