Gabriele d’Elia: “La Pallamano è uno sport che permette a tutti di avere una possibilità”
12 Giugno 2023Recitare in doppi ruoli. Questo è ancora più vero nel mondo dello Sport. Come è riuscito a coniugare il suo ruolo di atleta e giocatore con quello di Presidente della squadra?
Ho dovuto fare di necessità virtù.
Ogni ruolo ha le sue peculiarità e di certo non è stato facile, tuttavia ho avuto modo di vivere quest’esperienza sotto un altro punto di vista, permettendomi di accrescere la mia formazione ulteriormente.
È più facile giocare o dirigere?
Sono ruoli completamente diversi, sarebbe come paragonare il ruolo di un pilota di F1 a quello di team principal.
Le differenze sono troppe per poter fare un paragone equo.
Le classiche sfuriate dell’allenatore arrivano anche al Presidente-giocatore?
Questo è uno degli aspetti più delicati che ho dovuto affrontare durante la stagione, poiché con il mio ruolo, potevo rientrare chiaramente anch’io tra i giocatori richiamati.
Ci vuole la giusta capacità nello scindere le cose.
Qual è attualmente la situazione della Pallamano in Italia?
Questa è una di quelle risposte che meriterebbe un approfondimento a parte.
Posso dire che abbiamo una base data dalle società che meriterebbero maggior aiuto da parte della federazione ed un movimento nazionale che pur avendo giocatori professionisti non riesce ancora ad esprimersi al meglio.
L’Handball non è uno sport di massa ma non per questo manca di spettacolarità. Se volesse lanciare un appello per avvicinare i giovani a questo sport cosa direbbe?
La Pallamano è uno sport che permette a tutti di avere una possibilità. Può avere un gran successo nell’ambito scolastico ed essere veicolo di integrazione. Si segna di più di un qualsiasi altro sport in cui bisogna fare goal e soprattutto è tutto frutto di un gioco di squadra, nessun fenomeno e nessun anello debole, tutti sono importanti.
Durante la pandemia c’è stato un momento durante il quale, a causa delle innegabili difficoltà che ne sono derivate, è stato sul punto di gettare la spugna?
Sinceramente no, poiché venivamo da una stagione positiva e quindi non vedevamo l’ora di tornare alle competizioni.
Ci sono state delle difficoltà oggettive, ma i problemi peggiori sono arrivati dopo e non durante la pandemia.