
Aracne, l’eccellenza dei talenti che diventa superbia
14 Giugno 2025Nell’angolo della stanza, un minuscolo ragno aveva tessuto un pentagramma di fili sottili tirati da un punto all’altro della parete secondo un pensiero geometrico partorito dal suo corpo piccolo e scuro come un chicco di caffè. Giuseppe lo vide e si chiese come mai non si era accorto prima della sua presenza. Identificò in una logica psicanalitica il piccolo ragno con la figura materna altrettanto minuta e laboriosa. Imprigionò tra filamenti di madreperla della ragnatela il suo volto bambino. L’ accostò ai giorni d’estate e come allora rimase in attesa del vento forse per un ultimo appuntamento. Il vento che riposava sulle pietre levigate e bianche della fiumara catturò il suo pensiero e con un brivido di gioia si arrampicò sul davanzale della finestra di Giuseppe…(dal romanzo “il Processo di Ka…fka” edito il 2014) e depose il totem della mitologia: la diversa metamorfosi del ragno.
Aracne era figlia del tintore Idmone. Viveva nella città di Colofone, famosa per la porpora. Nel tempo la fanciulla divenne un’abilissima tessitrice e ricamatrice. Si narrava che la bellezza delle sue opere era dovuta agli insegnamenti della dea Atena , protettrice di tutte le arti. Aracne reagiva indignata di fronte a questa affermazione; anzi, imprudente, diceva di essere disposta a gareggiare con la dea e pronta ad accettare qualsiasi condizione se avesse perso. Consapevole della blasfemia di Aracne per un atto di pietà Atena si trasformò in una vecchia tremante per non farsi riconoscere e consigliò alla giovane di mostrare ossequio per la dea e di chiedere perdono per le sue parole di sfida. Ma la ragazza si intestardì nel voler gareggiare. La vecchia riprese le sue vere sembianze e accettò la gara. Nella sua tela tra oro e porpora Atena raffigurò l’Olimpo con tutte le sue divinità; Aracne diversamente rappresentò alcune scene d’amore e di soprusi da parte degli dèi. Le tele erano due capolavori: nessuno avrebbe saputo dire quale fosse migliore; anche la dea non riusciva a scoprire il più lieve difetto nella tela della giovane sfidante. Atena irata dall’abilità e dall’audacia di Aracne le squarciò la tela e per tre volte percosse la fronte di Aracne. Condannò la superbia trasformando la fanciulla in un ragno e costringendola a vivere per i secoli e le generazioni future nell’incarnato di un insetto che avrebbe ricordato la blasfemia e la sua fatale abilità nel tessere la tela.
Aracne-ragno divenne un mirabile tessitore di ragnatele.
La punizione della dea ricorda il limite invalicabile tra divino e mortale. Competere, sfidare gli dèi; «O folle Aragne, sì vedea io te / già mezza ragna, trista in su li stracci / de l’opera che mal per te si fé».” così la ritrova nel girone dei superbi Dante Alighieri nel suo purgatorio. La superbia è uno dei 7 peccati capitali. Indistruttibile si rigenera come la Gorgona esi fa storia dell’uomo. Ma nessuno, in nessun tempo, è come Dio. “Qui out deus” grida l’Arcangelo Michele sguainando la spada e schiacciando la testa di lucifero.