Che stagione influenzale ci aspetta?

Che stagione influenzale ci aspetta?

8 Settembre 2023 Off Di Carlo Alfaro*

L’influenza stagionale è una malattia infettiva delle vie respiratorie, altamente contagiosa, causata dai virus influenzali, che nel nostro Paese si manifesta annualmente nei mesi freddi.

I sintomi contemplano: febbre alta ad esordio improvviso, brividi, tosse secca e stizzosa, mal di gola, naso congestionato, rinorrea e starnuti, lacrimazione e bruciore agli occhi, mal di testa, stanchezza e debolezza, dolori muscolari e articolari, dolori addominali, diarrea, nausea e vomito (soprattutto nei bambini), perdita di appetito, ridotta qualità del sonno.

La cosiddetta “triade dell’influenza” richiede per la diagnosi clinica almeno tre sintomi: febbre alta, tipicamente ad esordio improvviso; un sintomo generale; un sintomo respiratorio.

La durata media è di 5-7 giorni (fino a 10 nei bambini), ma l’astenia e la tosse possono durare a lungo.

Il tempo d’incubazione, ossia il periodo tra il contagio e le prime manifestazioni, è da 1 a 4 giorni.

La contagiosità degli adulti risulta dal giorno precedente alla comparsa dei sintomi fino a 5-7 giorni dopo, per i bambini anche per più di una settimana.

La trasmissione avviene tramite goccioline diffuse tramite la tosse, gli starnuti o la saliva quando si parla, entro una distanza di 2 metri; più raramente attraverso superfici/oggetti contaminati.

A causa delle possibili complicazioni, sono centinaia di migliaia le morti che l’epidemia causa ogni anno nel mondo.

In Italia, ogni anno l’influenza colpisce mediamente il 9-10% della popolazione. La fascia d’età più colpita è quella pediatrica, ma oltre il 90% delle ospedalizzazioni e delle morti si verifica in soggetti sopra i 65 anni. L’influenza causa ogni anno in Italia tra i 5mila e i 15mila decessi.

Essendo una malattia virale, l’assunzione di antibiotici è inutile se non addirittura controproducente; ci si deve limitare a terapia di supporto e farmaci sintomatici nel frattempo che la patologia segua il decorso naturale.

Per prevenire l’influenza valgono i cardini fondamentali della prevenzione delle malattie infettive: lavaggio regolare delle mani, igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si tossisce o si starnutisce, utilizzare fazzoletti monouso e smaltirli correttamente), autoisolamento in caso di febbre e sintomi simil-influenzali, evitare il contatto con persone ammalate, evitare di toccarsi occhi, naso e bocca, non fumare in ambienti chiusi, garantire adeguato ricambio d’aria.

L’arma più efficace per la prevenzione è il vaccino antinfluenzale, che in Italia è gratuito per le fasce di popolazione considerate a rischio: soggetti dai 65 anni, con malattie croniche (diabete, obesità, malattie immunitarie, cardiovascolari, respiratorie, neurologiche, renali, epatiche, endocrine, metaboliche, del sangue), operatori sanitari, donne in gravidanza (in qualunque trimestre). Dai 2 anni in poi è raccomandato il vaccino quadrivalente, per ridurre il rischio della mancata corrispondenza tra i ceppi inseriti nel vaccino e quelli effettivamente in circolazione. Per i soggetti di età pari o superiore a 65 anni sono raccomandati i vaccini potenziati adiuvati e ad alta dose. In Italia, si raccomanda che la vaccinazione avvenga a partire dall’inizio dell’autunno, ma può essere fatta in qualsiasi momento della stagione influenzale. La protezione inizia circa 2 settimane dopo la somministrazione del vaccino e dura per 6-8 mesi. Gli effetti indesiderati sono in genere di modesta entità e di breve durata (1-2 giorni): dolore, rossore, gonfiore del punto di inoculazione, malessere generale, febbre, dolori muscolari.

La Circolare del Ministero con le linee guida sulla vaccinazione antinfluenzale per la stagione imminente: “Prevenzione e controllo dell’influenza: raccomandazioni per la stagione 2023-2024” è stata pubblicata, con netto anticipo rispetto al solito, il 21 aprile 2023. Si raccomanda di anticipare le campagne di vaccinazione a partire dall’inizio di ottobre e di puntare su azioni di chiamata e offerta attiva da parte di Medici di famiglia, Pediatri di libera scelta e Farmacie, per raggiungere l’obiettivo minimo di copertura del 75% (95% sarebbe l’obiettivo ottimale per ottenere l’immunità di gregge). Il Ministero raccomanda anche il coinvolgimento dei Medici specialisti e ospedalieri, le Associazioni, la Stampa e i Media per sensibilizzare la popolazione sull’importanza della vaccinazione antinfluenzale.

Purtroppo in Italia, dopo un picco del 68,3% raggiunto nella campagna di vaccinazione del 2005-06, la copertura vaccinale per i soggetti di età superiore ai 65 anni è progressivamente calata fino a un minimo del 48,6% nel 2014-15. Da allora vi è stato un progressivo lieve incremento fino a raggiungere una copertura del 65,3% nel 2020-21, frutto dell’allarme creato dalla pandemia di Covid-19, per poi assestarsi al 58,1% nella stagione 2021-22.

Attualmente è in sperimentazione negli USA un vaccino a mRNA universale contro la parte costante della proteina “emoagglutinina” del virus, che sarà attivo su tutti e 20 i ceppi noti, per cui non sarà necessario lo sviluppo annuale di vaccini contro l’influenza stagionale e il richiamo del vaccino ogni anno.

L’epidemia globale di influenza 2022/2023 (denominata “australiana”) è stata di intensità particolarmente violenta. In Italia, la stagione influenzale 2022-23 ha segnato il più alto numero di contagi negli ultimi 23 anni, da quando è iniziata la sorveglianza InfluNet dell’Istituto superiore della sanità. In base all’ultimo rapporto del sistema di Sorveglianza Integrata dei virus respiratori InfluNet/RespiVirNet aggiornato al 5 maggio (poi il monitoraggio si è concluso) si sono registrati quasi 14milioni di casi, più del doppio dell’anno precedente (6.538.900 casi) e il 72% in più dell’ultima stagione pre-Covid (2019-2020) che aveva registrato 7.595.000 di casi. Superato ampiamente anche il precedente record della stagione 2017-2018, di quasi 8,7 milioni di malati. I più colpiti sono stati i bambini: oltre 50 casi per mille nella fascia 0-4 anni e 28 per mille nella fascia 5-14 anni. I virus identificati ai tamponi sono risultati di tipo A circa nell’80% dei casi e di tipo B per il 20%. Nell’ambito dei virus A, il sottotipo H3N2 è risultato predominante. Tutti i virus B caratterizzati sono risultati appartenere al lignaggio Victoria. La violenta epidemia di quest’anno è stata sostenuta, oltre che dai virus influenzali, da altri virus respiratori responsabili di quadri simil-influenzali (chiamati ILI), quali Rinovirus, Adenovirus, Parainfluenzali, Metapneumovirus umano (fortemente emergente quest’anno anche in Usa), Coronavirus umani diversi da SARS-CoV-2, Virus respiratorio sinciziale (RSV) e Bocavirus. Una caratteristica di questa stagione epidemica è stato un inizio anticipato dell’epidemia stagionale e un picco rispetto alle stagioni precedenti anticipato, più alto e duraturo, con allungamento della stagione che, invece di concludersi tra febbraio e marzo, si è protratta fino a maggio. Dopo il picco a fine novembre, che ha visto quasi 1 milione di casi in una settimana, il calo è proseguito fino alla seconda metà di gennaio, quando la discesa dei contagi si è arrestata e l’incidenza è rimasta stabile a febbraio e marzo, per poi iniziare una lenta discesa. L’esordio precoce dei contagi di malattie respiratorie già da ottobre, l’elevata trasmissione nella comunità e la co-circolazione di diversi virus, hanno creato allarmanti congestioni di ambulatori, strutture di pronto soccorso e reparti di degenza. La causa principale si attribuisce al fatto che nelle stagioni precedenti le misure di contenimento applicate contro la pandemia da Covid-19, come il distanziamento fisico, l’igiene delle mani, l’uso delle mascherine, il divieto di assembramenti, lo smart working, le limitazioni agli spostamenti e all’accesso ai luoghi chiusi, hanno ridotto moltissimo la diffusione dei virus respiratori. La criticità è stata accresciuta anche dalla preoccupante carenza di farmaci per combattere le malattie respiratorie, causa il boom inaspettato di consumi a seguito del numero importante di contagi e l’aumento dei costi di produzione legati alla crisi energetica.

La nuova stagione epidemica si prospetta altrettanto aggressiva e quindi la raccomandazione a vaccinarsi, anche per chi non rientra nelle categorie ad alto rischio, è forte.

Un altro rischio emergente è rappresentato dal diffondersi dell’influenza aviaria A/H5N1, attualmente a basso rischio di contagio per l’uomo (sono descritti solo rari casi sporadici da contagio diretto dagli uccelli ammalati) ma teoricamente altamente patogena e pericolosa. Dal 2021 l’epidemia si sta diffondendo notevolmente in Europa e in America tra gli uccelli selvatici. Fortunatamente al momento non si registrano focolai di aviaria negli allevamenti di pollame nel nostro Paese. Nel mondo non è stato mai riscontrato alcun caso di contagio di aviaria da uomo a uomo. Nelle Americhe le infezioni sono state rilevate in mammiferi marini e mustelidi; i Finlandia sono segnalati casi in allevamenti di volpi artica e visoni; in Polonia si è verificato a giugno un focolaio epidemico tra i gatti, La diffusione tra i mammiferi fa temere l’attitudine del virus allo spillover (salto di specie), come accadde col Covid.  

 

 

 

 

Carlo Alfaro, Dirigente Pediatra aslnapoli3sud*