Un test della saliva per la diagnosi di autismo

Un test della saliva per la diagnosi di autismo

19 Dicembre 2018 0 Di Luigi Garbo

Un team di ricercatori USA ha messo a punto un esame che, dal profilo Rna ricavato dalla saliva, sarebbe in grado di identificare i bambini a rischio di sviluppare autismo.

Secondo i ricercatori potrebbe essere impiegato come coadiuvante diagnostico in un prossimo futuro poiché dotato di un’elevata sensibilità e accuratezza. Il test salivare, basato su molteplici caratteristiche dell’Rna, sembra in grado di identificare con precisione, infatti, i bambini con disturbo dello spettro autistico.
È quanto emerge da uno studio condotto da ricercatori del Penn State College of Medicine di Hersey.
“Anche se è necessaria un’ulteriore convalida, questi risultati suggeriscono che un test biologico per l’autismo ha le potenzialità di entrare a fare parte degli strumenti a disposizione del medico”, spiega l’autore principale, Steven D. Hicks.

Il test
Hicks e colleghi hanno valutato i livelli di Rna salivari umani e microbici per mettere a punto e testare uno strumento di classificazione dei biomarcatori in 456 bambini di età compresa tra 19 e 83 mesi.
L’algoritmo ha stabilito 32 caratteristiche diagnostiche dell’Rna, identificando lo stato di disturbo dello spettro autistico in 41 su 50 bambini autistici, 18 su 21 bimbi con apprendimento normale e 12 su 13 bambini con apprendimento ritardato, che si traduce in una sensibilità dell’82%, nell’ 88% di specificità, nell’88% di precisione e un valore predittivo positivo del 91%. Un quarto dei bambini misclassificati con disturbi dello spettro autistico aveva punteggi sociali superiori alla media.

I commenti
“Sulla base della composizione della nostra coorte di studio (circa il 50% di autismo, 25% di ritardo di sviluppo non autistico, 25% di bambini con sviluppo normale), questo test dovrebbe essere impiegato come valido aiuto diagnostico – dice Hicks – per esempio, i pediatri potrebbero applicarlo in pazienti con un punteggio positivo nella Mchat per migliorare la specificità dei rinvii agli specialisti dello sviluppo”.
“In alternativa – continua Hicks – gli specialisti dello sviluppo potrebbero impiegare questo tipo di tecnologia per fornire un ulteriore livello di prove diagnostiche (ad esempio nei bambini con valutazioni comportamentali borderline, o nei casi in cui i genitori sono scettici sulle diagnosi iniziali).

Il test non identifica definitivamente se un bambino ha (o non ha) l’autismo, ma stima la misura in cui il profilo dell’Rna di un bimbo è coerente con l’autismo.