Dermatologia, le reazioni avverse ai farmaci

Dermatologia, le reazioni avverse ai farmaci

15 Febbraio 2020 0 Di La Redazione

“La sindrome di Stevens-Johnson è una malattia grave che, se non curata adeguatamente, può progredire verso una condizione ancora più seria come la necrolisi epidermica tossica”.

 

Le parole, come cita un noto film, sono importanti. E un loro uso appropriato è ancora più importante in campo sanitario, dove generiche attribuzioni date ad alcune condizioni cliniche possono avere conseguenze negative sullo stato di salute del paziente. Questo accade anche in ambito dermatologico, dove a volte gli stessi specialisti non hanno un’adeguata preparazione per affrontare alcune gravi reazioni cutanee da farmaco, scambiandole per esempio per un semplice rash cutaneo. A rimetterci sono i pazienti, che in questo caso rischiano di andare incontro ad un peggioramento della loro condizione.

Allora punta anche ad uniformare le terminologie dermatologiche il “Corso intensivo sulle reazioni cutanee ai farmaci: diagnosi di sospetto, imputabilità e gestione clinica” promosso dall’Accademia nazionale di medicina – sezione dermatologia con il patrocinio dell’Associazione dermatologi ospedalieri italiani. Il corso al quale partecipano specialisti in dermatologia ha come responsabili scientifici i dottori Roberto Leone e Luigi Naldi, direttore del dipartimento di dermatologia dell’ospedale San Bortolo di Vicenza e consigliere Adoi.

“È fondamentale uniformare le terminologie in ambito dermatologico – ha detto Naldi – nonostante ci siano stati enormi avanzamenti per quanto riguarda la conoscenza delle reazioni dermatologiche da farmaco, alcune gravi reazioni vengono ancora confuse tra loro dai medici. Capita per esempio con la sindrome di Stevens-Johnson e l’eritema polimorfo, associati per troppi anni. Ma la prima è una reazione da farmaco e la seconda è per lo più legata alla riattivazione di un herpes virus. Non solo: mentre l’eritema polimorfo, seppure possa ripresentarsi più volte, si risolve spontaneamente, la sindrome di Stevens-Johnson è una malattia più grave che, se non curata adeguatamente, può progredire verso una condizione ancora più seria come la necrolisi epidermica tossica”.

Tra le reazioni ai farmaci in assoluto più gravi che possono colpire la superficie cutanea c’è infatti la necrolisi epidermica tossica. “Tale reazione provoca un distacco dell’epidermide, esattamente come quando ci si ustiona – spiega il dottor Naldi – quindi chi ne è colpito è trattato nei centri dei grandi ustionati. Non ci sono farmaci realmente efficaci per controllarla, ma il paziente è ricoverato in terapia intensiva dove si eseguono tutte le manovre necessarie per superare la fase più critica. La necrolisi epidermica tossica inizia con un distacco dell’epidermide che tende a progredire, poi si interrompe e quindi avviene una riepitelizzazione. Il tutto dura circa una quarantina di giorni”.

Secondo l’esperto, non sono poi da sottovalutare le sequele, cioè “alcuni esiti che possono verificarsi anche a distanza, sempre in riferimento alla sindrome di Stevens-Johnson e alla necrolisi epidermica tossica – ha proseguito il dottor Naldi – queste due reazioni possono portare a complicazioni oculari importanti, dall’opacizzazione della cornea alla cecità”. Ma quel è l’incidenza di queste reazioni nella popolazione italiana? “Per la sindrome di Stevens-Johnson si stimano in Italia circa 150 casi all’anno, mentre per la necrolisi epidermica tossica circa 50 casi. Di fatto queste reazioni sono legate ai farmaci, ma c’è una predisposizione genetica. Ad esserne colpite, tendenzialmente, sono in numero maggiore le donne e il rischio aumenta con l’età. Ma in linea generale le reazioni cutanee ai farmaci possono colpire tutti, a volte anche i bambini”, ha aggiunto l’esperto.

Il dottor Naldi, infine, ribadisce l’importanza del corso intensivo sulle reazioni cutanee ai farmaci: “È rivolto agli specialisti in dermatologia, perché sono loro, innanzitutto, a dover correggere il tiro sulla terminologia. Si tratta di un corso intensivo dove si dà per scontato e acquisito che chi partecipa abbia già una conoscenza approfondita del problema e che voglia però allo stesso tempo affinare le proprie conoscenze. È un corso che ripeteremo e che credo sia importante mantenere, magari estendendolo anche ad altri specialisti. Perché la dermatologia può toccare anche altri settori, come per esempio quello oftalmologico”.