Reazioni avverse ai farmaci: allergie agli antibiotici, come riconoscerle

Reazioni avverse ai farmaci: allergie agli antibiotici, come riconoscerle

30 Gennaio 2023 Off Di La Redazione

Le allergie ai farmaci sono in molti casi autoriportate e questo succede in modo particolare per gli antibiotici. Nei Paesi ad alto reddito, a riferire un’allergia alla penicillina è il 5-15% dei pazienti, ma, nella maggior parte dei casi (> 95%), per questi pazienti eÌ altamente probabile che sia tollerata una nuova esposizione. La sovradiagnosi di allergie non è rara e tale situazione ha conseguenze importanti, comportando spesso l’uso non necessario di antibiotici alternativi. Ma quali sono segni e sintomi di allergia agli antibiotici? Quali le manifestazioni di minore entità che possono essere riferite ai farmacisti?

Allergia agli antibiotici: cosa è importante sapere

L’allergia agli antibiotici spesso eÌ sovradiagnosticata – anche se non va dimenticato che, pur essendo quelle gravi (es. shock anafilattico) rare, tali farmaci sono la causa più comune di reazioni immunologicamente mediate potenzialmente letali. La sovradiagnosi di allergia ha, comunque, conseguenze importanti, soprattutto perché l’erronea definizione di un paziente come allergico a un antibiotico spesso comporta l’uso non necessario di antibiotici alternativi. Alternative che possono essere meno efficaci per l’infezione da trattare e possono esporre il paziente ad altri effetti collaterali, a volte più tossici.
Per questo è di particolare importanza la diffusione di informazioni e buone pratiche e la preparazione degli operatori sanitari più a contatto con i pazienti. Al tema, non a caso, è dedicato un focus nel “Manuale antibiotici AWaRe”, l’edizione italiana curata da Aifa del volume dell’OMS presentata settimana scorsa, che contiene raccomandazioni per gli operatori sanitari – farmacisti inclusi – per promuovere la cultura di un utilizzo ottimale e parsimonioso degli antibiotici.

Sovradiagnosi: in quali antibiotici sono più frequenti e come ridurle

Come emerge dal Manuale, le allergie ai farmaci – specialmente per gli antibiotici – sono spesso autoriportate, e “nelle cartelle cliniche, i pazienti sono spesso definiti come allergici a determinati antibiotici (in particolare ai beta-lattamici e ai sulfamidici) sulla base di una storia di allergia non verificata, vaga, sconosciuta o datata (ad es. > 10 anni) riportata dal paziente, il più delle volte di eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi, questi pazienti non hanno una vera allergia all’antibiotico e possono tollerarlo in sicurezza. Anche perché, per quanto riportato dai pazienti esistono spesso spiegazioni alternative. Inoltre, è importante tenere presente che anche le vere allergie non sempre sono di lunga durata e possono diminuire o scomparire con il tempo (> 10 anni). Purtroppo, la maggior parte dei pazienti con una storia di allergia agli antibiotici non viene valutata per confermare l’esistenza (o la persistenza) dell’allergia.
In generale, gli antibiotici beta-lattamici sono tra i medicinali più efficaci e sicuri per molte infezioni ma sono anche quelli su cui è più frequente la sovradiagnosi di allergia. Evitare l’uso di questa classe, a meno che non sia chiaramente giustificato a causa di una grave allergia, espone il paziente al rischio di non ricevere un trattamento ottimale per la sua infezione.

Segni e sintomi: consigliato “un passaporto per le allergie” per il paziente

A ogni modo, segni e sintomi di allergia agli antibiotici possono variare in base alla gravitaÌ e possono andare da reazioni lievi gestibili in modo sicuro in ambito ambulatoriale con o senza necessitaÌ di trattamento sintomatico (es. antistaminici), a reazioni gravi che richiedono il ricovero in ospedale e anche il ricovero in terapia intensiva. Le reazioni immediate e ritardate possono essere gravi o non gravi.
Per quanto riguarda i sintomi gastrointestinali e il mal di testa non sono generalmente dovuti a una reazione allergica bensì a un’intolleranza all’antibiotico che può variare di intensità da persona a persona, oppure a un’infezione da Clostridioides difficile in caso di diarrea. La maggior parte delle reazioni allergiche agli antibiotici non sono gravi e spesso si presentano come lievi reazioni cutanee (più comunemente lievi eruzioni cutanee, orticaria e prurito) senza sintomi sistemici. Le reazioni gravi sono rare ma sono potenzialmente letali. Possono essere immediate o ritardate dopo la somministrazione dell’antibiotico.
In generale, si devono sospettare reazioni gravi immediate se c’eÌ coinvolgimento delle vie aeree, broncospasmo, respiro sibilante, angioedema (gonfiore del tessuto sottocutaneo con o senza orticaria) o anafilassi. Di solito, queste reazioni si sviluppano meno di 4 ore dopo l’assunzione dell’antibiotico.
Si devono invece sospettare reazioni gravi ritardate nei pazienti che hanno assunto un antibiotico e presentano sintomi cutanei gravi (es. un’eruzione cutanea dolorosa con vescicolazioni) e febbre, dolore articolare o segni di coinvolgimento d’organo (es. epatite). La trombocitopenia (bassa conta piastrinica), anemia emolitica (distruzione dei globuli rossi) e segni e sintomi di epatite o nefrite nei casi gravi sono indicativi di coinvolgimento d’organo. Di solito, queste reazioni si sviluppano più di 24 ore dopo l’assunzione dell’antibiotico.
Tutti i pazienti definiti allergici, a ogni modo, devono essere valutati attentamente e deve esserne determinato il livello di rischio di allergia agli antibiotici. I pazienti possono essere classificati in tre categorie di rischio per l’allergia agli antibiotici: rischio basso, moderato e alto. Il paziente deve essere istruito sugli eventuali antibiotici da evitare, e dovrebbe ricevere, se possibile, informazioni scritte, per esempio in un “passaporto per le allergie”.

 

 

 

 

 

Fonte: http://www.farmacista33.it/reazioni-avverse-ai-farmaci-allergie-agli-antibiotici-come-riconoscerle-ecco-cosa-bisogna-sapere/politica-e-sanita/news–63558.html?xrtd=SLLARTXCLXALPAPSLRLSLLR