La peste-pandemia metafora del Male

La peste-pandemia metafora del Male

6 Aprile 2023 Off Di Corrado Caso

Torna alla mente, in questi giorni di profonda inquietudine , l’intimo  significato  della “Peste” in Camus,  come metafora  della guerra, del razzismo, del male che è in ciascuno di noi. Una similitudine che identifica  sopraffazione e violenza, le molteplici contraddizioni  nei confronti  di una pandemia dove, ancora una volta, il virus  di turno ha, fatalmente,  affinato intelligenza e forza per  sopravvivere  a danno dell’individuo , della vita. La Peste è tutto questo, la rappresentazione non occasionale  che trascende la malattia e documenta le molteplici contraddizioni dell’uomo che, a volte, consapevolmente  l’ha favorita. È  una radiografia di una società drogata e individualista che ha perduto il suo rapporto con l’altro, con  il diverso, con l’habitat che la circonda.
Il parallelismo in Camus è occasione per una   riflessione   sul relativismo che caratterizza l’uomo  moderno, un pensiero che tutto crede, tutto immagina e diffida di tutto anche dell’evidenza scientifica in un quadro illusorio  di false competenze e formule prive di logica.
 Plinio il Vecchio riporta una frase attribuita a Apelle di Coo, ritenuto tra i più grandi pittori della Grecia antica. Un artista  ricco d’ arte ma povero di beni materiali…. Esponeva al pubblico le sue opere con la speranza di venderle. Un  calzolaio tra i visitatori rilevò alcune imperfezioni in un sandalo  di un personaggio di un dipinto. Apelle  corresse il mal rappresentato. Il giorno seguente il calzolaio. inorgoglito del successo ottenuto. si recò nuovamente al laboratorio di  Apelle e, anche questa volta, fece notare al pittore un difetto,  a suo parere,  nel ginocchio di un personaggio in un altro dipinto. A quel punto  Apelle  consapevole della sua arte e delle sue conoscenze anatomiche disse: “Ne supra crepidam sutor iudicare. Era  un invito al ciabattino di non giudicare più in su della scarpa”.
La politica è l’arte dell’ascolto, della prudenza, della giustizia, della polis. Si avvale  degli uomini migliori e della scienza. Non  lascia spazio ai millantatori, ai complottisti, ai violenti perché predilige la democrazia delle idee e l’armonia dello stare insieme. Non crea divisioni ma salvaguarda  la “casa comune”. Vigila  insonne perché è consapevole che  la peste è: “un vapore velenoso che entra per la bocca,il naso e tutti i pori…”(Marsilio Ficino).
 L’ epilogo della peste in Camus ha un significato che trascende  i confini della malattia e della logica. E’ un viaggio nel mistero dell’uomo , abbraccia spazi infiniti,  notti insonni, interrogativi senza risposte.  Approda sull’uscio de “ Lo Straniero” con una lettura critica e finale della paranoia che divide l’umanità in vittime e carnefici legando il destino di ciascuno  alla razza, alla religione, alla diversità, all’appartenenza politica  riportando l’umanità in un medioevo tetro e apocalittico di malattia e ignoranza.