Salerno, il “Tribunale del malato”: non esistono solo pazienti Covid

Salerno, il “Tribunale del malato”: non esistono solo pazienti Covid

2 Novembre 2020 0 Di La Redazione

Il Tribunale dei diritti del malato – Cittadinanzattiva di Salerno interviene sulle misure assistenziali e sanitarie per pazienti Covid e no Covid. In una nota inviata ai direttori generali e sanitari dell’Asl Salerno e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” le coordinatrici Territoriale e Pit Margaret Cittadino e Maria Grazioso,  e il segretario Pasquale Trotta evidenziano che “Dalla situazione epidemica che sta emergendo sembrerebbe che si dovrà  convivere col Covid -19 perlomeno per più di un anno, quindi si dovrebbe tendere a creare una organizzazione sanitaria che includa tutte le  patologie  e i  momenti  assistenziali, prevenzione, cura e riabilitazione”.

“Per fare questo ci sarebbe bisogno di una gestione lungimirante, saggia e unitaria nel rispetto delle norme e dei diritti di tutti i cittadini e soprattutto di quelli più fragili, soli e senza soldi e tenendo presente il quadro epidemiologico e socio-economico: riduzione della popolazione giovanile, aumento degli anziani soli e delle famiglie monoparentali senza reddito. Invece hanno chiuso gli ambulatori dei presidi ospedalieri e delle cliniche accreditate, i ricoveri ordinari non si possono fare e i servizi diagnostici – laboratori e radiologia – sono a pagamento perché il ‘Ruggi’ li aveva già chiusi ai cittadini e gli accreditati li fanno solo a pagamento” – aggiungono.

“I cittadini che devono fare delle diagnosi perché non si sentono bene e non sanno che malattia hanno, dove devono andare? I pazienti oncologi che devono fare i controlli per verificare se il loro tumore è stabile o no, dove devono andare? Chi ha un reddito di 500 euro al mese e gli chiedono trecento euro per un esame diagnostico cosa deve fare?” – sottolineano.

“L’assistenza domiciliare integrata con i medici di base, con servizi distrettuali con i presidi ospedalieri insieme agli infermieri territoriali potrebbe evitare ricoveri inutili e dannosi e far sentire le persone seguite. Le Case della salute, grandi poliambulatori con specialisti infermieri, laboratori e diagnostica, radiologia aggiornata – tac ed ecografi – oltre la diagnostica tradizionale e funzionante 24 ore ridurrebbero i ricoveri del 25%, come hanno rilevato le regioni che le hanno, Toscana, Emilia Romagna e Veneto” – rimarcano.

“In fase di ripresa dei contagia da Covid-19 sarebbero indispensabili le Unità assistenziali domiciliari per evitare i ricoveri per i pazienti asintomatici, paucisintomatici e tutti coloro che possono essere trattati a casa con terapie domiciliari iniziate precocemente. Solo la medicina domiciliare, di prossimità e la conoscenza epidemiologica del territorio possono garantire un approccio serio alle malattie infettive e epidemiche” – concludono.