Daniele Falleri: “Essere fuori dal coro significa essere unici, diversi, e tutti lo siamo”

Daniele Falleri: “Essere fuori dal coro significa essere unici, diversi, e tutti lo siamo”

20 Giugno 2023 Off Di Rita Lazazzera & Pasquale Maria Sansone

Essere un visionario rappresenta per un regista un valore aggiunto. Condivide?

Essere visionari, più che un valore aggiunto lo vedo come un elemento indispensabile per essere un regista. Raccontare storie, palesare l’anima dei personaggi, intuire le note musicali in sintonia con ciò che vuoi mettere in scena, fuggire quanto più lontano possibile dalla banalità, da ciò che è ovvio, richiede un punto di vista personalissimo, insolito, innovativo, visionario appunto. L’immagine, non solo nei film, ma anche a teatro, ti arriva prepotente ancora prima delle battute. Se non riesci ad immaginare ciò che c’è oltre la parola scritta non potrai mai proporre ad uno spettatore il viaggio che lui, più o meno consapevolmente, pretende. Lo spettatore che sceglie di vedere un film o uno spettacolo teatrale ti chiede di essere sconvolto, trasformato in qualcosa di diverso da ciò che era prima. Si aspetta che tu gli mostri un lato di sé che non conosceva o che intuiva ma non riusciva ad afferrare. E se non sei un visionario che sa giocare con la propria creatività come un giocoliere con i birilli questo obiettivo non lo raggiungerai mai.

Facendo un parallelismo con il direttore d’orchestra lei ritiene di appartenere alla categoria di quelli che esigono prestazioni aderenti all’idea di chi dirige, o lascia libertà agli strumentisti?

Il bravo direttore d’orchestra armonizza tutti gli elementi senza mai forzarli dentro alla propria idea, ma esaltandoli. Io ascolto, osservo, lascio improvvisare, sprono a proporre variazioni sul tema, invito gli attori a spiazzarmi. Rendo ogni elemento della squadra partecipe e protagonista del processo creativo.

Lascio che suonino le note che a loro piacciono di più, quelle in cui si sentono più bravi, in cui si identificano. Una volta che ho chiaro quale sia la natura del materiale di cui dispongo, lo modello. Quindi l’ultima parola per il ruolo che ricopro è comunque la mia, ma ciò che ho costruito l’ho costruito con i punti di forza dei singoli attori e di tutti gli altri collaboratori. Questo contribuisce a raggiungere un effetto collaterale che ricerco sempre, e cioè che ognuno di loro senta di aver fortemente contribuito al risultato finale. Voglio che ogni singolo attore, scenografo, musicista, costumista, elettricista, direttore della fotografia, ecc. ogni elemento della squadra possa dire: “Questo è il mio film.” O “Questo è il mio spettacolo.”

Sono tante le serie televisive di grande successo che lei ha curato nella veste di regista o di sceneggiatore, (tanto per citarne alcune: Solo per amore, Le tre rose di Eva 4, Carabinieri e Commissario Manara 2). A quale di esse è particolarmente legato?

Se con il termine ‘legato’ intende quale siano le serie televisive che mi hanno ‘segnato’ di più, direi tutte. E non intendo dire che le ho amate tutte indistintamente, tutt’altro. Ognuna di loro è stata un viaggio che mi ha fatto scoprire qualcosa di nuovo nel mio mestiere e in me stesso. Mi ha insegnato l’importanza del sorriso, come risolvere i problemi all’istante, il vero significato della responsabilità e dell’esempio che vale più di mille teorie. Quando sei il primo ad arrivare e l’ultimo ad andartene, quando ti ritagli sempre il tempo per ascoltare una richiesta d’aiuto, quando ti rimbocchi le maniche ancora prima che qualcuno ti chieda di farlo, dai un esempio che ti ritorna amplificato in energia positiva e anche i sacrifici e gli ostacoli diventano opportunità.

Tanti anche i lavori teatrali. In questo caso quale è il personaggio in cui si rispecchia particolarmente?

Beh, in assoluto il personaggio che inevitabilmente amo di più è Silio del mio testo SULLE SPINE, noir psicologico a tinte comiche. Dico inevitabilmente perché ciò che è successo, e che continua a succedere con SULLE SPINE, è unico. Il primo allestimento dello spettacolo risale a più di venti anni fa e da allora non abbiamo mai smesso di replicarlo. Cosa ancora più stupefacente, il protagonista è stato da sempre interpretato dal grande attore Urbano Barberini che ormai incarna il personaggio in un modo così viscerale che quando è in scena non si distingue più dove finisca uno ed inizi l’altro. Pensa che anni fa lo abbiamo messo in scena persino a Londra. Inoltre, dopo una delle prime rappresentazioni venne nei camerini a congratularsi con me ed Urbano il mito dei miti: Franca Valeri che da allora è diventata il nostro punto di riferimento artistico e con cui abbiamo condiviso innumerevoli progetti, teatrali e televisivi. Con SULLE SPINE andremo in scena anche la prossima stagione al Teatro OFF OFF di via Giulia a Roma. Vi aspettiamo tutti per ridere e piangere insieme. Mi sbilancio: da non perdere!

 Attività teatrale e cinema, quale linguaggio ritiene più efficace?

Entrambi. Non competono. Sono generati dalle stesse radici e poi si diramano in due linguaggi diversi, ma affini. In entrambi i casi si raccontano storie, si costruiscono personaggi, si creano immagini suggestive. Il teatro è, nella sua lavorazione, più intimo, il cinema e la Tv sono più caotici, di un fascino diverso ma travolgente. Davvero non saprei scegliere. È come se ad un bambino chiedessi: “A chi vuoi più bene, a mamma o papà?” Lo metteresti in crisi.

Nella vita lei è ritenuto un personaggio “fuori dal coro”. Questa cosa pensa l’abbia aiutata o danneggiata in carriera e non solo?

Partiamo dal fatto che nella definizione ‘fuori dal coro’ mi ci riconosco totalmente e, anzi, è un accento che mi inorgoglisce. Essere fuori dal coro significa essere unici, diversi, e tutti lo siamo. La differenza sta nel viversi la diversità come un punto di debolezza oppure, come cerco di fare sempre, come un punto di forza.

Se tutto ciò mi abbia frenato o aiutato nella carriera non lo so e non mi interessa saperlo. Ho fatto tanto? Ho fatto poco? Avrei potuto fare di più? Sono tutte domande che necessitano un verbo coniugato al passato ed il passato non fa per me. Io sto nel presente ed il mio obiettivo è guardarmi allo specchio e sorridere compiaciuto dell’uomo che vedo. Un uomo che ha fatto tanti sbagli, ma mai per negligenza o per cattiveria. Un uomo che cerca di ridurre al minimo rimorsi e rimpianti. Un uomo che sente che la vita che sta vivendo somiglia moltissimo alla vita che vorrebbe vivere. Presente dopo presente.