Sanità campana, qualche rosa ma tante spine

Sanità campana, qualche rosa ma tante spine

22 Novembre 2018 0 Di Bruno Buonanno

In attesa dei dettagli, i commenti a caldo dei sindacati sul tavolo romano. Per Il segretario Cisl Lorenzo Medici: “La sanità non è una fabbrica che produce bulloni”. Gli fa eco Antonio De Falco: “pur considerando il grande impegno di chi governa la sanità, credo che certi toni trionfalistici siano fuori luogo”.

Lorenzo Medici

Nel corso della riunione tra i rappresentati della Regione Campania e il Governo è arrivata la certificazione che i livelli essenziali di assistenza non corrono ma volano nella nostra Regione. Infatti sono passati da una valutazione di 106 punti nel 2015 ai 152 nel 2017.

“Ho letto il comunicato della Regione, ho l’impressione che in quelle stanze se la suonano e se la cantano – nota Lorenzo Medici, segretario regionale della Cisl-Fp. D’altra parte si sono incontrati al Mef, al ministero dell’Economia, dove forse non si è parlato tanto di sanità ma dei conti della nostra assistenza pubblica”.

Dottore Medici sembra poco convinto dei miglioramenti che si registrano.

“Sono un uomo di strada, un tecnico della sanità che ha una convinzione: tra gli annunci e la concretezza ci passa il mare. Il Piano ospedaliero prevede un certo numero di posti letto, nella realtà ne sono attivi più o meno la metà. L’ospedale Incurabili dovrebbe avere 44 posti letto, quelli operativi sono 17. Tutto questo si trasforma in un’assistenza precaria che condanna i cittadini a finire in barella o ad andare a curarsi fuori regione perché le liste di attesa son ancora molto lunghe. Oggi i tempi di reazione della sanità non sono adeguati rispetto a quelli delle degenze: il personale sotto organico – chiarisce il segretario regionale di categoria della Cisl – non è in grado di rispettare sempre i protocolli di sicurezza o di tenere aperti i blocchi operatori che lavorano meno di quanto dovrebbero. La mission sanitaria significa risolvere i problemi di salute dei cittadini e non può essere confusa con una fabbrica che produce bulloni”.

Nel corso del confronto la Campania ha prospettato nuovi Dea di primo livello a Polla, Sapri e Sarno e un pronto soccorso nel beneventano a Sant’Agata dei Goti.

“Proposte valide, anche perché si registra un sovraffollamento degli ospedali cittadini dove hanno chiuso diverse strutture. Parlando di sanità a volte si fa riferimento all’arrivo di generali che magari sono incompetenti nel campo assistenziale dove vanno utilizzati gli addetti ai lavori. Vanno bene i nuovi Dea ed i pronto soccorso ma la riorganizzazione spinge ancora oggi i privati ad accaparrarsi la specialistica che rappresenta un buon business mentre nessuno di loro organizza una terapia intensiva che è costosa e difficile da gestire”.

Antonio De Falco

Qualche perplessità viene evidenziata anche da Antonio De Falco, segretario regionale della Cimo, importante sindacato dei medici ospedalieri.

“Ho letto il comunicato della Regione, ma sarei curioso di avere il documento della riunione che ha impegnato la Regione e il Governo. Sono contento delle cose che dice il governatore – ammette De Falco – ma purtroppo non le vedo nella realtà. Avrei voluto leggere, o meglio studiare, il piano ospedaliero presentato il 15, oggi scopro che anche quello sarà completato o modificato. Insomma fra pochi giorni ci sarà un nuovo piano ospedaliero. Bisogna programmare l’assistenza da garantire ai cittadini ma soprattutto rendere la programmazione operativa”.

Dottore De Falco, sembra che qualcosa non la convinca.

“Il governo attuale con le sue indecisioni sta provocando una serie di problemi all’Italia con l’aumento dello spread e con i richiami dell’Unione Europea. Mi sembra che ci sia indecisione anche in Regione, anche se apprezzo la buona volontà del governatore De Luca e del suo staff”.

Indecisione in che cosa?

“Leggo del miglioramento dei Livelli essenziali di assistenza. Dato che è stato avallato e certificato in sede ministeriale, ma credo che l’assistenza probabilmente è migliore ad Avellino e Salerno, non credo a Napoli dove dieci anni fa non si registrava il decadimento attuale. Dico queste cose con dispiacere. Osservando la sanità cittadina mi rendo conto della situazione non felice di ospedali come il San Paolo e il San Giovanni Bosco e mi rendo conto che il lavoro di chi ci governa è immane, ma non giustifica i toni trionfalistici”.