Fabrizio Leucci:” Sei tu a dover scrivere la tua storia”

Fabrizio Leucci:” Sei tu a dover scrivere la tua storia”

4 Febbraio 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

La sorte che è toccata ai giovani di questi tempi non è certamente fausta se sono costretti, a causa della pandemia, a vivere ritirati.

Per tutti quelli che amano giustamente lo sport, utile per esprimersi fisicamente, ma sicuramente altrettanto valido a scaricare tensioni, sottrarsi a questa attività significa quasi impazzire. L’appuntamento con piscine, palestre e campi sportivi, se per un adulto rappresentano un diversivo sano ed utile per essere in forma, per un giovane è un’opportunità di vita, a cui non si può rinunciare. Eppure frequentare palestre e piscine in sicurezza, con ingressi contingentati e con le più opportune misure di profilassi, è ancora vietato.

Ne parliamo con un campione del fitness e delle Arti Marziali: Fabrizio Leucci,15/08/96 Bologna; Siam boxing Gym Bologna Professionale fighter classe A; Campione italiano class B Campione italiano class C Partecipazione europei muay thai split Croazia I.F.M.A 2016. Un totale di 24 combattimenti, 21 le vittorie, 5ko 3 sconfitte tra cui 2 nel circuito yokkao, uno dei più grandi a livello mondiale con una sconfitta e una vittoria.

Come ha vissuto e vive Fabrizio Leucci la paura della pandemia ed il notevole disagio legato alle indispensabili misure restrittive?

Non ho tanto paura per me stesso, quanto per gli altri, soprattutto le persone più deboli ed in età più avanzata. A livello di restrizioni, è stato un po’ traumatico il fatto di vedere la nostra palestra chiudere nel giro di pochi giorni, con tutti gli eventi a cui avevamo programmato di partecipare rinviati a data da destinarsi. Come atleta, ho dovuto per forza rivedere e cambiare il modo di allenarmi, non avendo un obbiettivo all’orizzonte, per cui talvolta anche la motivazione può venir meno: allenarsi in casa, senza sapere se, come e quando si potrà tornare alla normalità, può diventare complicato e logorante, soprattutto a livello mentale. D’altro canto, non si resta con le mani in mano: si possono fare esercizi per migliorare la resistenza, andando a caricare con i pesi, in modo da curare almeno la base della preparazione atletica, cosa che magari in palestra viene talvolta messa in secondo piano per lasciare spazio e tempo al lato tecnico. Penso comunque che, ragionando un po’, si poteva fare in modo di consentire agli atleti di continuare gli allenamenti, con ingressi contingentati, regolando il flusso in entrata ed in uscita e sanificando regolarmente gli ambienti.

Quanto importanti per la vita sono le Arti Marziali?

Per quanto mi riguarda, le arti marziali sono importanti per più motivi: sono discipline che ti danno un obbiettivo per cui lavorare, insegnando disciplina, coerenza e continuità. È una crescita non solo atletica ma anche personale, attraverso insegnamenti che ti porti dietro per tutta la vita, e sono sempre più importanti man mano che passa il tempo. É una maturazione costante, che si realizza imparando, sudando, osservando i tuoi rivali e compagni: in queste palestre, si entra ragazzi e si esce uomini. Tra le cose particolari della muay thai c’è il fatto che, pur essendo nata in Thailandia, si è poi diffusa ed è esplosa in tutto il mondo, dando origine a scuole e tecniche sempre diverse tra loro. Ecco quindi che attraverso questa disciplina, si può arrivare a grattare la superficie della cultura e della storia, con le loro innumerevoli sfumature, di molti luoghi diversi e distanti tra loro, uniti però dalla stessa passione. Infine, anche se dall’esterno può sembrare il contrario, nella muay thai non manca mai il rispetto per il prossimo. È vero, lottiamo dando tutto, colpendo duro e talvolta durissimo, ma mai con sentimenti di odio o rabbia verso l’avversario. Sì, siamo avversari, ma anche fratelli.

In virtù della sua consolidata esperienza con le nuove generazioni, quanto soffrono i giovani la mancanza di un allenamento in palestra?

Ciò che è mancato di più a noi atleti sono le gare, i grandi eventi. Ci alleniamo per questo, lavoriamo sodo per arrivare a quel momento in cui ci si gioca tutto, in cui si vedono finalmente i risultati di tanti sforzi. Bene o male che vada, anche già il fatto di partecipare a questi eventi per noi è un premio, perché durante la preparazione diamo sempre il massimo e anche di più, arrivando al limite mentale e fisico, dando tutto per quell’obbiettivo. Per me, ogni grande evento è già di per sé una festa, una grande celebrazione dello sport che amo e che è una parte fondamentale della mia vita. E lì, in quel momento, su quel ring, ti lasci alle spalle tutti i sacrifici, tutte le frustrazioni restano alle spalle per giocarti tutto in una manciata di minuti: anche se ci sono i tuoi cari a vederti, il tuo maestro all’angolo, sei tu a dover scrivere la tua storia. Ti senti un re, stai facendo la cosa che ti piace, di fronte ad un avversario come te, che in quel momento diventa quasi un fratello, anche se darà tutto per metterti al tappeto: se non ci fosse lui su quel ring, non ci saresti neanche tu.