Vaiolo delle scimmie, come evitare la trasmissione al nascituro

Vaiolo delle scimmie, come evitare la trasmissione al nascituro

22 Giugno 2022 0 Di La Redazione

In un articolo pubblicato su Ultrasound in Obstetrics & Gynecology, un gruppo di esperti fornisce informazioni e consigli in merito alla gestione delle donne in gravidanza che contraggono il vaiolo delle scimmie. Alle donne viene suggerito di evitare il parto vaginale e partorire tramite taglio cesareo.

«L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che potrebbero esserci conseguenze avverse per le donne incinte e i bambini, se vengono infettati, inclusi il vaiolo delle scimmie congenito, l’aborto spontaneo o il parto di bambino nato morto, motivo per cui in questo documento abbiamo fornito una guida chiara per gli operatori sanitari» ha affermato Edward Morris, Presidente del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. «Siamo consapevoli che, se contraggono il vaiolo delle scimmie, neonati e bambini corrono un rischio maggiore di ammalarsi gravemente» ha spiegato. Quindi, per ridurre al minimo il rischio che un bambino si infetti, gli autori raccomandano agli operatori sanitari di discutere di benefici e rischi di un parto cesareo con le donne in gravidanza, e con coloro che presentano l’infezione o che sono sospettate di averla. Nell’articolo vengono presentati i diversi aspetti legati al virus, appartenente agli orthopoxvirus, tra cui l’epidemiologia, la diagnosi e il trattamento. Da maggio, più paesi del mondo sono stati interessati da casi di vaiolo delle scimmie, i quali continuano ad aumentare.

Non è ancora chiaro se il virus riesca a passare attraverso la placenta, ma ad ogni modo le donne potrebbero trasmetterlo al nascituro durante il parto o anche dopo la nascita. Sebbene non ci siano prove sulla migliore modalità di parto, le donne potrebbero, se infette, scegliere di evitare il parto vaginale di modo tale da ridurre il contatto con il figlio e sottoporsi al cesareo, raccomandato in presenza di lesioni genitali. Inoltre, viene raccomandato alle donne di isolarsi dopo il parto e di evitare di allattare il figlio.

Esiste poi la possibilità di effettuare il vaccino, il quale però, quando effettuato entro i 14 giorni dall’esposizione, non previene la malattia, ma ne riduce la gravità. Non ci sono vaccini approvati in gravidanza, e i dati tra le donne incinte sono pochi. Ad ogni modo gli studi non hanno evidenziato esiti avversi. Vanno considerati rischi e benefici, anche per le donne che hanno già partorito e che allattano.

 

 

 

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