Campania e la rete dell’ictus che non c’è (terza parte)

Campania e la rete dell’ictus che non c’è (terza parte)

6 Aprile 2019 0 Di Bruno Buonanno

Le stroke unit di primo livello sono previste al Cardarelli, al Ruggi di Salerno, al Cto, al Policlinico federiciano, ad Avellino, Benevento, Caserta e all’Ospedale del Mare.

In Campania il programma per le stroke unit esiste. Se ne parlava durante la gestione regionale di Antonio Bassolino che nel 2005 nominò una commissione regionale: sul Bollettino della Regione Campania comparvero – ma solo sulla carta – le stroke unit.

Volendo organizzarci, come si fa nel resto d’Italia e del mondo, il programma per combattere gli ictus emorragici prevede centri di primo livello identificati come Hub perché realizzati in strutture sanitarie dotate di neurologia e neurochirurgia, indispensabili per assistere pazienti con attacchi ischemici o con ictus emorragici per i quali è necessario l’intervento chirurgico. Le stroke unit di primo livello sono previste al Cardarelli, al San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, al Cto, al Policlinico federiciano, ad Avellino, Benevento, Caserta e all’Ospedale del Mare che nel settembre del 2018 ha attivato il pronto soccorso.

Sono previsti dodici centri di secondo livello definiti spoke unit da attivare ad: Ariano Irpino, Aversa, Pineta Grande, San Giovanni Bosco, San Paolo, Pozzuoli, Giugliano, Nola, Volla, Castellamare di Stabia, Vallo della Lucania, Nocera Inferiore. A livello nazionale è previsto un centro per la cura degli ictus cerebrali ogni 200mila abitanti.

L’emorragia cerebrale è tra le patologie a più alto impatto in termini di perdite di vite umane con una media del 10-12 per cento di decessi annui, con la Campania che conta un numero di defunti superiore al resto d’Italia. Ma chi è in fase acuta e viene dimesso da una struttura ospedaliera paga un forte scotto per le conseguenze che il danno procura al cervello: l’ictus è la prima causa di invalidità permanente. In Europa nel 2015 sono stati spesi circa 45 miliardi di euro per l’ictus, di cui circa 25 miliardi per assistenza sanitaria diretta. A questi vanno aggiunti circa 16 miliardi per costi sanitari sostenuti dalle famiglie per presidi terapeutici (solleva persone, sedie a rotelle, letti antidecubito, ristrutturazioni casalinghe per consentire al malato di appoggiarsi a sbarre quando riprende il cammino, etc.). In Italia i costi dell’ictus valgono circa 3,7 miliardi di euro: lo 0,25 del Pil.

“Tra le fine di aprile e il mese di maggio – annuncia Tatiana Travaglini, presidente di Alice Campania – ci sarà l’assemblea dei soci che ci auguriamo diventino sempre di più. Sul nostro sito abbiamo un piccolo spot realizzato con l’aiuto di alcuni volti noti come Patrizio Rispo, Renato Carpentieri e Cristina Donadio per aiutare i cittadini a diventare parte attiva in quella che è una vera battaglia contro l’emorragia cerebrale di cui io stessa sono stata vittima qualche anno fa. La nostra associazione è pronta a continuare il contraddittorio con l’onorevole Vincenzo De Luca, presidente della Giunta regionale, e con i dirigenti di tutte le strutture sanitarie per rendere operativa anche in Campania la rete delle stroke unit di cui c’è assoluto bisogno”.