Sanità(ri) in coma  (I Parte)

Sanità(ri) in coma (I Parte)

4 Maggio 2024 Off Di Corrado Caso

Uno stigma caratterizza i nostri giorni. Sono manifestazioni di violenza che vedono protagoniste tutte le età e tutte le condizioni sociali. Si assiste a un orientamento generale che esalta il pensiero aggressivo. come una tentazione irresistibile.
La comunicazione multimediale, la televisione, mezzo dominante di comunicazione di massa, proietta e documenta con dovizia di particolari una quantità impressionante di storie violente e di diffusa illegalità. Le tematiche violente hanno largo spazio. Generano un interesse che ritrova nell’audience il punto di confluenza, l’indice di consumo, molta parte della programmazione. La televisione è parte integrante nell’ assetto della famiglia. Crea un’atmosfera di prossimità che modifica i nostri comportamenti. Condivide le notizie e rende possibile che tutto accada sotto casa: la guerra nucleare, un attentato assassino, la violenza di gruppo, il clima drogato e fuori controllo, la follia di miliardi di neuroni che affollano il nostro cervello e, molto spesso, in condizioni estreme provocano un corto circuito dando vita a comportamenti imprevedibili, inspiegabili che accadono a persone definite normali e dalla condotta esemplare.  Nel labirinto onirico diventiamo vittime di paure immotivate. Siamo impauriti “noi da noi” e da quel tutto può accadere. Quel tutto che di prepotenza entra a far parte del nostro vivere quotidiano, del qualunque io sia. 
Colpisce, in questo tempo, la violenza che investe come uno tsunami il corpo sanitario. Credevamo che la tragedia del Covid avesse creato uno spartiacque di riflessione sulla necessità di un mondo nuovo, un’alleanza sul diritto alla vita.
Una ricerca di pochi anni fa condotta dalla Federazione Asl-Ospedali (FIASO) rilevò che in un anno circa 3000 medici avevano subito violenza. La ricerca mise in evidenza la stortura di luoghi comuni: non esiste un Nord e un Sud, non esistono isole felici e sono ugualmente interessate dal fenomeno tutte le aree geografiche del territorio nazionale. Nello studio c’era un sommerso. Il numero degli operatori aggrediti risultava sottostimato e non corrispondente alla incidenza e gravità del fenomeno. Infatti, erano stati denunciati alle autorità di Polizia soltanto 1200 casi di aggressione. Un fumo nero e impenetrabile di omertà e sfiducia svena, ancora oggi, l’importanza e l’opportunità della denuncia. Recondite le motivazioni. In questa atmosfera greve si sviluppa come la gramigna l’aumento esponenziale del fenomeno. A volte chi subisce aggressione indossa l’abito del penitente perché le tragedie personali sviluppano, molto spesso, sensi di colpa o di un rassegnato stoicismo.
La maggior parte delle aggressioni riguarda il genere femminile con violenze sessuali e sequestri. Molte volte, sono azioni premeditate, precedute da un insieme di segnali, strutturate in menti malate o criminali, non valutate nel loro reale significato da chi ha gli strumenti e il ruolo per doverlo fare.
Aggressioni che avvengono, molto spesso, nel cuore della notte nei presidi di Guardia medica, strutture isolate e fatiscenti, trascurate dalla superficialità degli imbecilli che governano la sanità di molti Distretti e Asl. Eppure, parliamo di servizi strategici per la collettività. Sistemi aperti alle richieste di salute della popolazione e di conseguenza facilmente aggredibili e a rischio. I medici di guardia provvedono a colmare la cronica mancanza di personale sanitario, soprattutto, nei giorni festivi e nelle ore notturne. Rassicurano la popolazione con la presenza e l’operatività. Contengono il sovraffollamento negli Ospedali anch’essi coinvolti da continui episodi di violenza.
Un’indagine condotta dalla Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza (Simeu) ha preso in esame i casi di aggressione avvenuti nell’anno 2023. Lo studio ha coinvolto 92 Aziende e 17 Regioni e, in particolare, strutture di Medicina di Emergenza-Urgenza e 118 operanti in 72 Regioni. I ricercatori hanno rilevato che la quasi totalità del personale ha subito violenza fisica e verbale. Sono, molte volte, casi di assurda e ottusa violenza che hanno generato una forte apprensione nella categoria e disorientato l’opinione pubblica. Sono omicidi, violenze carnali, sequestri e ogni forma di aggressione fisica senza enumerare le minacce verbali e le intimidazioni.
Esiste un long-violenza fatto di professionisti aggrediti, demotivati, sviliti ed estremamente condizionati nello svolgimento della loro attività professionale.
“E poi la vita chi te la salva” era scritto su un manifesto contro la violenza sui medici. Forse faremo la vaccinazione con il latte di fico o lo stregone di turno infilandosi nell’ ombelico caccerà lo spirito maligno della malattia?
La conseguenza a un simile comportamento è una sanità incartata su posizioni difensive. Diversa la società nella quale viviamo. Profonda la depressione economica, il disagio dei singoli e delle famiglie. Inadeguato l’intervento delle istituzioni. Alterato profondamente il rapporto medico paziente, la sacralità di un patto che legava entrambi a una storia comune, a un destino condiviso. Lo sviluppo della tecnica e delle tecnologie, la intelligenza artificiale hanno polarizzato su di loro aspettative diagnostico-terapeutiche ridimensionando il ruolo del medico, il rapporto emotivo, l’ascolto, il racconto, la prassi, l’osservazione.