Suicidi in età adolescenziale: l’assenza di risposte è causa di drammi

Suicidi in età adolescenziale: l’assenza di risposte è causa di drammi

11 Maggio 2023 Off Di Corrado Caso

Questo articolo non è uno studio psico-sociologico su un fenomeno in ascesa ma un modo per mettere in evidenza un problema sottostimato.
Gli ultimi anni sono attoniti testimoni del tragico aumento   del numero dei suicidi in età adolescenziale. Il lockdown con le stringenti regole del distanziamento, il conseguente impoverimento di relazioni sociali e il fenomeno del cyberbullismo è stato un ulteriore   terreno di coltura che ha favorito la sofferenza mentale nei nostri giovani. Un mare di solitudine è, nella realtà.  pandemia in pandemia. Siamo travolti da notizie di cronaca e impreparati nel leggere i segnali del disagio, nel sospettare l’epilogo di una vita. Ci troviamo di fronte a un’evidenza contenuta in un Report “Osservatorio suicidi-Istituto” per la ricerca in psichiatria e neuroscienze:  il numero di avvenuti suicidi tra gennaio e agosto 2022 è di 351 e  391 sono stati i tentativi suicidari.      Resta sospeso un giudizio in merito alle tante forme, velate da dubbio o pietà, nel risvolto tragico di incidenti d’auto, overdose, comportamenti estremi, anoressia, e bulimia. La conclusione è che, per molti giovani esiste questa soluzione, unica e definitiva, per la propria vita.                                    
Adolescenza non facile, molte volte in famiglie e in una società, altrettanto non facili. Una   stagione della vita complessa tra profondi cambiamenti biologici e umorali. Ha le rughe estreme della malinconia e della euforia, dolorosi bipolarismi, la tendenza alla sperimentazione, alle sensazioni forti, all’uso di alcool e superalcolici, droghe, favoriti dal parere subdolo, tollerante o incurante espresso da quanti sono incapaci a prevedere le ombre della notte, il fenomeno nella sua pericolosità e propongono in alternativa un permissivismo assolutorio.  Un atteggiamento ipocrita che nasconde una seria incapacità a comprendere il fenomeno, a discuterne con chi è vittima, a orientare l’umanità di quanti ci circondano.  Non esistono soluzioni preconcette, luoghi comuni o zone tranquille, predicatori e cartomanti ma la consapevolezza che occorre un vero interesse, pensiero flessibile per accostarsi alle molteplici dinamiche dell’età: paesaggio di continua contraddizione, alterno e mobile, forte e debole. Si delinea un viaggio insieme, sofferto e solitario, vicino e distante, grande quanto l’eterna ricerca del senso della vita.   Su questa direttrice ci interroghiamo, a nostra volta interrogati, seguendo i termini reali di un confronto che si traduce, molte volte, in incongruenze educative, paternalismi e insofferenze, assenza del ruolo, se comporta un forte segnale di sofferenza e responsabilità, una sostanziale rinuncia su quanto è bene fare o rischiare nel processo di maturazione dei giovani.  La tendenza a formulare un giudizio negativo sul loro universo innalzando uno steccato di diffidenza e sfiducia è il segnale di una incapacità, una non “volontà” a farsi carico della reale natura e dei fenomeni che accompagnano questa età. L’adolescenza associa l’indole, lo spazio e il tempo dei giovani, ha mille volti mai definiti e prevedibili per interessare in forma diretta o mediata, anche il rapporto medico assistito.                              
Il medico di famiglia rappresenta, molto spesso, il primo osservatore a cui la famiglia si rivolge, uno spazio di intensa comunicazione verbale e gestuale, capace di organizzare interventi multidisciplinari, per individuare precocemente i segni del disagio.