“Bisogna far crescere la cultura del dono”

“Bisogna far crescere la cultura del dono”

2 Febbraio 2019 0 Di Mariagrazia Manna

Il consigliere nazionale Aido, Guglielmo Venditti, in un intervista a tutto tondo sul mondo dei trapianti: “Purtroppo, ancora oggi, è ancora troppo alta la percentuale di chi rifiuta di donare”. 

È di ormai varie settimane fa la notizia secondo cui, un’inchiesta in corso dell’Fbi, riconoscerebbe Castel Volturno come patria del traffico internazionale di organi e di esseri umani ad opera della mafia nigeriana. Sia l’AIDO Nazionale che il Centro Nazionale Trapianti hanno diffuso comunicazioni molto caute riguardo la vicenda, confermando all’unisono ad ogni modo che “in Italia non vengono eseguiti trapianti al di fuori del circuito legale.

Sulla delicata questione abbiamo sentito il dottor Guglielmo Venditti, consigliere nazionale dell’Aido per la Campania, scoprendo non tanto un tecnico, componente di associazione ma un vero e proprio volontario preparato ed appassionato, promotore della cultura della donazione su più livelli, che ci ha davvero aperto un mondo oltre a fornirci una serie di utilissime informazioni.

“Una notizia del genere – ci racconta – oltre a farci affacciare in un buco nero davvero terribile e macabro, potrebbe veramente vanificare il lavoro delicatissimo di centinaia e migliaia di volontari in tutta Italia. La gente deve sapere come stanno davvero le cose, quanti si adoperano nel nostro paese affinché esista una rete del trapianto monitorata e “attenzionata” in ogni minimo dettaglio. Persone preparate, specializzate, esperte, dall’autista dell’ambulanza, all’ausiliario, al medico “trapiantatore”, che si danno il cambio con una staffetta serratissima per arrivare ad un risultato finale importante. Potremmo davvero essere di esempio per milioni di cittadini nel mondo.

In Italia ad oggi su 50milioni di italiani che possono esprimere la volontà positiva alla donazione di organi tessuti e cellule solo il 4%, circa 2 milioni, lo hanno fatto, tanti sono donatori di sangue, purtroppo ancora pochi i donatori di midollo.  Ricordiamo che si può essere donatori di organi (rene e fegato) sia in vita per un consanguineo o attraverso la donazione samaritana, che post mortem.

Abbiamo creato, in anni di lavoro, un cerchio talmente perfetto nel quale sono coinvolti, per il benessere del ricevente (e nel caso delle donazioni da vivente come quella samaritana, anche del donatore) addirittura medici psicologi, persino il giudice. Le persone devono sapere che la donazione di organi è sicura, che la rete trapianti in Italia è fondata su un sistema consolidato nel tempo e dire SI alla donazione veramente può offrire speranza di vita a tanti, è un atto d’amore enorme. Un sì del genere è l’arma vincente per sconfiggere la criminalità organizzata e sotterranea riguardo a notizie come quella di Castel Volturno.

LA SITUAZIONE IN CAMPANIA

Sono davvero buoni i numeri in Regione Campania in materia di donazione – continua il dottor Venditti –  con ben 27 anni di ritardo lo stato Italiano, consentendo la scelta in comune ha finalmente permesso alle persone di dire SI alla donazione in una sede istituzionale: dunque a chiunque si accinga a fare la carta di identità o a rinnovarla viene posta la domanda fatidica e si può così scegliere se essere o meno donatore. Fino ad oggi in Campania il 92% delle persone ha detto quel si, con un 35% di opposizione che deve ovviamente essere abbattuto. Più precisamente il dato campano ad oggi è di 16 donatori per milione di abitanti, quest’anno abbiamo avuto circa 85 donatori che sono stati dichiarati utilizzabili.

Sono numeri importanti che ci danno soddisfazione anche se come accennato, il dato su cui dobbiamo lavorare è appunto quel 34-35% di opposizione che va ad incidere sulle 1100/200 persone in lista di attesa per un trapianto, che sia di fegato o di rene.

CHI ASPETTA IL TRAPIANTO

Purtroppo sono molti di più i pazienti ultrasessantenni che vanno incontro a possibili trapianti che non i giovani, per fortuna ormai la cultura della prevenzione cresce, certo non è ancora a livelli eccezionali ma ne vediamo risultati positivi, anche la vita si è allungata ma certamente si può fare ancora di più. I bambini in attesa di un trapianto di cuore per fortuna sono molto pochi, si contano sulle dita di una mano, per i richiedenti trapianto di fegato e/o rene siamo invece sui 130, 140.

Non posso non citare i luoghi  degli interventi, dove i pazienti non vengono lasciati soli dopo il trapianto ma hanno una importante possibilità di essere seguiti: sul territorio regionale possiamo infatti vantare dei centri d’eccellenza nel trapianto di organi, al Cardarelli per esempio, al Monaldi, altro punto con enormi professionalità, al Policlinico e al Ruggi D’aragona a Salerno, altri due centri di trapianto di rene, dove operano due figure d’eccezione, Michele Santangelo e Paride De Rosa, medici trapiantatori a cui davvero non manca il lavoro.

La comunicazione potrebbe fare moltissimo per aiutare la donazione – conclude Venditti – far arrivare alla popolazione un messaggio preciso, ricco di significato sull’importanza del donare vorrebbe dire riempire di forza e valore il concetto di per sé intollerabile del fine vita e poi, com’è ovvio, aprire nuovi canali di speranza per così tante persone che nel corso di questa vita afflitta da una malattia, di speranza non ne hanno più”.

LA CULTURA DELLA DONAZIONE

Decidere di donare i propri organi è un gesto di grande generosità, un atto di grande civiltà e di rispetto per la vita. Donare vuol dire regalare, dare spontaneamente e senza ricompensa qualcosa che ci appartiene. Quando perdiamo una persona amata è difficile, in un momento di sofferenza così profonda, pensare agli altri, pensare a qualcuno che è malato e che, se non avrà un nuovo organo, avrà un’aspettativa di vita molto bassa. Sarebbe importante informarsi, scegliere e decidere in vita come esprimersi rispetto alla donazione. In questo modo, da un lato si ha la possibilità di elaborare una posizione personale in merito alla donazione e si può esser certi che la propria volontà venga rispettata; dall’altro lato, si sollevano i propri familiari da una scelta difficile in un momento delicato.