Riccardo Piras, con il padel è stato amore a prima vsta

Riccardo Piras, con il padel è stato amore a prima vsta

31 Ottobre 2025 Off Di Marco Magliulo & Pasquale Maria Sansone
Quando sport e vita coincidono e si completano a vicenda. Se dovessimo descrivere, sintetizzando, la figura di Riccardo Piras, siamo sicuri che questa definizione aiuterebbe molto a “centrare” il personaggio che da coach, per così dire “generico” ha puntato, con studi ed esperienza pratica, a diventare preparatore  atletico specializzato nel padel: sport che si pratica in coppia, di derivazione tennistca che sta trovando sempre  più estimatori.  
Lo sport nei sogni, nella passione e come professione.
Lo sport è sempre stato il filo conduttore della mia vita. Da bambino rappresentava libertà, gioco e curiosità. Con il tempo è diventato un linguaggio, un modo per esprimermi e per comprendere me stesso. L’ho vissuto prima da atleta e poi da studente, con la volontà di capire a fondo come il corpo e la mente si possano allenare per esprimere il massimo potenziale.
A un certo punto ho capito che quella passione non era solo una parte della mia vita, ma la mia vita stessa. Ho scelto di farne una professione e di costruire un percorso che unisse la scienza del movimento, l’educazione fisica e la relazione umana.
Oggi lo sport per me è una forma di cultura: insegna disciplina, responsabilità, gestione delle emozioni e consapevolezza. L’obiettivo del mio lavoro è tradurre tutto questo in un metodo concreto che aiuti ogni atleta a diventare più forte, più stabile e più consapevole del proprio corpo e delle proprie possibilità.
Una formazione internazionale: Francia, Belgio, Kenya e Spagna.
Ho scelto di formarmi all’estero per una ragione precisa: volevo costruire una visione internazionale dello sport, libera da schemi nazionali e capace di integrare esperienze diverse.
In Francia ho imparato il valore della struttura e della metodologia. Lì la formazione sportiva è una scienza vera e propria: rigore, chiarezza e organizzazione sono alla base di tutto. È stato il mio primo passo verso un approccio professionale all’allenamento.
In Belgio ho consolidato la parte accademica e scientifica. È lì che ho compreso l’importanza della ricerca, dei dati e della valutazione oggettiva della performance. Ogni gesto, ogni miglioramento, deve essere misurato e spiegato.
Il Kenya è stato invece un’esperienza che mi ha arricchito sul piano umano. Ho visto lo sport nella sua forma più autentica, vissuto con dedizione e semplicità. Lì ho capito quanto la motivazione interiore conti più di qualsiasi tecnologia. È stato un viaggio che mi ha riportato all’essenza del movimento e al significato profondo dell’impegno quotidiano.
Infine la Spagna. Qui ho trovato il punto di sintesi tra tutte le esperienze precedenti. Madrid è un crocevia di professionisti, idee e opportunità, e rappresenta oggi il cuore della mia crescita. È un ambiente dinamico, dove la passione incontra la professionalità e dove la preparazione atletica viene valorizzata come parte integrante della prestazione. È la tappa che mi ha permesso di mettere a frutto tutto ciò che avevo imparato e di dare una forma matura alla mia identità professionale.
 L’incontro con il padel: una svolta decisiva.
L’incontro con il padel è stato determinante. All’inizio era solo curiosità verso una disciplina in espansione, ma ho capito presto che si trattava di un terreno nuovo, con potenzialità enormi e ancora poco esplorato dal punto di vista fisico e metodologico.
Il padel è uno sport complesso: richiede esplosività, controllo, rapidità e una grande intelligenza motoria. Mi sono dedicato a studiarlo nel dettaglio, analizzando movimenti, dinamiche e richieste energetiche, fino a costruire un metodo di preparazione specifico.
Questo percorso mi ha portato a collaborare con la Federazione Italiana Padel, seguendo gli atleti della Nazionale Under 18. È stata un’esperienza che mi ha formato come professionista e come persona. Ho potuto vedere da vicino quanto contino la pianificazione, la costanza e la mentalità nel processo di crescita di un atleta giovane. Il padel mi ha dato una nuova direzione e una nuova identità: oggi mi definisco a tutti gli effetti un preparatore atletico specializzato in padel, e lavoro ogni giorno per elevare il livello della preparazione in questo sport.
L’importanza dell’alimentazione e dello stile di vita.
Allenarsi non significa solo eseguire esercizi. Ogni progresso nasce da un insieme di fattori: l’allenamento, il recupero, il sonno e l’alimentazione.
Nel mio approccio la nutrizione è parte integrante del percorso. Non credo nelle diete rigide, ma nell’equilibrio e nella consapevolezza. Un atleta deve conoscere il proprio corpo, capire come reagisce ai diversi stimoli e trovare un ritmo sostenibile nel tempo.
Seguo personalmente un modello che unisce rigore e flessibilità: alimenti naturali, stagionali, bilanciati, con particolare attenzione alla qualità dei grassi e alle fonti proteiche ad alto valore biologico. È un modo di vivere più che una regola, perché l’obiettivo non è solo performare, ma sentirsi bene, avere energia e continuità.
Da Roma a Madrid: il coraggio del cambiamento.
Roma mi aveva dato tanto. Avevo costruito una carriera solida, lavoravo con atleti di alto livello e avevo raggiunto una posizione riconosciuta nel mio settore. Ma sentivo che era il momento di andare oltre, di uscire dalla zona di comfort e confrontarmi con un contesto internazionale più competitivo.
Madrid rappresentava la sfida perfetta. È la capitale mondiale del padel, un ambiente che vive di sport ogni giorno, dove si respira energia, ambizione e innovazione. Ho scelto di ricominciare, con la stessa curiosità e la stessa determinazione con cui avevo iniziato anni prima.
Qui ho trovato stimoli nuovi, collaborazioni importanti e una prospettiva più ampia sul mio lavoro. È una città che mi ha fatto crescere professionalmente ma anche umanamente. Mi ha ricordato che la vera evoluzione nasce dal cambiamento, e che per restare fedeli a se stessi bisogna avere il coraggio di rimettersi in gioco.