Scuole aperte e rischio Covid, cosa ne pensa il pediatra

Scuole aperte e rischio Covid, cosa ne pensa il pediatra

20 Dicembre 2020 0 Di Miriam Perfetto

Un gruppo di madri sorrentine sta combattendo strenuamente per chiedere la riapertura di tutti gli ordini scolastici.

 

La notizia che a Sorrento 4 bambini e 2 maestra della Scuola paritaria “Santa Maria della Pietà” sono risultati positivi al test antigenico rapido per il Covid-19 ha creato subbuglio in merito alla discussione sull’apertura delle scuole, c’è chi le vuole aperte e chi chiuse, divisa l’opinione pubblica, divise le famiglie e persino gli esperti. In particolare il Comune di Sorrento è l’unico della Penisola sorrentina ad aver deliberato l’apertura della scuola dell’infanzia e della prima classe di quella primaria. Un gruppo di madri sorrentine sta combattendo strenuamente per chiedere la riapertura di tutti gli ordini scolastici, aderendo anche all’iniziativa di Napoli e Salerno “A Natale regala la scuola!”, altre, invece, avendo paura dei contagi preferiscono la didattica a distanza. Ai microfoni di Tuttosanità si chiede il parere di un noto pediatra della zona, intervistando il dottor Carlo Alfaro, che sta interessandosi molto del Covid-19 e delle conseguenze di questo virus che ha stravolto la vita di tutti noi.

Dottor Alfaro, cosa dice la scienza al riguardo?

La letteratura scientifica internazionale è concorde che, per quanto riguarda i bambini al di sotto dei 10 anni, nella maggior parte dei casi non sono loro a portare l’infezione da Sars-CoV-2 agli adulti, ma viceversa la ricevono dagli adulti infetti con cui convivono. Questo comporta che i bambini non hanno un ruolo significativo nel trasmettere il contagio. Infatti le scuole, almeno quelle dell’infanzia e primarie, non hanno mostrato negli studi un ruolo primario nella diffusione del nuovo Coronavirus nei diversi Paesi del mondo. Anche l’UNICEF chiede ai governi del mondo di dare priorità alla riapertura delle scuole e intraprendere tutte le azioni per renderle più sicure possibile. I rischi ai fini del loro benessere psico-fisico della chiusura delle scuole superano i benefici in termini di protezione dal Covid.

Ci sono studi sui problemi causati dalla didattica a distanza?

Sulla RIMA, la Rivista Italiana della Medicina dell’Adolescenza, di cui sono nel comitato editoriale, abbiamo pubblicato una ricerca sull’esperienza con la didattica on line di diverse centinaia di docenti, genitori e studenti italiani della scuola primaria e secondaria di primo grado e secondo grado. Nonostante alcuni vantaggi, come l’acquisizione di una maggiore competenza digitale di docenti e studenti, sono tanti i limiti emersi, come l’aumento delle diseguaglianze, il peggioramento degli apprendimenti, l’overdose di tecnologia, la mancanza delle relazioni sociali dirette e reali, lo stress psicologico, l’assunzione di stili di vita disordinati come la sedentarietà, l’alimentazione incongrua, l’alterazione dei ritmi del sonno. Le criticità e i malumori sono tanto maggiori quanto minore è l’età degli studenti. I nostri dati concordano con gli studi sulla didattica a distanza disponibili in letteratura.

I protocolli di sicurezza del governo hanno reso le scuole un luogo sicuro?

Una scuola che segue le regole ed è monitorata, non è fonte di focolai di contagio, anzi si può considerare un luogo protetto. È chiaro che il rischio zero non esiste, ma si tratta di un rischio controllato e accettabile. Naturalmente, bisogna tenere sotto controllo anche l’ambiente fuori dalle scuole, quindi evitare assembramenti relativi al trasporto pubblico e alle situazioni di aggregazione nei pressi della scuola, all’entrata e all’uscita.