Alzheimer, speranze dai primi farmaci ma è ancora presto

Alzheimer, speranze dai primi farmaci ma è ancora presto

21 Gennaio 2024 Off Di La Redazione

Iprimi farmaci contro l’Alzheimer approvati negli Stati Uniti promettono di essere una svolta nella lotta contro la malattia, ma richiedono prudenza: lo ha detto Michele Vendruscolo, professore di Biofisica all’ Università di Cambridge. Nei prossimi 25 anni la malattia potrebbe colpire nel mondo fino a 139 milioni di persone, con costi che aumenterebbero da 1,3 miliardi di dollari del 2019 a oltre 2,8 del 2030, come ha stimato il World Alzheimer Report 2023.

“Al momento le terapie sono ancora allo stato iniziale”, ha spiegato Vendruscolo. “Sono state approvate negli Stati Uniti per l’uso clinico”, ma “l’entità degli effetti collaterali non è stata ancora stabilita. Si sa che ci sono e sono anche molto pericolosi, quindi bisogna stare attenti”. Tuttavia, ha aggiunto, “l’approvazione di due primi farmaci che modificano il corso della malattia è una grande novità dal punto di vista terapeutico”.

“I due anticorpi che sono stati approvati per uso clinico negli Stati Uniti” rappresentano “il grande cambiamento del passaggio da una situazione in cui non esistevano farmaci ad una in cui cominciano a esserci”, ha detto ancora il biofisico. In attesa invece l’Europa: l’Agenzia europea del farmaco “non li ha ancora approvati, dunque non sono disponibili, ma potranno esserlo in futuro, oppure nei prossimi anni saranno disponibili farmaci con un meccanismo d’azione simile. E’ difficile dare una scala dei tempi”. Bisognerà andare negli Usa per questi farmaci? “Non sono sicuro che sia possibile andare negli Stati Uniti per acquistare questi farmaci o acquistarli negli Stati Uniti. In ogni caso bisogna stare attenti agli effetti collaterali”, ha precisato Vendruscolo.

L’Europa “tradizionalmente dal punto di vista degli investimenti non è equiparabile agli Usa, possiamo però aspettarci uno sviluppo simile nei prossimi anni” nel Vecchio continente. Su una cura per l’Alzheimer, il biofisico ha osservato che “dobbiamo pensare in termini di progresso graduale, con farmaci sempre più efficaci”. Potrebe avvenire uno sviluppo delle terapie confrontabile a quello per la cura dei tumori: “50 anni fa una diagnosi di cancro era una condanna di morte, adesso in moltissimi casi si può fare qualcosa. E’ lo stesso per la demenza”.