Siti hot? Chi non li ha mai visionati, almeno in una fase della vita, scagli la prima pietra.

Siti hot? Chi non li ha mai visionati, almeno in una fase della vita, scagli la prima pietra.

24 Ottobre 2018 0 Di La Redazione

”Nessuna volontà di promuovere il “prodotto” ma la semplice considerazione che, se non diventano ossessione e servono a superare “certe solitudini”, diventano persino “terapeutici”, come spiega Fabrizio Iacono, andrologo e docente di ruolo alla Federico II.

Nell’era del mercato globale e del Web hanno finito per sostituire quelli che, per intere generazioni di adolescenti, sono stati i “giornaletti sporchi”. In questi ultimi anni, i siti a luci rosse che permettono di visionare, gratuitamente, filmini pornografici si sono moltiplicati all’infinito. A riprova che il mercato “tira” e, stando al numero degli accessi, che può contare su milioni e milioni di aficionados.  Ad  aumentarne la diffusione anche semplici trailer di presentazione perché, non c’è da dubitarne, i fruitori del genere non richiedono una trama articolata o una buona sceneggiatura. Bastano anche gli “spezzoni”. 

Esula da questo contesto ogni riflessione a carattere etico-religioso. Ci limitiamo perciò solo a sottolineare due aspetti macroscopici che destano perplessità: la possibilità reale che a certe “visoni” si avvicinino i minori ,sfuggendo ai controlli evanescenti dei filtri famiglia; il rischio distorsioni e danni psichici, anche gravi, quando i filmetti hard finiscono per diventare un surrogato esclusivo e virtuale rispetto ad una sana e naturale pratica sessuale. 

C’è però  anche un altro lato della medaglia, rispetto al quale tanti benpensanti magari si scandalizzeranno ma, non si può negare, esiste anche quello: il possibile “utilizzo terapeutico” dei filmini hot per il quale, peraltro, si schiera anche la scienza medica. Incredibile ma vero, indirettamente, possono persino far bene alla salute.

Il professore Fabrizio Iacono – andrologo, urologo e docente di ruolo nel Policlinico Federico II – non ha dubbi.  “Se un mio paziente dovesse trovarsi per un lungo periodo in astinenza – avverte lo specialista – il consiglio che potrei dargli è sicuramente quello di far lavorare comunque la prostata. Se un sito hot può aiutare, ben venga”. 

 Il problema è che la prostata, come spiega lo specialista, produce l’80 per cento del liquido seminale necessario per la vitalità degli spermatozoi. “Un’attività sessuale regolare rende costante la funzione della ghiandola e ne salvaguarda l’integrità”. Per questo gli specialisti in urologia consigliano ai propri pazienti di avere un’attività sessuale “regolare”, senza periodi di superlavoro alternati con improvvisi stop. Dall’esperienza clinica del professore Fabrizio Iacono cade anche il tabù di Napoli considerata una città “chiusa” su temi certamente delicati.

“Rispetto agli anni nei quali da giovane andrologo cercavo di trasmettere concetti di salute, oggi i pazienti sono molto maturati sull’argomento sesso”. Hanno influito molto i media e la cinematografia, con l’avallo della ricerca farmaceutica che ha proposto soluzioni a problemi  fino a qualche decennio fa ritenuti poco risolvibili. “Oggi non solo disponiamo di prodotti farmaceutici validi, ma anche di integratori brevettati a livello internazionale e scientificamente testati (basti pensare a quelli a base di Tradamixina) che ci aiutano a mantenere il benessere sessuale maschile fino a tarda età”. Farmaci e integratori sono di grande aiuto, ma in campo urologico avanzano le infezioni. “La facilitazione dei rapporti interpersonali e il crollo di molti tabù femminili – spiega il docente – ha reso gli approcci molto più semplici. Il prezzo che stiamo pagando, vista la leggerezza dei giovani nei confronti del sesso, è legato a un forte aumento delle infezioni. I nemici – spiega il professore Fabrizio Iacono – sono il papilloma virus, le balano postiti batteriche, infezioni da micoplasma e chlamydia. Ci sono ancora pazienti con sifilide o con parassiti mentre l’Aids non solo non è per nulla sparito ma oggi preoccupa la sua recrudescenza perché a Napoli sono molti i portatori sani di questa malattia”.