Alessandro Zulli: “La motivazione, unita al talento, può proiettare verso traguardi importanti”

Alessandro Zulli: “La motivazione, unita al talento, può proiettare verso traguardi importanti”

3 Ottobre 2022 0 Di Rita Lazazzera & Pasquale Maria Sansone

Le “luci della ribalta” esercitano, per motivi diversi chiaramente, un fascino particolare sia sugli spettatori che sui protagonisti. Quale è stata la scintilla che ha fatto scattare in lei il desiderio di “saltare il fossato” e cantare di fronte al pubblico?

Negli anni ho avuto l’opportunità di conoscere il mondo della musica da più punti di vista. Avendo iniziato il mio percorso artistico come flautista, è stata conseguenza naturale, dopo i primi successi personali, un progressivo avvicinamento alla realtà orchestrale. Suonare in un’orchestra ha rappresentato certamente un’esperienza affascinante e formativa, ma dopo aver assaggiato il gusto del palcoscenico ho sentito il bisogno di confrontarmi in prima persona con le nuove sfide che mi sarei posto successivamente, esibendomi da solo in qualcosa di diverso, e tuttavia profondamente radicato nelle mie origini: il Canto.

Si nasce talentuosi o si diventa?

Una domanda interessante, e spesso dibattuta. I fattori genetici sono importanti, possederli può essere una ricchezza, ma da soli non bastano, non sono decisivi. Per citare lo psicologo britannico John Sloboda, il talento musicale, inteso come una capacità innata, non spiega la vastissima gamma di abilità musicali presenti nella popolazione. Detto ciò, a mio parere l’elemento principale, capace di determinare il perseguimento o meno dei propri talenti, resterà sempre la motivazione, che unita ad un determinato patrimonio genetico, può proiettare verso traguardi importanti.

Parlando di genetica, come ha influito la discendenza dal compositore Claudio Monteverdi sulla sua scelta artistica?

La mia bisnonna materna Regina Monteverdi, nata a Cremona nel 1910, era quasi certamente imparentata con il celebre compositore Claudio Monteverdi, nato anch’egli nella città lombarda, nel 1567. Non so dire quanto la consapevolezza di una discendenza simile abbia influito sulle mie scelte artistiche, fin dal principio legate alla sfera musicale e teatrale; tuttavia poter vantare un antenato così determinante per lo sviluppo di una concezione che ancor oggi accompagna il mondo della Musica, è per me motivo di orgoglio e grande privilegio.

Sicuramente ci sono incontri e persone che hanno segnato le nostre vite e condizionato, positivamente o negativamente, le nostre scelte, anche professionali. Ci racconta?

Provengo da una realtà familiare che fin da piccolo ha saputo circondarmi di stimoli musicali ed artistici. Mia madre è stata ballerina ed insegnante di danza classica, dunque la vicinanza ad un determinato tipo di cultura ha naturalmente condizionato il mio modo di vedere le cose. Anche dal lato paterno c’è sempre stata passione ed un continuo sostegno verso il raggiungimento dei miei obiettivi, con interessi che oltre alla musica spaziano dall’ambito dirigenziale a quello immobiliare. Insegnanti e maestri incontrati durante il percorso, da strumentista prima, e cantante poi, hanno inoltre rivestito un ruolo importante nella mia formazione, ed in parte influenzato alcune scelte professionali. Da ognuno di loro ho potuto cogliere sfumature e trarre insegnamenti utili, frutto di esperienza e dedizione.

Quanto conta, se conta, la bellezza fisica per il raggiungimento del successo?         

Avere un bell’aspetto rappresenta indubbiamente un vantaggio in termini di considerazione e relazione con gli altri, risultando spesso un elemento decisivo nella società di oggi. Capita che soggetti dall’aspetto gradevole ci appaiano quasi per magia più simpatici, attraenti ed intelligenti. Personalmente non ho mai pensato che la bellezza possa oscurare o addirittura prendere il posto di altre importanti capacità, poiché se relegata a solo valore estetico, non permetterà comunque il raggiungimento del successo. Rilevante allora come nell’ambito cinematografico e teatrale la concezione di “bello” stia facendo spazio ad una visione differente, più vicina all’eterogeneità di un pubblico che intravede nel “vero” la propria quotidianità, dunque non necessariamente in linea con i canoni di perfezione imposti dalla bellezza.

Per quella che è la sua esperienza, adesso che la situazione va migliorando e con il coronavirus che fa meno paura, cosa è cambiato nel suo mondo? Ci sono incoraggianti segnali di ripresa?

Dopo aver attraversato il dramma collettivo del coronavirus, ogni settore che ne è stato investito ha dovuto combattere, con l’adattamento, il disagio provocato da quella spiacevole situazione. Il mondo della Lirica, così come molte altre realtà, è andato incontro ad una transizione digitale forzata, che gli ha permesso di allargare la propria visibilità grazie all’aiuto della tecnologia. Basti pensare alle rappresentazioni o a quanti concerti in diretta abbiamo potuto assistere proprio sui social, sentendoci parte di una grande platea, e avendo la possibilità di vedere da casa nostra quello che stava accadendo in altre località del mondo. L’utilizzo della rete da parte delle organizzazioni dello spettacolo ha consentito inoltre un significativo avvicinamento dei giovani che, agevolati da cellulari e computer, sono stati fruitori attivi e destinatari del messaggio artistico.

Se intravedo segnali di ripresa? Al momento si respira ottimismo nell’ambiente, e dopo il progressivo ritorno alla normalità anche gli spettatori hanno mostrato nuovo entusiasmo. Finché esisterà l’uomo, avrà sempre bisogno di sognare. Il Teatro, la Musica, il Cinema sono veicoli attraverso i quali trovare una propria dimensione mentale e spirituale. Tornare a riempire quei luoghi di cultura è propensione naturale per ognuno di noi.