Violenza di genere con la professoressa Annamaria Rufino

Violenza di genere con la professoressa Annamaria Rufino

25 Gennaio 2024 Off Di Pasquale Maria Sansone

È come un’ondata malefica. La violenza in genere (guerre e rivolte) in particolare quella sulle donne continua a moltiplicarsi in maniera esponenziale. Spesso si tratta di delitti efferati compiuti dal partner nei casi di rifiuto o di interruzione del rapporto.
Quali le cause? Quali le misure necessarie per provare ad arginare il tragico fenomeno?

È bene, da subito, ricordare i numeri del femminicidio: 103 nel 2023 e già 8 nel 2024, un anno appena iniziato! Dovrebbero essere numeri che spaventano, ma non è così, purtroppo. Con la vicenda di Caivano e con l’omicidio di Giulia Cecchettin la società civile sembrava risvegliata e attenta, ma anche questa valutazione è inesatta. Probabilmente, ciò che ha suscitato attenzione, in quei drammatici casi, è stato l’impatto mediatico, quella narrazione scenografica, che lascia il tempo che trova se vogliamo misurarne la memoria consapevole, a monte e a valle. Delle altre donne nessuno, o quasi, ricorda i nomi, le vicende, il luogo dove sono state uccise. L’Italia, non lo dimentichiamo, occupa un posto apicale in questo tipo di delitti o di violenze e, credo, anche nell’incapacità delle istituzioni di intervenire. Se rivolgiamo ai cittadini domande che dimostrino la memoria dei fatti ne avremmo risposte generiche. Se rivolgiamo alle istituzioni domande attinenti le azioni intraprese ne avremmo solo silenzio o approssimazione. Non può consolare che siano sempre e solo donne! È un problema culturale? Certo. È un problema formativo? Certo. È un problema economico? Certo. Il problema vero, però, èche non è mai stato attenzionato in modo fattivo, con consapevolezza da parte dei cittadini e con competenza da parte delle istituzioni. Ma va anche detto che ci troviamo “anche” di fronte ad un problema sottodimensionato, che si sovrappone a tutti gli altri, overo un problema di tipo sanitario. Nessuno si è mai attivato di fronte a segnali che indicherebbero un’emergenza sanitaria, rispetto a soggetti che, nel tempo, avevano già dato segnali di precarietà in termini di salute mentale, in termini di fragilità o di squilibrio mentale!!! In molti casi, forse in tutti,sarebbe bastata la segnalazione fatta alle forze dell’ordine, a fronte di segnali inequivocabili, per attivare un intervento, preventivo e probabilmento risolutivo anche in tal senso. E non solo in termini di intervento delle forze dell’ordine, che spesso non c’è stato. La sanità in ambito neurologico e psicologico sta dimostrando distrazione e disattenzione. Sembra del tutto slegata dal sistema sociale e dai suoi problema, molti di recente emersione. Eppure, in un momento così difficile del mondo, per tante emergenze, come guerre, difficoltà di ogni genere e sfiducia, non andrebbe sottovalutato l’impatto della crisi sociale su questa categoria particolare di soggetti “fragili”. Sicuramente, in Italia, questa disattenzione si alimenta dei fattori prima ricordati, di quello culturale soprattutto. Un fattore, quest’ultimo, che nel tempo ha giustificato tanta violenza, molto spesso nascosta o misconosciuta. Ha negato “anche” la necessità di un intervento medico, di cura. Al contrario, la reazione e la resistenza delle donne, alle violenze e alle discriminazioni, è stata sempre etichettata proprio secondo quel paradigma: è pazza!