Embolia, intervento d’eccezione

Embolia, intervento d’eccezione

23 Novembre 2019 0 Di La Redazione

Anna Iervolino: “Un esempio di altissimo livello della nostra offerta assistenziale, oggi ancora più ricca.Ipazienti campani, e non solo, hanno una nuova opportunità chirurgica di altissima specializzazione”.

 

Un vecchio detto “una rondine non fa primavera” potrebbe indurre alla prudenza. Ma stavolta è il caso di mettere da parte la tradizionale saggezza dei proverbi per celebrare un importante e delicato intervento chirurgico (è durato circa nove ore) che, nel Policlinico Federico II di Napoli – con un’embolia delle arterie polmonari ha permesso ai chirurghi di estrarre i trombi che le occludevano – ha consentito a un istruttore di tennis di superare una grave crisi che rischiava di essergli fatale. Un intervento chirurgico importante che avvicina la sanità campana a quella del Nord Italia perché la tromboendoaderterectomia polmonare finora non era stata mai realizzata nella nostra Regione. Quest’intervento viene infatti eseguito in due centri di Bologna e di Pavia, l’augurio è che non resti un caso isolato ma che sia il proseguimento di un percorso che dovrà portarci a una drastica riduzione dei così detti “viaggi della speranza”.

Francesco (nome di fantasia), napoletano, ha 45 anni ed è istruttore di tennis, tutti i giorni si reca sul campo e insegna ai bambini a praticare lo sport al quale è da sempre appassionato. All’improvviso, durante uno dei consueti allenamenti, ha avuto un malore: non riusciva più a respirare. Ricoverato in un ospedale campano è stato in seguito trasferito, in condizioni critiche, al Policlinico Federico II, prima all’Utic (Unità di terapia intensiva cardiologica), e successivamente nel reparto di cardiologia dell’azienda, guidato dal professore Pasquale Perrone Filardi.

La diagnosi è tutt’altro che incoraggiante. “Il paziente – sottolinea Perrone Filardi – mostrava un’embolia polmonare massiva subacuta con coinvolgimento delle due arterie polmonari prossimali con un quadro clinico di progressiva instabilità emodinamica, nonostante il trattamento con terapia medica ottimale”. In altre parole, il paziente, a causa della ridotta ossigenazione del sangue, determinata dall’ostruzione delle arterie polmonari, sarebbe potuto morire di lì a poco.

La sue condizioni, con il trascorrere delle ore, diventano infatti estremamente critiche ed il trattamento chirurgico, a carattere di emergenza, diventa l’unica possibilità per salvargli la vita.

Il paziente viene quindi valutato dall’heart team del Policlinico Federico II che effettua oltre il 50% degli interventi chirurgici in regime di urgenza e di emergenza ed è quindi abituato ad affrontare situazioni particolarmente complesse, con il supporto dei cardioanestesisti, guidati dal professore Giuseppe Servillo, e grazie alle consolidate procedure nell’ambito dei trattamenti endoprotesici per affrontare le sindromi aortiche acute, con il team coordinato dal professore Gabriele Iannelli.

L’equipe guidata dal professore Emanuele Pilato, direttore della cardiochirurgia del Policlinico, decide di procedere a un intervento cardiochirurgico mai eseguito prima nell’azienda universitaria e in Regione Campania: un’embolectomia delle arterie polmonari, ovvero un’estrazione chirurgica dei trombi che occludono le arterie polmonari. Un intervento durato circa 9 ore. In sala operatoria, insieme al professore Pilato, sono presenti i dottori Riccardo Tozzi e Giuseppe Comentale, ambedue cardiochirurghi, coadiuvatati dai cardioanestesisti i dottori Fulvio Giuricin e Gaetano Castellano e dai perfusionisti, coordinati dalla dottoressa Alessandra Notarnicola.

“L’intervento chirurgico è molto complesso e delicato, si chiama precisamente Pea (tromboendoarterectomia polmonare) e si effettua solo in circolazione extracorporea raffreddando il paziente fino a 18° di temperatura, una sorta di ibernazione. Una volta aperte le due arterie polmonari, si procede alla rimozione dei trombi che occludono il circolo polmonare, in modo da permettere al paziente di respirare nuovamente. Questi tipi di interventi – sottolinea Pilato – si realizzano esclusivamente in due centri in Italia, a Bologna e a Pavia, che hanno un programma strutturato per questo approccio chirurgico, e ne vengono realizzati non più di 70 all’anno”.

Una tecnica appresa dal professore Pilato nel 2004 a Vienna, dal professore Walter Kepletko, il più noto chirurgo toracico europeo (salito agli onori della cronaca per aver trapiantato di polmone il pilota di Formula 1 Niki Lauda), poi implementata e perfezionata dallo stesso Pilato a Bologna, ed oggi approdata a Napoli.

“L’intervento si è concluso in maniera ottimale – aggiunge Perrone Filardi – ed il paziente, dopo un buon decorso postoperatorio, è stato dimesso. Dopo un periodo di riabilitazione, potrà riprendere le sue abitudini quotidiane”.

“Un esempio di altissimo livello della nostra offerta assistenziale, oggi ancora più ricca – commenta l’avvocato Anna Iervolino, direttore generale dell’azienda ospedaliera Universitaria Federico II – i pazienti campani, e non solo, hanno una nuova opportunità chirurgica di altissima specializzazione possibile grazie alle nostre professionalità e al lavoro sinergico che gli operatori del Policlinico Federico II riescono a realizzare unendo competenze e approcci disciplinari diversi, condividendo esperienze e rappresentando un riferimento di eccellenza sanitaria nel Sud Italia”.