Andy Costa: “Seguite sempre ciò che vi rende felici”

Andy Costa: “Seguite sempre ciò che vi rende felici”

4 Dicembre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?


In primis mi sono ritrovato a pensare a ciò che avevo imparato nella mia unità del
Rgt. Lagunari, riguardo come comportarsi in caso di cattura e prigionia. In fondo di questo si trattava, di una prigionia in comodità. La positività e il pensiero costruttivo sono le cose che ti insegnano per poter sopravvivere, soprattutto mentalmente, a queste situazioni. Ho così iniziato a costruire progetti personali che potevo gestire da casa e che potevano mantenere la mia mente in una fase creativa, e quindi positiva. Avviai così dei progetti di divulgazione circa la mia professione, quella del Security Contractor, molto poco conosciuta in Italia. Dalla costruzione di un sito/blog, alla gestione dei vari social media, fino alla recente pubblicazione di un libro sulla piattaforma books di Amazon (link qui di seguito):https://www.amazon.it/Security-Contractors-Ciò-nessuno-spiegato/dp/B0CHLCBM97/ref=sr_1_1?crid=15KTMOP331EPY&keywords=security+contractors+ciò+che+nessuno+vi+ha+mai+spiegato&qid=1701294502&sprefix=security+contractors%2Caps%2C177&sr=8-1


Nella gestione della prigionia, come viene insegnato, è fondamentale tenere tanto la mente positiva e costruttiva, quanto mantenere il fisico allenato, pronto, e soprattutto per smaltire gli enormi quantitativi di stress accumulato. Venendo da qualche anno di triathlon, mi risultava complesso portare avanti quest’attività, che richiedeva la disponibilità di lunghe distanze. Decisi così di abbinare il tennis agli esercizi di crossfit che già facevo a casa. Nonostante il tennis fosse partito come un ripiego essendo uno dei pochi sport praticabili sotto certe condizioni (viste le distanze di sicurezza tra i 2 giocatori), iniziai subito ad appassionarmi agli sport di racchetta, che richiedono un’incredibile coordinazione, timing ed esplosività. Grazie al tennis e ad altri progetti personali, e anche all’ignorare tutte le news negative e tragiche diffuse dai media televisivi, riuscì a passare un periodo di notevole stress mentale, che mescolava complicati viaggi internazionali a lunghi periodi “recluso in casa”.

Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?

La mia specialità in quel periodo era il Triathlon, che ebbe ovviamente grosse limitazioni all’inizio, visto i divieti relativi all’allontanarsi più di certe distanze dal proprio domicilio. Ha ovviamente portato molti a ripiegare su tapis roulant o cyclette da casa, ed altri come me ad avvicinarsi a sport che si potessero praticare più facilmente. In un certo senso, per me fu una cosa positiva, facendomi così scoprire uno sport mai praticato prima e che per certi versi, trovo ora più interessante del triathlon stesso, che nonostante tutto mi è rimasto nel cuore. Diciamo che tramite dati statistici, sembra che il periodo covid sia stato negativo per molti sport, quanto sia stato invece la fortuna per altri.

Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?

Ho iniziato a 4 anni con le arti marziali, in particolare con lo Judo, poi ad 8 sono passato al Karate e a 12 la Thai-boxe. Ho aggiunto anche la pallavolo dai 13 anni fino ai 19, prima di partire per la carriera militare, dove ovviamente ho praticato altri sport come corsa e attività simili al crossfit ma disegnate per i militari. Con gli amici ho sempre giocato anche a calcio e basket, vista la presenza di piscine nel mio paese sono sempre andato a nuotare e non avendo mai avuto il motorino, ho sempre girato in bici. Diciamo che lo sport ha sempre fatto parte integrante del mio DNA e ha passato lo spirito agonistico, nonché altri valori sportivi, anche a molti altri aspetti della mia vita. Di sicuro sono sempre stato ispirato da molti campioni, che potevano anche non essere tra i più vincenti, ma sono stati sicuramente dei simboli come Roberto Baggio, la nazionale di Velasco, Michael Jordan, Marco Pantani, Bruce Lee, Lorenzo Bernardi, Nikola Grbic, Samuele Papi, Fefè De Giorgi, Cassius Clay, Totò Schillaci e molti altri. Ovviamente anche il mondo del cinema ha avuto il suo peso in questo con film come Momenti di gloria, Fuga per la vittoria, I migliori, Rocky, etc.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?

La forza di volontà è sicuramente una dote fondamentale ma è importante considerare che è un fattore provocato da quella che è l’ossessione. L’ossessione al successo è quella caratteristica che porta uno sportivo ad avere la giusta forza di volontà per fare ciò che è necessario al successo. Anzi, questo aspetto non è solo legato al mondo dello sport, ma in generale alla psiche umane. Solo chi è ossessionato da un risultato, riesci poi a fare l’impossibile per arrivarci. L’ossessione è però un aspetto da gestire col tempo o rischia di diventare nocivo per l’interessato e per chi ci sta attorno. Uno dei casi più recenti è quello di Rafael Nadal che nonostante gli innumerevoli infortuni limitanti avuti, fatica a staccarsi dall’attività agonistica a causa dell’ossessione di vincere ancora. E stiamo parlando di uno degli atleti più vincenti della storia degli sport mondiali. In questa tematica posso ammettere che devo ringraziare molti dei miei istruttori durante la carriera militare. Mi hanno passato concetti di successo, di forza di volontà e di ossessione al risultato, che in altri ambienti non avevo ancora appreso e che mi stanno tutt’ora guidando nella vita professionale.

Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?


I consigli solitamente li do “ad personam”, anche perché a volte dei consigli giusti per qualcuno, risultano sbagliati per qualcun altro. Di sicuro, come per l’amore, direi sempre di seguire il cuore. Di fare ciò che ci fa felici, senza limitazioni ma con coscienza di limiti (e quindi di non farsi del male).
Fate sport, più che potete, soprattutto gli sport minori, quelli non avvelenati dal business, dove vi sono ancora certi valori.Consiglio di farne molto per il semplice motivo che le famiglie di oggi, i genitori di oggi, sono molto deboli e faticano a educare ed insegnare certi valori. L’ambiente degli sport minori è invece ancora un’ottima scuola (ad eccezione di pochi casi, purtroppo) dove i giovani possano apprendere ciò che i loro genitori non riescono a trasmettere, e quindi aumentando le possibilità che questi diventino uomini e donne, e non essere alienati da una società materialista e vuota.