Vincenzo Altieri, il basket è “la palestra della vita”

Vincenzo Altieri, il basket è “la palestra della vita”

24 Maggio 2021 0 Di Anna Mozzi e Pasquale Maria Sansone

 

L’estate sarà la stagione della ripartenza per il basket 3×3 italiano, con il via del nuovo progetto 3×3 ITALIA FIP CIRCUIT, il circuito ufficiale dell’attività 3×3 Open, Maschile e Femminile, che assegnerà il titolo di Campione d’Italia 3×3 Open.

Organizzato dalla Federazione Italiana Pallacanestro, in collaborazione con Master Group Sport, il circuito 3×3 Italia ha già raccolto numerose adesioni di tornei maschili e femminili, in programma tra giugno e agosto 2021 in giro per l’Italia.

Il 3×3 ITALIA FIP CIRCUIT, che nasce anche nell’ottica di dare più forza ad una disciplina che a Tokyo farà il suo debutto ai Giochi Olimpici, sarà presentato al pubblico con un evento inaugurale a Roma, a pochi giorni dal torneo di apertura del circuito che si terrà nel weekend del 5 e 6 giugno proprio nella Capitale. Il Master di Roma sarà il primo di una lunga serie di tornei che accompagneranno gli appassionati fino alla 3×3 Italia Finals, il grande evento conclusivo che assegnerà ad agosto lo Scudetto del 3×3 Open.

E finalmente lo Sport riprende in questa Primavera che sembra il “Day after” dopo un incubo Covid che ha terrorizzato tutti noi, ma soprattutto, i più giovani che hanno dovuto affrontare e combattere per la prima volta nella vita una guerra tremenda che ha lasciato sul terreno migliaia di morti.

Grazie alla campagna vaccinale ed alle condizioni climatiche più miti sembra che il pericolo contagio si stia riducendo, ma occorre, comunque restare prudentemente in guardia.

Ne parliamo con un valente cestista: Vincenzo Altieri.

La prima palla da basket l’ha stretta tra le mani all’età di 6 anni (dopo un infortunio alla clavicola a soli 5 che non mi ha permesso di iniziare scuola calcio), da allora è stato amore a prima vista per la pallacanestro.

Ha iniziato minibasket nel suo paese d’origine Bojano, in provincia di Campobasso, per poi andare all’età di 13 anni a fare una prima esperienza fuori casa per qualche mese, a Salerno, dopo aver partecipato al “Trofeo delle Regioni” e a un raduno per la selezione della Nazionale Giovanile.

L’anno dopo si allontano dalla sua famiglia definitivamente perché si trasferisce a Siena per provare a inseguire il sogno di diventare un giocatore di pallacanestro professionista vestendo la maglia della Virtus Siena.

Rimane lì 5 anni, durante i quali ha la possibilità di partecipare ai campionati giovanili d’eccellenza (arrivando ogni anno alle Finali Nazionali) e facendo presenze in prima squadra, allora in seria A Dilettanti.

Sono stati anni pieni di soddisfazioni, ma anche di diversi “tasselli negativi” a causa di problematiche contrattuali che un ragazzo in età adolescenziale non si dovrebbe trovare ad affrontare, ma dovrebbe soltanto pensare a giocare in maniera spensierata (magari con più serenità le cose sarebbero andate diversamente e meglio).

Finite le giovanili, si trasferisce a Domodossola per disputare il campionato di serie C1. L’anno dopo gioca in serie B2 a Montegranaro.

In seguito, dopo un’esperienza in Inghilterra, torna “alla base”, in Molise. Inizia così un percorso di studi, iscrivendosi alla triennale di Scienze Motorie a Campobasso dove riesce a continuare a giocare a basket in C2.

Al terzo anno universitario, grazie al programma Erasmus+, decide di fare un’altra esperienza estera, e va a giocare a Llíria, vicino Valencia, in “Primera División”.

Tornato in Italia si laurea e si trasferisce poi ad Urbino per iniziare la specialistica in Scienze Motorie per la Prevenzione e la Salute – Curriculum Rieducazione Funzionale.

Durante la specialistica gioca a Urbania, prima in serie D, poi in C Silver, squadra dove è rimasto anche dopo la laurea specialistica e dove gioca tuttora.

Qual è il Suo vissuto personale legato alla pandemia, alla paura del contagio e al disagio per le misure restrittive?

Devo dire che la pandemia è arrivata in un momento particolare della mia vita, avevo da poco terminato la specialistica ed ero pronto ad iniziare un percorso lavorativo nel mondo del fitness e della rieducazione funzionale, oltre ad essere, insieme alla mia squadra, in piena forma per disputare i playoff dello scorso campionato.

Purtroppo, come è ben noto, lo sport in generale è stato uno dei settori più colpiti, con palestre, palazzetti e piscine che faticano tuttora ad aprire, tutti i miei piani sono saltati e ovviamente anche col campionato ci siamo fermati.

È stato un anno strano e difficile, per tutti e in ogni ambito oserei dire; personalmente non avevo ben capito all’inizio la gravità del COVID-19, ma una volta preso coscienza della pericolosità del contagio, mi sono spaventato più per i miei cari, perché più vulnerabili, piuttosto che per me stesso.

Ora è un po’ il contrario, visto che sono rimasto l’unico della famiglia a non essere vaccinato.

Durante la pandemia ho cercato di continuare ad allenarmi il più possibile e ho cercato di formarmi ancora di più studiando; quindi spero e credo in una forte ripartenza generale e personale, posso dire infatti che calpestare di nuovo il parquet dopo tanto tempo è stata una bellissima sensazione.

Quanti danni pandemia, lockdown e cattiva gestione politica hanno arrecato allo sport in generale e al basket, in particolare?

Comprendo le difficoltà di gestione, è stato un qualcosa di improvviso che nessuno si aspettava, ma se ci troviamo ancora in questa situazione, forse qualcosa in più o di diverso si poteva fare.

Tutti più o meno hanno subito i danni della pandemia, danni economici, psicologici e fisici.

In ambito sportivo i gestori di palestre, impianti sportivi in generale, società sportive, ecc, hanno avuto delle perdite economiche pazzesche, forse molti dovranno anche “chiudere i battenti”, e sono anche convinto che un danno enorme l’hanno subito i più piccoli, mi viene in mente magari un giovane nuotatore che era nel pieno della sua crescita sportiva agonistica e non ha ancora la possibilità di tornare in vasca.

Per quanto riguarda il basket, a me personalmente mi ha “infastidito” l’incertezza di poter riprendere o meno l’attività, quando altri sport, o altre categorie, già avevano ripreso; forse anche in questo caso le cose potevano essere gestite diversamente.

Cosa Le ha dato il Basket in termini di crescita personale, sociale e professionale?

Il basket mi ha formato in tutte le tappe, da bambino, per passare poi all’adolescenza fino ad arrivare ad oggi, è stato, e lo è tuttora, la “palestra della vita”.

Mi ha formato caratterialmente, mi ha insegnato cosa vuol dire il rispetto per il compagno e per l’avversario.

Il basket mi ha insegnato che ci sono momenti di gloria, e momenti di sconfitte, proprio come nella vita, e mi ha insegnato a reagire.

È stato fondamentale anche durante il mio percorso scolastico e universitario, perché ho imparato ad organizzarmi e a conciliare sport e studio.

Grazie al basket ho viaggiato molto, ho fatto tante esperienze; un plauso ovviamente va anche alla mia famiglia, in particolare a mia sorella, la mia prima tifosa, e ai miei genitori che hanno permesso tutto ciò, non è stato facile per loro vedermi allontanare già da piccolissimo per provare a inseguire i miei sogni.

La pallacanestro e i miei genitori mi hanno insegnato ad essere determinato: ricordo ancora adesso quella volta che presi una nota a scuola, i miei mi misero in punizione non mandandomi a basket fin quando non portassi a casa esiti scolastici positivi, la voglia di riprendere in mano la palla a spicchi era enorme, quanto ho “odiato” i miei genitori allora, e quanto li ringrazio adesso!

Quanta importanza annette al binomio sport e salute?

Sport e salute credo che vadano di pari passo. Sono infinite le riviste scientifiche che attestano i benefici dello sport sulla salute.

Però io personalmente credo che come Paese potremmo fare molto di più, iniziando a lavorare meglio già sui più piccoli proprio nelle scuole, portando del lavoro di qualità tramite dei professionisti del settore e investendo sugli impianti sportivi scolastici.

Dovrebbe esserci più cultura sportiva, e non mi riferisco al fatto che tutti devono puntare a diventare il Cristiano Ronaldo della situazione, ma all’approccio che si ha allo sport: la serietà durante gli allenamenti, la puntualità, il rispetto, il mangiare in un certo modo, ecc.; una cultura che, a mio avviso, nei nativi digitali è sempre più difficile infondere.

Tutti dovrebbero prendere coscienza di quanto sia importante praticare sport, a tutte le età, anche per una questione di prevenzione di alcune patologie e di disturbi alimentari.

Lo sport incrementa l’autostima, ti insegna a stare in un gruppo e a seguire delle regole, praticamente chi pratica sport di qualità avrà sicuramente dei benefici a livello fisico, ma anche e soprattutto a livello psicologico, di conseguenza vivrà meglio il sociale: “Mens sana in corpore sano” (Giovenale).