Borrelli, i “bambini scomparsi” e la rissa che non c’è

Borrelli, i “bambini scomparsi” e la rissa che non c’è

21 Gennaio 2019 0 Di Antonio Magliulo

Il diverbio tra due donne scoppiato all’esterno dell’ospedale pediatrico Santobono diventa pretesto per denunce ben più pesanti sulla commistione fra camorra e sanità.

Il titolo (rissa violenta davanti al Santobono: due donne si picchiano davanti ai bambini) è di quelli che ci consegna, ancora una volta, una storia di “quotidiana, ordinaria inciviltà” di fronte alla quale sarebbe reato assuefarsi. Tuttavia, alcune anomalie saltano agli occhi nella denuncia effettuata, via social, dal consigliere regionale Borrelli: dei bambini, di cui sopra, non c’è traccia nel video postato (e magari questo può essere spiegato con la scelta di inquadrature volte a tutelare i minori); a ben vedere la stessa “rissa”, sempre nel video, scende a livello di piccola scaramuccia con scambio di “gentilezze” fra le due signore.

Più serie e preoccupanti ci sembrano, invece, le considerazioni del consigliere Borrelli sulle infiltrazioni camorristiche nella sanità. Ed allora, viene da chiedersi, perché partire da una non notizia per calare poi l’asso di valutazioni che, se confermate nella loro incontestabile gravità, aprono uno scenario da “coprifuoco” autentico? Mistero.

Il consigliere Borrelli non è uno sprovveduto, oltretutto è componente della Commissione regionale sanità, e con la sua denuncia (reiterata) sulle infiltrazioni di formiche in due nosocomi napoletani si è creata anche una certa visibilità, diventando il terminale di tante denunce. Ora, sorvolando sul “ pugno duro contro queste persone” (le donne scostumate del Santobono ndr) diventa fondamentale capire su quali elementi il consigliere fondi le sue esternazioni più gravi: “Perché la sanità in Campania è il ricettacolo del malaffare nella pubblica amministrazione della istituzione regionale. La sanità in Campania è una vera piaga aperta nei conti pubblici e le risorse che spendiamo – 10 miliardi e mezzo ogni anno – finiscono non solo in servizi scadenti ma anche in altro. Più volte lo stesso governatore Vincenzo De Luca ha dichiarato – “La Sanità campana è in mano alla camorra”.

E, ancora: “Con quei 10 miliardi e passa paghiamo i  servizi di ambulanza (non tutti, ma troppi) in mano alla camorra (vedi rapporto del ministero dell’Interno); paghiamo i servizi di pulizia di ospedali  ad aziende in odore di camorra o con interdittive antimafia che da due o tre lustri svolgono un servizio in proroga senza aver mai fatto gare di appalto; paghiamo gli stipendi a primari che in realtà primari non sono ma svolgono questo ruolo in proroga da 10, 15 anni; paghiamo i medicinali antitumorali che costano milioni di euro ma che in buona parte vengono rubati dalle farmacie degli ospedali; paghiamo convenzioni con la sanità privata dei soliti vattelappesca; paghiamo servizi di vigilanza e sicurezza in ospedali che sono in balia di energumeni d’ogni risma. Ecco, in Campania la malasanità non è l’espressione che usiamo di norma per qualificare un pessimo servizio sanitario che porta nocumento ai pazienti. No, è mala e sanità, nel senso che la mala occupa la sanità”.

Sicuramente sono queste, più che qualche ceffone, le considerazioni che allarmano la collettività e sulle quali, osiamo sperare, siano in corse accurate indagini e la sollecita adozione di provvedimenti adeguati da parte del Ministero degli Interni.

In conclusione, se questo, per quanto desolante, è il quadro concordiamo sulla necessità di un supercommissario…ma di polizia.