Follow-up per paziente oncologico non prima di un anno

Follow-up per paziente oncologico non prima di un anno

23 Gennaio 2019 0 Di a.m.

Operato di tumore, deve prenotare un esame di controllo all’ospedale Moscati di Aversa e, allo sportello, si sente dare l’incredibile risposta: “Se ne parla a gennaio 2020, se tutto va bene”.

Nel mondo, variegato, della sanità di incongruenze e di anomalie se ne riscontrano tante, ma la storia vissuta da E.I. è di quelle che non passano inosservate.

L’inizio è quello – purtroppo comune a tante persone alle quali viene diagnosticato un cancro – della paura che accompagna chi sa di dover iniziare una partita il cui risultato non è assolutamente scontato. Ci si fa forza e si dà inizio al solito percorso degli approfondimenti diagnostici che, spesso, inesorabilmente portano al tavolo operatorio.

Nessuna scelta “esterofila” per E.I., oltretutto disoccupato, che così, poco più di un anno fa, decide di affidarsi al reparto di chirurgia, guidato da Gennaro De Marco, dell’ospedale Moscati della città normanna.

Quindi il ricovero e conseguente intervento (tecnicamente riuscito) accompagnato dalle inevitabili chemioterapie.

Insieme alle cose che non vanno, per fortuna, ci sono anche segmenti della bistrattata sanità regionale che funzionano discretamente, come ci conferma il diretto interessato.

Oggi, invece, la doccia fredda. Muovendosi, con larghissimo anticipo, sui tempi fissati per la routinaria colonscopia di controllo (prevista per l’inizio del prossimo mese di novembre) si sente dire che le prenotazioni in ospedale sono bloccate fino a gennaio 2020, salvo imprevisti. Alternative? Tranne il commento di una persona che, avendo assistito alla scena, ha suggerito un salomonico: “Procedete privatamente”.

Insomma, la solerzia nell’effettuare la prenotazione non è bastata né a fargli recuperare un po’ di tranquillità né a consentirgli di fissare l’esame nei tempi previsti.

“Ma io sono un paziente operato di cancro e sono anche disoccupato – si lamenta E. – perché non posso effettuare il controllo nella struttura dove ho subito l’intervento, dove sono stato seguito finora e dove diversi specialisti conoscono bene la mia situazione? Oltretutto non sono nelle condizioni economiche di procedere privatamente”. Il ragionamento non fa una grinza. Già, perché un ospedale che ha fatto diagnosi accurata e terapia (chirurgica e farmacologica) non dovrebbe accompagnare il malato nel percorso assistenziale verso la via della possibile guarigione?