Andrea Biundo, in Italia il bodybuilding screditato come sport dannoso

Andrea Biundo, in Italia il bodybuilding screditato come sport dannoso

29 Luglio 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

Nel mentre la campagna vaccinale procede senza tregua, di giorno e di notte ed all’orizzonte si intravedono finalmente cure sicure e protocolli standardizzati per tutti quelli che si ammalano senza distinzione di sorta, alcune attività lavorative stentano ancora a ripartire.

Oggi abbiamo il piacere di intervistare un lavoratore instancabile che coniuga mirabilmente l’attività di pilota di linea con quella di atleta e personal trainer: Andrea Biundo 33 anni, Palermitano, papà di una bambina di 5 anni, ha sviluppato sin da molto giovane l’dea di dover fare della sua vita il sogno che più desiderava e di coltivare le sue passioni. All’età di 15 anni lascia Palermo per trasferirsi a Milano, dove decide di arruolarsi nell’esercito. Entra come Cadetto presso la Scuola Militare Teuliè. Lì, con l’addestramento quotidiano e le attività sportive, sviluppa la passione per lo Sport ed il Fitness principalmente come deterrente per combattere lo stress quotidiano. Ha svolto diverse discipline sportive in passato, ma l’unica che ha sempre portato avanti seriamente e continuativamente è quella del Fitness.

 Diplomato nel 2007 presso la Scuola Militare, decide di non continuare il percorso militare in Accademia per coronare un altro suo grande sogno, quello di diventare Pilota di Linea. Parte per gli USA e lì consegue le licenze di abilitazione che lo hanno poi portato ad iniziare in Europa la sua carriera professionale in aviazione; prima sul corto e medio raggio e infine sul lungo raggio di cui attualmente si occupa.

Tra una compagnia aerea ed un’altra, una destinazione ed un’altra, ha sempre portato avanti il suo percorso nel fitness interessandosi non solo all’aspetto salutistico di questo sport bensì anche all’insegnamento e al coaching. Dopo anni di tentativi andati a vuoto a causa della mole di lavoro e della mancanza di tempo, riesce a dedicarsi a capofitto nel mondo agonistico del fitness debuttando a livello internazionale con la federazione IFBB Pro League in Polonia al campionato europeo di fitness e bodybuilding, successivamente ha partecipato ad altre competizioni come il trofeo La Serenissima IFFB ProLeague di Venezia, l’Olympia Amateur ad Alicante fino concludere la sua stagione agonistica con un secondo posto ed una forma fisica notevolmente migliorata al Milano Classic.

Ha conseguito la sua certificazione da Personal Trainer in UK, ed attualmente sta percorrendo in parallelo la carriera universitaria come studente in Scienze Motorie con applicazione Bio Sanitaria.

Ha all’attivo circa 7000 ore di pilotaggio. Circa 1 anno e mezzo fa, ha deciso di rendersi portavoce del fitness all’interno del suo comparto lavorativo, l’aviazione, creando un brand che promuove lo Sport ed il Personal Training 2.0 online per gli aviatori.

Il su o ultimo sogno in cantiere? Il Mr. Olympia in USA.

Come ha vissuto e vive, come ha affrontato ed affronta la pandemia, la paura del contagio ed il disagio causato dalle indispensabili misure restrittive?

Sembrerà banale e ripetitivo ma come per chiunque all’inizio questa pandemia mi è sembrata surreale, quasi da film, una cosa che non poteva sembrare vera nel 21esimo secolo. Ho pensato ad Ercole in quel momento, alla leggenda di colui che tiene in piedi le colonne che sorreggono i tre lati della Sicilia, quella Sicilia a cui sento molto di appartenere. Successivamente, presa la consapevolezza di cosa stesse succedendo ho deciso di affrontare la cosa di petto cercando di sfruttare quanto più possibile ciò che la mia esperienza professionale, culturale e lavorativa mi aveva fatto conoscere e sapere.

In un attimo mi sono ritrovato a casa, il settore aereo si era fermato, inginocchiato davanti a questo virus come gran parte dei settori lavorativi di tutto il mondo. Personalmente il mio primo pensiero è stato quello di tutelare la mia famiglia. Di cercare qualsiasi modo per potere andare avanti per far sì che non mancasse mai il necessario.

Dal momento che di viaggiare non se ne poteva neanche parlare, ritrovatomi a casa e non più in volo, ho deciso di incanalare le mie energie e tutto il mio tempo libero, sicuramente molto, per cercare di creare qualcosa nel mondo del fitness che potesse aiutare inizialmente tutti quell’aviatori che come me vivevano la loro vita in una cabina aerea e adesso si ritrovavano in un mondo pieno di restrizioni. Mi sono buttato nel mondo del coaching online, ero in piena preparazione quando le gare sono state annullate e le palestre sigillate ma la mia frustrazione è stata incanalata per creare un brand per offrire i miei servizi di personal trainer e neanche sentirmi dire “pazzo” mi ha fermato.

Nonostante il dramma e la destabilizzazione questa pandemia mi ha dato la possibilità di ripianificare le mie priorità, di capire cosa volessi veramente, di capire l’importanza di una famiglia che viene lasciata sola da uno stato.

Quanti danni la pandemia e le chiusure indiscriminate se non la cattiva gestione politica hanno causato al settore wellness fitness, personal trainer, centri sportivi, palestre e piscine?

Da piccoli ci insegnano che lo sport è salute.. allora mi domando perché il settore del fitness è stato uno dei più colpiti in assoluto durante la pandemia dallo stato?! Non ci sono state scelte politiche, semplicemente siamo caduti nel dimenticatoio, lo sport non aveva importanza e non portava soldi allo stato. Queste chiusure indiscriminate hanno portato la gente a perdere fiducia in se stessi. Molti si sono abbandonati alla rabbia, alla frustrazione, al senso di impotenza di fronte, ma cosa ancora più grave ha portato gran parte della popolazione ad ammalarsi, ad ingrassare creandosi così dei problemi di salute.

Molti imprenditori del settore del fitness e così anche del wellness in generale hanno perso quello in cui avevano investito i risparmi di una vita, si sono ritrovati a dover pagare affitti esorbitanti, leasing per macchinari non più utilizzati, tasse sulla luce e sull’acqua senza avere un reale aiuto dello stato. Lo sport non si sarebbe mai dovuto fermare. Perché lo sport è davvero salute, lo sport aiuta a livello psichico e fisico senza discriminazioni. Aumenta le difese immunitarie abbassando il rischio di ammalarsi.

Quindi si, avrebbero dovuto gestirla meglio e dare importanza a quello che è un mondo un po’ messo da parte.

Quanto è importante per lei il binomio Sport-Salute?

Il binomio Sport-Salute è per me imprescindibile e indivisibile.

Questa pandemia avrebbe dovuto insegnarcelo, avrebbe dovuto insegnarci che il bene primario è proprio la salute, ed è un bene che spesso sottovalutiamo se non siamo affetti da qualche grave forma di malattia… ma per salute si intende anche benessere mentale, per salute si intende anche avere la forza di alzarsi dal letto e dal divano senza avere il fiatone, per salute si intende mangiare bene, muoversi e avere rapporti sociali al di fuori delle quattro mura domestiche o dell’ufficio in cui lavoriamo. Lo sport è non solo una grande macchina di inclusione sociale ma è anche quel deterrente contro la maggior parte dei malesseri che colpiscono la popolazione in generale e con questa pandemia ancora di più, non sono solo malesseri fisici ma anche psichici. Lo sport ha portato l’inclusione laddove regnava il caos, ha unito e continua ad unire il mondo sotto uno stesso cielo. Si pensi al film Invictus che racconta come Nelson Mandela ha sconfitto l’apartheid con il rugby. Ci sono medici, in particolar modo ortopedici che sostengono “sport is shit” invece io credo fortemente che L’essere umano nasca per poter essere sportivo!

Siamo come un’auto da corsa, necessitiamo di un buon pilota che ci guidi e non possiamo stare fermi per troppo tempo altrimenti ci “guastiamo” .Lo sport è quel lubrificante che ci permette di invecchiare in salute e più lentamente.

Pensate un po’, la causa numero uno di ipertensione e problemi di colesterolo è proprio la mancanza di movimento che causa appunto il sovrappeso. Il sovrappeso andrebbe visto quasi come aggiungere acqua al carburante della vostra auto. Gli effetti sarebbero nefasti.

Fino a non molti anni fa ero il classico ragazzo a cui piaceva bere e fare serata, mi piaceva la bella vita poi però mi sono appassionato a questo sport troppo spesso denigrato e non tenuto nella giusta considerazione. Questo sport richiede tanti sacrifici e comporta molte rinunce è vero, non lo si può negare, ma dà anche molto. Credo fortemente nello sviluppo e nella crescita del fitness e questo è il mio impegno sociale, portare lo sport a chiunque, il benessere alla portata di tutti.

Vivere in questo ambiente in Italia non è facile, spesso si è additati come malati, fissati, drogati, dopati e chi più ne ha più ne metta. Eppure a me questo sport ha dato la possibilità di crescere, di riscattarmi e avere una rivincita su me stesso, mi ha dato la possibilità di relazionarmi con molte persone di diversi paesi. Nei momenti bui e difficili della mia vita, quando tutto mi sembrava perso o distrutto il fitness e il bodybuilding mi hanno salvato. Gettarmi a capofitto in questo ambiente mi permetteva di stare meglio o almeno non mi faceva pensare alle cose brutte. Quando mi sento spossato o giù di morale andare ad allenarmi mi fa ricaricare le batterie e mi dà quell’energia per affrontare i problemi in modo migliore e perché no, fare qualcosa di buono.

Mi ha fatto scoprire come nelle varie nazioni tutto sia così diverso eppure così simile. Decidere di fare gare di bodybuilding mi ha dato sicuramente molta visibilità e quando ho creato il mio brand è stato più facile agganciare gente che potesse darmi fiducia per cambiare stile di vita. Credo che ogni sport dia qualcosa di unico, tanti sono già riconosciuti… il mio obbiettivo è quello di aiutare questo sport, il bodybuilding a non essere più uno sport di nicchia, uno sport per pochi o uno sport da cui stare alla larga. Certo, il palco non è per tutti, ma mi piacerebbe che vedere una gara diventasse come vedere una partita di Calcio.

Nella qualità di valente pilota di linea ci potrebbe parlare della navigazione aerea, delle difficoltà che ha subito a causa della pandemia, del lockdown e di una confusa gestione politica?

Con questa domanda mi sento davvero colpito, mi sento arrabbiato. Quando la pandemia è scoppiata, nel caos più totale il governo si è come dimenticato di gestire i trasporti. Gli aerei non volavano più perché le nazioni erano chiuse così come le regioni e le persone non potevano muoversi per evitare contagi. Così piano piano hanno iniziato a fallire compagnie aeree che andavano dichiarando bancarotta perché sommerse dai debiti, gli equipaggi venivano messi in cassa integrazione, alcune compagnie, le più forti stanno cercando ancora oggi di tenersi a galla in un modo o nell’altro.

La mia rabbia nasce da una semplice constatazione: per volare ti servono i documenti e il tampone negativo, so dove sali e dove scendi, so anche esattamente dove sei seduto, potrebbero rintracciare chiunque senza troppe difficoltà cosa che ad esempio in autobus, in tram, in metro non è possibile.. Sarebbe stato quindi possibile riuscire a gestire in modo più adeguato questo blocco, permettendo, seppur con le dovute precauzioni, di volare, lasciando in vita un settore che ancora oggi continua a soffrire e a cui non vengono date molte prospettive di ripresa nel breve periodo. Si prefigura una fine 2021 non molto diversa dalla fine dell’anno precedente e le compagnie continueranno a fallire, lasciando così molti operatori del settore senza lavoro.