Stefano Grisoni: “Non abbiamo idea di quanti limiti siamo in grado di superare”

Stefano Grisoni: “Non abbiamo idea di quanti limiti siamo in grado di superare”

3 Ottobre 2023 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone

La fase pandemica più acuta sembra essere oramai alle spalle anche se i continui colpi di coda non lasciano del tutto tranquilli. Come ha vissuto, come vive, come ha affrontato e come affronta questa situazione di grande difficoltà per il mondo dello sport? Come ha gestito la paura del contagio ed il disagio legato alle severe misure restrittive?

Sarò sincero nel dire che ho affrontato la fase più acuta con relativa tranquillità. Un po’ di preoccupazione c’era per i miei genitori che sono anziani e soggetti a rischio. Per un po’ ci siamo limitati a videochiamate e saluti dal balcone. Sia io che mia moglie lavoriamo in Svizzera e lì il lockdown è stato gestito in maniera diversa, meno restrittiva. Lei poi lavora in piscina con i bambini e quindi ha preso praticamente subito il COVID. Sono stato contagiato anche io dopo pochi giorni. Abbiamo fatto la nostra quarantena di 15 giorni e poi tutto è tornato alla normalità. Io ho sempre lavorato in azienda ma con orari ridotti. Il pomeriggio riuscivo quindi ad allenarmi, anzi è stato il periodo in cui mi sono allenato di più. Lunghe corse nei boschi e ho scoperto il ciclismo con lunghe uscite in bicicletta (in Svizzera era permesso). Unica nota un po’ noiosa, tutto in solitario.
Insieme alle restrizioni i tentennamenti del mondo politico hanno causato gravi danni allo sport, soprattutto a quello, cosiddetto, minore. Cosa è successo, in particolare, nella sua specialità?
Per quanto riguarda la corsa, c’è stato il blocco…basta gare in strada, basta Trail…non era consentito allenarsi e niente gare. Poi quando le misure si sono allentate alcune manifestazioni hanno provato a ripartire con coraggio. Partenze scaglionate, griglie per distanziarsi e mascherina per partire e al traguardo. C’era chi era più rigido nel fare rispettare le regole e chi meno, ma in qualche modo si è ripartiti. Purtroppo qualche manifestazione non è mai più tornata.
Chi è stato a spingerla all’attività agonistica? o si è trattato di una folgorazione magari guardando ai modelli dei grandi campioni?
Ho sempre giocato a calcio, la mia grande passione da quando ero piccolo, insieme a Pantani. Poi un compagno di calcio ha cominciato ha parlare di maratona…e da lì è partita l’idea, fare la maratona di New York. Scherzando l’ho detto al mio migliore amico che ha accettato subito e quindi ci siamo lanciati nel mondo della corsa. Pensavo sarebbe finita lì, invece ci siamo ammalati di running. Per un paio d’anni ho provato a fare convivere corsa e calcio (giocavo a livelli super amatoriali), ma non era facile, quindi ho mollato il pallone e mi sono lanciato sulla corsa. E dopo tanti anni continuo..tra un infortunio e l’altro.

Al di là delle doti personali e delle attitudini, quanto conta la forza di volontà nel raggiungimento degli obiettivi?
La forza di volontà è determinante, certo, le attitudini sono importanti, ma se si vuole raggiungere un obiettivo a tutti i costi, si riesce con la determinazione. E questo è ancora più importante nelle corse di lunga distanza, dove è proprio la testa a fare la differenza, anche dove non arriva il fisico.
Se dovesse dare qualche “consiglio utile” ai ragazzi che si avvicinano alla sua specialità, cosa suggerirebbe?

Direi di provare, di lanciarsi , con tanta umiltà, tanta voglia e molta costanza. Mai sentirsi arrivati, ma provare sempre un qualcosa in più perché come si sente dire a tanti campioni, non abbiamo idea di quanti limiti siamo in grado di superare.