Smi: i medici di prima linea sono troppo esposti

Smi: i medici di prima linea sono troppo esposti

25 Febbraio 2020 0 Di Pina Onotri*

Medici e pediatri di famiglia ma anche operatori della continuità assistenziale, dei pronto soccorso e dell’emergenza-urgenza in genere, sono a maggior rischio e privi dei presidi necessari per tutelarsi.

 

Gentili rappresentanti delle Istituzioni, gentili presidenti degli Ordini dei medici, la segreteria nazionale del Sindacato medici italiani (Smi), con questa lettera, vuole rappresentare come tutti i colleghi della medicina generale, i colleghi del 118, dei pronto soccorso e tutti i medici della rete territoriale di assistenza, stiano seguendo con attenzione e preoccupazione la situazione epidemiologica italiana per quanto concerne la diffusione del Sars-CoV-2.

Da quanto è dato sapere dagli organi di stampa, a tutt’oggi la situazione epidemiologica per l’emergenza in Lombardia e Veneto desta molta preoccupazione, certamente nella popolazione generale, ma anche tra gli operatori sanitari.

Ad oggi i servizi di Continuità assistenziale in molte regioni (Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia), così come gli ambulatori di cure primarie, non sono dotati di presidi di sicurezza per il contenimento della circolazione virale, mentre i medici di assistenza primaria hanno dovuto provvedere autonomamente a rifornirsi, laddove possibile, data la grave carenza di mascherine professionali.

Le caratteristiche epidemiologiche dei casi lombardi hanno però messo in evidenza che i medici del territorio sono molto esposti al possibile contagio e questo impone una rivalutazione dei protocolli fin qui utilizzati.

Siamo in attesa di indicazioni operative più precise e puntuali dal Ministero della salute e dalle Regioni e nel contempo siamo a completa disposizione per valutare insieme quali possano essere i protocolli più efficaci da seguire, in particolare, negli studi di assistenza primaria e pediatria di libera scelta, nelle sedi di continuità assistenziale e negli ambulatori di cure primarie, negli ambulatori territoriali, case della salute, come nei pronto soccorso e per i medici del 118.

In particolare occorre chiarire:

Devono i medici di medicina generale ed i medici di continuità assistenziale e i medici del territorio (ambulatori di cure primarie, specialistici, case della salute,118) lavorare con le mascherine?

Quali tipi di maschere di protezione?

Chi deve fornirle e con che tempi?

È evidente che per garantire una corretta prevenzione e comportamenti uniformi, occorra fornire tali indicazioni.

Chiediamo, altresì, che sia fornita univoca interpretazione su come muoversi per le centinaia di richieste di visite domiciliari per sindromi influenzali che, purtroppo, ad oggi, stante l’attuale contesto normativo, necessitano di constatazione diretta da parte del medico ai fini del rilascio della certificazione di malattia, in quanto non è prevista né un’autocertificazione né una procedura di validazione e legittimazione del triage telefonico a scopo certificatori.

Chiediamo pertanto, di prendere parte, come rappresentanza della categoria, ai tavoli regionali Task Force emergenza ncov-19, per dare un contributo fattuale e contestualizzato alle varie realtà del territorio e chiediamo che sia istituito un tavolo di consultazione permanente negli organismi ministeriali dove poter condividere le indispensabili e non più procrastinabile iniziative operative sul territorio.

Riteniamo quanto esposto solo finalizzato al superiore interesse della popolazione intera e della categoria dei medici.

Nell’offrire tutta la collaborazione da parte della nostra organizzazione sindacale ed il supporto della società scientifica multidisciplinare Assimefac, società accreditata al fine della elaborazione di line guida nazionali, confidiamo in un sollecito riscontro alla presente.

*Segretario nazionale Smi